Gli Stati Uniti sono diventati un Paese sempre meno attrattivo per i turisti

L’America che ospiterà il Mondiale del 2026 potrebbe vedere i tuoi ultimi cinque anni di vita online prima ancora di lasciarti entrare nel Paese. Prima del biglietto aereo, del passaporto e dell’assicurazione viaggio, al centro del nuovo controllo di frontiera ci sarà forse il profilo digitale dei turisti: account social, email, numeri di telefono, foto e persino i dati biometrici più sensibili. La proposta non è stata ancora approvata definitivamente, ma il segnale al resto del mondo è già arrivato: gli Stati Uniti non sono più un paese semplice da visitare. Un tempo l’America era il sogno degli uomini liberi, la terra dove perdersi sulla Route 66 per ritrovare sé stessi, lontano da ogni tirannia; con Donald Trump l’antifona è cambiata, e da land of the free a land of the feed, il passo è breve. E chi non ha un passato digitale impeccabile rischia di fare la fine di Mads Mikkelsen, il turista norvegese di ventun anni a cui a giugno è stato negato l’ingresso perché sul telefono aveva salvato un meme sul vicepresidente JD Vance.
Tutto è nato dalla proposta dell’agenzia federale U.S. Customs and Border Protection di rivedere completamente l’Electronic System for Travel Authorization (Esta), il sistema che consente ai cittadini di diversi Stati di entrare negli Stati Uniti senza visto per brevi soggiorni. Finora la sezione dedicata ai profili social era rimasta un campo facoltativo, spesso ignorato dai viaggiatori. Con le nuove regole diventerebbe obbligatoria e molto più estesa: ogni richiedente dovrebbe elencare tutti gli account utilizzati negli ultimi cinque anni sulle principali piattaforme, così da consentire alle autorità di associare identità anagrafiche e identità digitali in un archivio unico.
La stretta non riguarda soltanto i social. L’agenzia vuole introdurre una categoria di informazioni definita come high value data, cioè dati ritenuti essenziali per le verifiche di sicurezza. Rientrano in questa categoria tutti i numeri di telefono usati negli ultimi cinque anni, tutte le email utilizzate negli ultimi dieci, gli indirizzi di residenza attuali e precedenti, i contatti di genitori, coniugi e figli, i recapiti di lavoro e una serie di informazioni tecniche, come gli indirizzi IP e i metadati associati alle fotografie caricate durante la procedura. Per chi non ricorda neanche il numero di cellulare della moglie l’impresa sembra titanica.
Potrebbe essere ampliata anche la raccolta dei dati biometrici. Nella bozza di modifica si prevede la possibilità di acquisire non solo il volto e le impronte digitali, ma anche il DNA e la scansione dell’iride quando la tecnologia negli aeroporti lo consentirà. L’intera procedura dell’Esta potrebbe essere su un’applicazione mobile, che richiederebbe il caricamento di un autoritratto da confrontare con la foto del passaporto e con le immagini registrate ai varchi di frontiera. Il controllo non si limiterebbe dunque alla fase preliminare, ma proseguirebbe durante il viaggio, grazie ai sistemi di riconoscimento facciale installati negli scali. L’Office of Management and Budget ha aperto una finestra di sessanta giorni per rivedere la proposta, e solo dopo questa fase il Dipartimento per la Sicurezza interna potrà approvare la versione finale e introdurla gradualmente.
Ma mentre Washington rafforza i controlli d’ingresso, il resto del mondo decide di viaggiare verso altre mete. Il 2025 ha segnato una brusca frenata per il turismo internazionale verso gli Stati Uniti. Il Congressional Research Service ha registrato un calo degli arrivi già nei primi mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2024, segno che la ripresa post-pandemia si è incrinata più rapidamente del previsto. A confermare questo peggioramento è arrivata Tourism Economics, la società di analisi che fornisce previsioni e modelli economici per governi e grandi operatori del settore, che ha completamente ribaltato le proprie stime: alla crescita del 9 per cento attesa fino all’anno precedente si è sostituita una contrazione di oltre l’8 per cento degli arrivi internazionali. La spesa dei visitatori dall’estero è diminuita di oltre il 4 per cento, con una perdita superiore agli 8 miliardi di dollari. E la spesa internazionale nel 2025 è prevista ancora significativamente sotto il picco pre-Covid.
Il quadro è aggravato dall’analisi del World Travel & Tourism Council, secondo cui gli Stati Uniti saranno l’unico grande mercato turistico al mondo con una spesa dei visitatori internazionali in diminuzione: da 181 miliardi del 2024 a meno di 169 miliardi del 2025: una perdita di 12,5 miliardi di dollari. Restano più di un quinto sotto la soglia del 2019, mentre Europa, Medio Oriente e molte economie asiatiche hanno superato o stanno superando i livelli pre-pandemia.
Una parte della responsabilità è legata anche ai costi. L’inflazione nel settore alberghiero e nei voli rende gli Stati Uniti una destinazione costosa, e il dollaro forte amplifica il problema soprattutto in vista del Mondiale di calcio del 2026, il primo a 48 squadre. Undici grandi città statunitensi ospiteranno la maggior parte delle partite, da New York a Los Angeles, passando per Dallas, Miami, Atlanta e Seattle e i prezzi degli alberghi iniziano già a salire.
Secondo un’analisi del New York Times, in media sono aumentati del 328 per cento subito dopo la pubblicazione del calendario del Mondiale. A New York e New Jersey, attorno al MetLife Stadium, una stanza che a fine maggio costava meno di 300 dollari viene ora proposta per più di 1.500 dollari a notte, mentre per le notti della finale alcune strutture hanno superato i 3.000 dollari. Houston ha registrato aumenti medi del 457 per cento, Kansas City del 364 per cento, Atlanta del 344 per cento, Seattle del 468 per cento. E Los Angeles ha raggiunto incrementi superiori al 200 per cento per molte strutture vicino al SoFi Stadium.
Se l’Esta diventerà un processo più lungo e invasivo questo rischierà di pesare ulteriormente sulle scelte dei tifosi stranieri: chi viaggia con budget limitati potrebbe preferire seguire le partite in Canada o in Messico, dove i prezzi sono più variabili e l’accesso resta più semplice.
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