I capi delle Chiese esortano le autorità israeliane a reprimere gli attacchi contro i cristiani

Taybeh è l’ultima città interamente cristiana della Terra Santa. Nelle ultime settimane, gruppi di coloni ebrei radicali hanno molestato la comunità e attaccato i suoi luoghi simbolo, tentando anche di incendiare la storica chiesa di San Giorgio.
Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha raccolto le dichiarazioni del parroco di rito latino di Taybeh, padre Bashar Fawadleh. «Siamo rimasti molto sorpresi quando più di dieci coloni armati hanno attaccato la chiesa sacra e importante di San Giorgio, o Al-Khadr, come la chiamiamo in arabo. Hanno appiccato un incendio accanto alla chiesa, che risale al V secolo, e dietro il cimitero. Siamo rimasti scioccati, ma più di 20 giovani si sono precipitati con me sul posto e sono riusciti a spegnere il fuoco, mentre loro [gli autori] se ne stavano lì a guardare». Il sacerdote ha aggiunto: «Hanno anche bloccato alcune strade con le loro auto, impedendoci di utilizzarle, mentre quelle principali, di accesso e uscita da Taybeh, continuano ad essere interdette dai posti di blocco dell’esercito e dalle barriere».
Questi incidenti hanno fatto seguito ad attacchi simili avvenuti nel vicino villaggio musulmano di Kafr Malik, che hanno causato la morte di tre giovani palestinesi. Per spiegare le loro motivazioni, i coloni hanno recentemente eretto un cartellone rivolto agli abitanti di Taybeh con la scritta “Qui non c’è futuro per voi”.
Le autorità sono state coinvolte. «Abbiamo chiamato due volte il centro di coordinamento tra il governo palestinese e quello israeliano, hanno detto che stavano arrivando, ma non sono mai venuti. Non ci hanno protetto, non hanno fermato i coloni, e questo perché li proteggono, perché molti soldati provengono dalle comunità dei coloni e sono incoraggiati dagli elementi fanatici del governo», ha spiegato padre Bashar.
In una dichiarazione rilasciata lunedì 14 luglio, dopo una visita dei capi della Chiesa greco-ortodossa, di quella greco-melchita e del Patriarca latino di Gerusalemme, i leader ecclesiastici hanno chiesto all’unisono che «questi radicali siano ritenuti responsabili dalle autorità israeliane, che facilitano e consentono la loro presenza nei dintorni di Taybeh. Anche in tempo di guerra, i luoghi sacri devono essere protetti. Chiediamo un’indagine immediata e trasparente per chiarire perché la polizia israeliana non ha risposto alle chiamate di emergenza della comunità locale e perché queste azioni riprovevoli continuano a rimanere impunite. Gli attacchi perpetrati dai coloni contro la nostra comunità, che vive in pace, devono cessare, sia qui a Taybeh sia in altre località della Cisgiordania. Si tratta chiaramente di attacchi sistematici contro i cristiani». I capi delle Chiese hanno chiesto «ai diplomatici, ai politici e ai funzionari ecclesiastici di tutto il mondo di elevare una voce [a favore dei membri della] comunità ecumenica di Taybeh, affinché la loro presenza possa essere garantita e possano vivere in pace, praticare liberamente il loro culto, coltivare i campi senza pericoli e vivere in una pace che sembra essere troppo lontana».
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