Incursioni di droni negli aeroporti di Copenaghen e Oslo. L’UE: “La Russia sta testando i nostri confini”

Bruxelles – Ancora droni, ufficialmente non si sa se russi, dentro lo spazio aereo europeo. Questa volta ad essere colpiti sono stati gli aeroporti di Copenaghen e Oslo (quest’ultimo non fa parte dell’UE ma collabora in materia di difesa). Nella notte i due scali hanno chiuso il loro spazio aereo e lasciato a terra più di 50 aerei. Due droni hanno sorvolato l’aeroporto danese di Kastrup, che è rimasto chiuso dalle 20.30 all’1. In Norvegia, a Oslo, lo scalo ha sospeso le attività per poche ore a partire dalle 00.30 della notte scorsa, per una minaccia analoga.
La mano dietro a queste incursioni non è ancora chiara. Le parole della portavoce della Commissione europea, Anitta Hipper, non lasciano però dubbi su cosa si pensa a Bruxelles: “La Russia sta testando i nostri confini”, anche se poi ha smorzato i toni aggiungendo che “le indagini sono in corso”.
L’Unione, per far fronte a questa crescete insidia, cerca di compattarsi intorno alla proposta di un muro di droni. Se ne parlerà nell’incontro di venerdì tra la Commissione europea, otto Paesi membri (Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia, Danimarica, Polonia, Romania, Bulgaria) e l’Ucraina.
Footage published earlier tonight by Norwegian state media, claiming to show one of the large, unidentified drones that shutdown Copenhagen Airport in Denmark for several hours on Monday. pic.twitter.com/IeosEuRd7n
— OSINTdefender (@sentdefender) September 23, 2025
Certo, non paiono casuali le numerose incursioni nello spazio aereo dell’Unione delle ultime settimane. Quelle avvenute ieri, secondo le prime ricostruzioni, potrebbero essere partite dal mare lanciate da delle imbarcazioni. Il sospetto è questo, visto che i velivoli sembrano non aver sorvolato il Baltico prima dell’arrivo all’aeroporto danese. I due droni, poi, non sono stati abbattuti, ma sono scomparsi autonomamente dopo aver minacciato l’aeroporto. La polizia, in virtù di queste prime ricostruzioni, ha descritto gli ignoti artefici come persone “competenti”.
La prima a essere colpita da incursioni di questo tipo è stata la Polonia: l’ingresso di una ventina di velivoli guidati, nel cielo polacco aveva dato inizio all’escalation. A esprimere la contrarietà di Varsavia nei confronti di Mosca ci ha pensato il ministro degli Esteri, Radosław Sikorski, durante l’Assemblea delle Nazioni Unite.
“Sappiamo perfettamente che non vi importa nulla del diritto internazionale – ha sentenziato il ministro – e che siete fondamentalmente incapaci di convivere pacificamente con i vostri vicini. L’epoca degli imperi è finita e il vostro non tornerà mai! Ogni colpo inferto a voi dai soldati ucraini — che Dio li benedica — avvicina quel giorno”. Il primo ministro polacco, Donald Tusk, aveva già avvertito: “Abbatteremo velivoli sospetti se entreranno nel nostro spazio aereo”. Toni da guerra già iniziata.
‼️ “We know perfectly well that you don’t give a damn about international law and are fundamentally incapable of peaceful coexistence with your neighbors. Your radical nationalism is an uncontrollable thirst for domination — the most terrible form of chauvinism. This will not… pic.twitter.com/B7OsTo5fdN
— Visioner (@visionergeo) September 22, 2025
Il sospetto è ormai quello che la serie di crisi che si stanno avendo in giro per l’Europa abbia una matrice comune. A metterle in fila ci ha pensato la premier danese, Mette Frederiksen: “Non posso escludere che si tratti della Russia. Abbiamo visto droni sopra la Polonia, attività in Romania, violazioni dello spazio aereo estone, attacchi hacker contro aeroporti europei”. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, non ha tardato a farsi sentire, definendo i sospetti danesi come “infondati”.
Dalle parti di Bruxelles, per contrastare la minaccia, si pensa a un muro di droni. La Commissione, con ogni probabilità, si impegnerà a finanziare l’iniziativa dando denaro ai paesi confinanti con la Russia. Di questo si parlerà nel briefing di venerdì tra sette Paesi UE più l’Ucraina e Ursula von der Leyen. Resta però da comprendere quanto rapido sarà l’intervento dell’Unione. Ad ascoltare il portavoce della Commissione europea, Thomas Regnier, “le riflessioni sono ancora in corso”, anche se la speranza è quella di “agire velocemente, rapidamente”. Quando però gli è stato chiesto come sarà effettivamente strutturato il progetto, la determinazione è venuta meno: “Non è una conferenza tecnica”.
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