Il fondatore di Shazam: “L’IA è il sistema operativo del decennio, i dati la vostra miniera d’oro”

Ottobre 13, 2025 - 20:30
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Il fondatore di Shazam: “L’IA è il sistema operativo del decennio, i dati la vostra miniera d’oro”

AI PER L’INDUSTRIA

Il fondatore di Shazam: “L’IA è il sistema operativo del decennio, i dati la vostra miniera d’oro”



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Dhiraj Mukherjee, co-fondatore di Shazam, usa la storia della sua azienda per spiegare l’impatto dell’IA sull’industria. Definisce l’AI “il sistema operativo del decennio” e i dati “una miniera d’oro”, illustrando con esempi concreti come le imprese possano sfruttarli per la competitività.

Pubblicato il 13 ott 2025



fondatore shazam

Ci sono voluti dieci anni perché Shazam, l’applicazione capace di riconoscere una canzone da un frammento audio, diventasse un’impresa sostenibile. Un decennio trascorso sull’orlo del fallimento, non per una tecnologia debole, ma perché l’ecosistema circostante non era pronto. Questa storia, raccontata in prima persona dal co-fondatore Dhiraj Mukherjee in occasione dell’assemblea di Assolombarda, è una potente metafora per comprendere la fase che l’industria sta vivendo oggi con l’intelligenza artificiale generativa.

“L’IA è una tecnologia tradizionale, la prima conferenza si tenne nel 1956” ha spiegato Mukherjee dal palco di un evento dedicato al futuro dell’industria. “Ma solo negli ultimi due anni abbiamo assistito a una reale trasformazione. Siamo davanti a un punto di flessione, simile a quello che l’iPhone rappresentò per noi”.

Una lezione sulla tecnologia e sul tempo

La genesi di Shazam risale al 2000, un’era tecnologica fa. I telefoni cellulari non erano “smart”, l’accesso a internet in mobilità era un miraggio e gli app store non esistevano. L’idea di identificare la musica tramite un telefono era visionaria. “Sviluppammo una tecnologia basata sull’elaborazione del segnale digitale (DSP) grazie a un genio della Stanford University” ha ricordato Mukherjee. Il primo servizio funzionava componendo un numero di telefono: l’utente faceva ascoltare il brano e riceveva un SMS con il titolo. Un meccanismo brillante ma macchinoso, che faticava a trovare un modello di business. “Abbiamo provato a vendere CD, poi suonerie, ma le persone scaricavano musica gratuitamente”.

La prima svolta arrivò con iTunes di Steve Jobs, che introdusse il concetto di acquistare una singola canzone. “La nostra partnership con Apple fu produttiva: le persone identificavano un brano e potevano comprarlo”. Tuttavia, il vero cambiamento epocale avvenne nel 2008 con il lancio dell’iPhone e del suo App Store. Shazam divenne un’applicazione. “Per la prima volta, passammo da essere una piccola azienda del Regno Unito a un marchio globale”.

La crescita divenne esponenziale: se per raggiungere il primo miliardo di utilizzi ci vollero dieci anni, il secondo miliardo ne richiese appena uno e il successivo solo due mesi. La storia si è conclusa nel 2018 con l’acquisizione da parte di Apple, che ha integrato la tecnologia nel suo sistema operativo. La lezione è che una tecnologia, per quanto potente, può esprimere il suo potenziale solo quando l’infrastruttura e il mercato raggiungono la giusta maturità.

L’intelligenza artificiale come nuovo sistema operativo industriale

Mukherjee, oggi investitore in startup tecnologiche e tra i primi a credere in OpenAI, traccia un parallelo diretto con l’attuale ondata di intelligenza artificiale. “Ricordo esattamente quando, nel dicembre 2022, provai ChatGPT per la prima volta. Si accese una lampadina, perché le opportunità sono quasi magiche”.

Secondo Mukherjee, l’IA non è solo un semplice strumento, ma “il sistema operativo di questo decennio e probabilmente oltre”. Una tecnologia fondamentale destinata a rimodellare ogni settore, ridefinire le professioni e trasformare i processi aziendali.

Il fulcro di questa rivoluzione, ha sottolineato rivolgendosi alla platea di imprenditori lombardi, risiede nei dati. “Avete una miniera d’oro nei dati delle vostre aziende, di questa regione, di questa associazione. Il potere di aggregare queste informazioni per prendere decisioni migliori è immenso”. L’iniziativa di ripensare l’industria, secondo Mukherjee, va al cuore della competitività futura: la capacità di sfruttare i dati attraverso le tecnologie emergenti per ottenere nuovi insight.

Dalla supply chain al pricing: le applicazioni concrete

Per rendere tangibile il potenziale dell’IA, Mukherjee ha condiviso tre esempi concreti dal suo portafoglio di investimenti, che toccano da vicino il mondo manifatturiero e industriale. Il primo caso è Auto/MATE, una società che applica l’intelligenza artificiale alla catena di fornitura del settore automotive, in particolare nel mercato dell’after-sales e dei ricambi. “Stanno usando l’IA per aiutare la rete di concessionari a gestire le scorte e ad anticipare la domanda, evitando sia l’eccesso di magazzino sia le rotture di stock”. Questo migliora l’esperienza del cliente e l’efficienza economica.

Il secondo esempio è l’azienda tedesca CNC24, attiva nella manifattura di precisione. Ha creato un network europeo di fornitori preselezionati per servizi come la fresatura di precisione o la stampa 3D. L’IA governa questo ecosistema, consentendo alle aziende clienti di accedere in modo molto più agile e rapido ai componenti di cui hanno bisogno.

E poi Bionics, che utilizza l’IA per la gestione della revenue generation. Permette di simulare l’impatto di variazioni di prezzo o di prodotto creando “gemelli digitali” basati sui dati dei consumatori e dell’azienda. “I brand possono testare diverse strategie e ricevere feedback in tempo reale sul possibile impatto sui ricavi, senza rischiare di danneggiare il proprio marchio sul mercato reale”.

Il talento è la nuova tecnologia

L’implementazione di questi strumenti richiede un cambio di paradigma culturale e di leadership. Mukherjee ha insistito su un punto: la tecnologia da sola non basta. Serve una simbiosi con il capitale umano. “Questi sono strumenti che crescono nelle vostre mani. Man mano che li usate, impareranno a conoscere voi e il vostro business”. Ha coniato due concetti speculari: “La tecnologia è talento”, perché l’IA permette ai team di essere molto più produttivi e creativi; e “Il talento è tecnologia”, perché saranno sempre più gli esseri umani a guidare agenti di IA che lavoreranno per conto delle aziende.

Questo scenario impone una trasformazione personale ai leader. “Come imprenditori, dobbiamo prima trasformare noi stessi per poter trasformare le nostre organizzazioni”. Significa accettare di non avere tutte le risposte, proprio come i pionieri di questa tecnologia. “Ho sentito Sam Altman dire ‘non lo so’ circa dieci volte in un’intervista. Perché questa è la frontiera della scienza. Stiamo tutti imparando mentre procediamo”.

L’unica via per governare questa incertezza è agire, sperimentare, iniziare il viaggio. “Il modo migliore per predire il futuro è essere parte di coloro che lo creano. Oggi avete l’opportunità di creare il futuro, qui”. Un invito a non restare spettatori, ma a diventare protagonisti attivi di una trasformazione che, proprio come Shazam, premierà chi saprà unire visione tecnologica e tempismo di mercato.

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