Bocciofila San Sebastiano, dove Venezia sfugge ai luoghi comuni

Settembre 20, 2025 - 18:30
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Bocciofila San Sebastiano, dove Venezia sfugge ai luoghi comuni

Che cosa c’entra una bocciofila con l’attivismo civico? E perché VITA ha scelto proprio una bocciofila per presentare il suo numero dedicato a Venezia? Per rispondere a queste due domande bisogna addentrarsi in uno dei centri storici più fotografati d’Italia, raggiungere il sestiere di Dorsoduro e arrivare fino ai campi di bocce coperti di San Sebastiano. Quello che un tempo era un convento, poi rimasto abbandonato, oggi è un interessantissimo territorio di incontro, lo specchio perfetto della città che abbiamo voluto raccontare nel magazine.

Venezia, non più Serenissima prende il via da una ricerca scientifica inedita realizzata da Alessia Zabatino ed Elena Ostanel dell’università Iuav. In questo ritratto sorprendente (si legge qui), emerge una città alle prese con gli stessi problemi che di solito associamo alle aree interne o ai piccoli comuni in via di spopolamento: riduzione degli abitanti e rarefazione dei servizi essenziali. Sembra impossibile che lo stesso circolo vizioso riguardi la città in cui tutti vogliono essere. Eppure, basta far parlare i dati per cogliere l’entità di un fenomeno che interseca le tensioni generate dall’overtourism. Oltre i nodi da sciogliere e le ferite aperte, però, c’è un altro sguardo per raccontare Venezia. È quello di chi rimane e la sceglie generando un alto tasso di attivismo civico. È proprio qui che entra in gioco la bocciofila San Sebastiano, una delle 75 esperienze che sul numero abbiamo raccolto e sistematizzato in una mappa per raccontare una laguna irresistibile e resistente.

Spazi che si aprono alla comunità

Una bocciofila può essere considerata un laboratorio di cittadinanza attiva? Per Enrico Bettinello, curatore, docente e critico, membro del direttivo della bocciofila San Sebastiano, lo è a tutti gli effetti. «Una bocciofila è uno spazio che mette in relazione le cittadine e i cittadini attorno a uno stare insieme che è potenzialmente inclusivo e transgenerazionale», spiega.

«È qualcosa che deriva dalla natura ibrida, anfibia, delle bocce. Sono un gioco antichissimo, che diventano uno sport e poi, durante il fascismo, vengono “declassate” ad attività ricreativa, una decisione che ne decreta una capillare diffusione e popolarità. Infine, tornano progressivamente dopo la guerra a una più organica sistemazione all’interno del Coni. Questo fa sì che i luoghi in cui si gioca siano anche spazi che si aprono alla comunità e che consentano una riflessione non banale sull’idea stessa di cittadinanza. In un sistema sociale in cui si rischia di confrontarsi spesso con persone simili a noi anagraficamente, culturalmente, politicamente, gli spazi di una bocciofila si rivelano un interessantissimo terreno di incontro tra storie e visioni differenti, in cui si presenta l’opportunità di relazionarsi per un bene comune».

Salvaguardare una ricchezza sociale

La bocciofila San Sebastiano ha una storia affascinante: tra le più antiche d’Italia, è una delle ultime ancora attive a Venezia. «Fondata tra il 1899 e il 1900, l’associazione aveva la propria sede inizialmente a San Pantalon, poi si è spostata in calle dell’Avogaria negli spazi dell’osteria “Da Carmela”, su iniziativa dei frequentatori», racconta Bettinello. «A inizio anni ’80 il comune ha concesso gli spazi attuali, dove sorgeva un convento con un grande orto che ora è gestito dal comune e dato in affidamento a cittadine e cittadini over65. Alcuni soci hanno materialmente costruito il circolo, che è stato inaugurato nell’84 e poi in un secondo tempo è stato potenziato con la copertura dei campi».

Per comprendere il perché abbia resistito al declino che hanno conosciuto realtà simili, bisogna partire dalla posizione della bocciofila: «È nel cuore della vita veneziana, vicina a importanti sedi universitarie, al popolare campo Santa Margherita e alla vivace zona di Santa Marta, sebbene possa rimanere un po’ “nascosta” a chi non la conosce. Proprio la posizione», aggiunge Bettinello, «unita alla oggettiva bellezza degli spazi e alla vivacità dei soci storici, ha fatto sì che cittadine e cittadini diversi ci abbiano messo “la testa dentro” negli ultimi anni. Magari mentre si aspetta che un figlio finisca l’allenamento di basket nella palestra adiacente, magari perché si ha voglia di leggere un libro tranquilli o fare due chiacchiere. Quel che conta è che, alla morte dello storico presidente, con un gruppo di persone amiche abbiamo pensato di salvaguardare questa ricchezza sociale e tradizionale».

