Il movimento trumpiano si divide su quanto sia fico Hitler

Dicembre 23, 2025 - 07:29
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Il movimento trumpiano si divide su quanto sia fico Hitler

Il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, non ha voluto schierarsi nell’aspra contesa che sta spaccando il movimento trumpiano, quella tra i nazionalpopulisti classici, diciamo così, e la corrente più radicale, cioè apertamente nazista, che si riconosce in figure come Candace Owens, podcaster e diffonditrice seriale di teorie della cospirazione come la tesi secondo cui dietro la morte di Charlie Kirk ci sarebbe Israele, o Nick Fuentes, uno che non esita a dire pubblicamente di considerare Hitler «cool» (quando ero giovane si sarebbe detto «un fico», scegliete voi la traduzione più aggiornata).

La differenza, vorrei sottolineare, sta proprio in quell’«apertamente», perché una spiccata simpatia per parole d’ordine e movimenti neonazisti, tipo i famigerati Proud Boys, Donald Trump non l’ha mai nascosta, a cominciare da quando, nel 2017, dopo che un militante di estrema destra aveva ucciso una manifestante antifascista a Charlottesville, aveva detto di vedere brave persone «da entrambe le parti». Cioè tra i nazisti che sfilavano con le svastiche cantando «gli ebrei non ci rimpiazzeranno» (sempre quella vecchia storia della «sostituzione etnica», per chi non avesse ancora capito) e gli antifascisti che li contestavano.

E ora indovinate, nel suo secondo mandato, quale organizzazione ha messo fuori legge Trump, giusto in nome della lotta all’antisemitismo? «Antifa», ovviamente. E questo sarebbe l’uomo definito da Benjamin Netanyahu il più grande amico che Israele abbia mai avuto (ma la verità è che è semplicemente il più grande amico che abbia mai avuto Netanyahu, probabilmente perché è anche l’unico, sicuramente perché è la sua anima gemella).

In ogni caso, intervenendo domenica alla conferenza di Turning point, l’organizzazione fondata da Kirk, anche Vance ha voluto riconoscere le ragioni di entrambe le parti, quelli che criticavano i nazisti da un lato, e i nazisti dall’altro. «Quando dico che combatterò al vostro fianco, intendo tutti voi, ognuno di voi», ha detto. «Il presidente Trump non ha creato la più grande coalizione della politica americana sottoponendo i suoi sostenitori a infiniti e controproducenti test di purezza».

Ma non c’è motivo di stupirsi. Se per un posto da vicepresidente Vance non ha esitato a schierarsi con quello che ai tempi del primo mandato definiva «l’Hitler americano», si capisce che per il posto da presidente nel 2028 sia disponibilissimo ad abbracciare anche l’originale tedesco. Resta da capire cosa faranno politici e giornalisti che nel corso di questi mesi hanno tentato di importare forma e sostanza della campagna trumpiana anche qui in Italia, se sostituiranno la maglietta di Charlie Kirk direttamente con quella di Adolf Hitler, magari mentre continuano a tuonare contro l’antisemitismo della sinistra, o se si limiteranno a fare i vaghi, cercando alla svelta qualche altro modello per le loro irresistibili imitazioni.

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