Con “Una citta’ come tante”, Dario Bonelli racconta di una storia d’amore finita. Il protagonista non ama più quella persona da anni, ma ogni cosa nella città, le luci, i luoghi, le abitudini continua a riportarlo a lei.
Dentro di lui risuona sempre la stessa domanda: “Pensi ancora a me?”
Non è una domanda che cerca davvero una risposta, ma una conferma emotiva: il desiderio di non sentirsi completamente dimenticato.
Ma il brano nasconde un significato più profondo, racchiuso nella
frase chiave: “E che la vita è bella solo quando non sei tu.”
La frase parla del protagonista e del suo modo di affrontare o evitare il dolore.
La frase significa: la vita sembra bella solo quando non sono me stesso,
quando recito, quando fingo, quando indosso quella maschera che la società oggi sembra richiedere.
Per sembrare felici bisogna apparire forti, sempre in ordine. Insomma, la vita è più sopportabile solo se interpreti un ruolo. Quando indossa una maschera, sembra che la vita funzioni meglio.
Viviamo in un’epoca in cui essere se stessi non basta più: bisogna mostrarsi felici, solidi, perfetti. La felicità diventa un costume, non uno stato reale. Il protagonista lo ha capito subito dopo la fine del rapporto. La canzone è stata realizzata presso lo studio di registrazione Rocket Hack Record (Etichetta: ParoleSuoni / Radio Rossa Records).
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