Enrico Bettinello. [Fotografia di Radoslaw Kazmierczak]

Una comunità eterogenea e inclusiva

Oggi rendono possibile l’apertura della bocciofila alcuni soci storici, uniti a persone che si sono associate più recentemente, che vivono la bocciofila e ne permettono una quotidiana attività, dal bar ai campi da gioco alla semplice convivialità. «La composizione di questa comunità è interessante», riflette Bettinello, «perché ci sono persone anziane, studenti, professionisti, genitori con bambini, persone con disabilità che imparano a giocare a bocce, un po’ tutte le fasce di età direi, così come è interessante l’attraversamento che queste persone fanno degli spazi, magari gli anziani la mattina, mentre chi lavora arriva nel tardo pomeriggio. Poi ovviamente ci sono i giocatori professionisti, che animano le corsie insieme a quelli amatoriali. Di base è uno spazio aperto a chi lo vuole vivere prendendosene cura».

C’è una connessione molto forte tra la bocciofila e la cultura. Esiste un legame tra questo spazio e una casa editrice, si chiama Wetlands Book, un’impresa sociale non profit che si concentra sui temi della sostenibilità sociale e ambientale a partire dall’ecosistema della laguna (e non solo). «Sin dall’inizio abbiamo immaginato che gli spazi della bocciofila potessero accogliere momenti di presentazione, dibattito, confronto su temi sociali e culturali. Il rapporto con Wetlands è uno di questi momenti, importante, intrecciato anche a una riflessione sul cibo che si fa con Tocia – cucina e comunità, ma anche con l’iniziativa Saòr del comune, con le università e con tante altre realtà che si sentono qui accolte e stimolate a trovare nuove forme di immaginazione della cittadinanza».

Una città che sfugge ai luoghi comuni

Che cosa rappresenta nella Venezia di oggi un luogo di ritrovo come la bocciofila San Sebastiano? «Da un lato è la prova che la città è viva e può sfuggire ai luoghi comuni di uno storytelling parziale e alienante: quello che la identifica soltanto come la città del “tour di bàcari” o degli addii al celibato/nubilato, quello che “Ah si deve pagare per entrare” e quello che la identifica soltanto con le pur straordinarie eccellenze storico/architettoniche. Qui c’è un tessuto sociale e culturale radicato e significativo. Dall’altro lato, è anche la possibilità di sperimentare un’idea di bene comune che può essere poi trasferita anche ad altri ambiti civici».

Uno dei campi coperti della bocciofila San Sebastiano.


«Abbiamo scelto di viverla davvero Venezia»

Quando si parla di Venezia dal punto di vista di chi la abita, c’è chi parla di amore e odio, chi la definisce una forma di resistenza, altri ancora usano “restanza”, una parola associata di solito alle aree
interne e ai luoghi marginali. Bettinello pensa che «così come davanti a una bocciofila che sta declinando si può passare e tirare dritto o mettere dentro la testa e dire “me ne prendo cura”, vivere a Venezia significa potersi prendere cura di un luogo che è pietra ma anche laguna, quindi in perenne relazione tra uomo e natura, in continua trasformazione. Questo è un luogo dove conta quello che fai e che condividi e dove possiamo vivere quotidianamente non solo una bellezza sempre stupefacente, ma anche alcune delle principali sfide globali, quelle del cambiamento climatico, quelle dell’overtourism, quelle dello spopolamento».

Di fronte a quel bivio (prendersi cura o tirare dritto), «abbiamo scelto di viverla davvero Venezia, non so se è un’espressione molto originale, ma è quello che facciamo».

Presenteremo il nuovo numero di VITA mercoledì 24 settembre alle 18,30 alla Bocciofila San Sebastiano nel sestiere Dorsoduro a Venezia. Un dialogo aperto con le persone a cui abbiamo dato voce nel magazine.

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Le fotografie sono state fornite dalla bocciofila San Sebastiano

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