In 100 anni abbiamo già perso oltre il 90% degli elefanti africani

Agosto 12, 2025 - 12:30
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In 100 anni abbiamo già perso oltre il 90% degli elefanti africani

Il 12 agosto si celebra la Giornata mondiale dell’elefante (World elephant day), che nel 2025 ha come tema “Matriarche e Memorie”, un richiamo al ruolo cruciale delle femmine adulte ed esperte nella leadership dei branchi. Sono loro a guidare il gruppo, decidere dove reperire acqua e cibo e come reagire ai pericoli, custodendo la memoria collettiva della mandria.

Per il Wwf, la ricorrenza è anche un’occasione per lanciare l’allarme sullo stato di conservazione delle due specie di elefante e promuovere azioni contro bracconaggio, commercio di avorio, perdita di habitat e conflitti con l’uomo, ricordando il ruolo chiave che questi animali svolgono negli ecosistemi e il loro valore culturale.

L’elefante asiatico: una specie ridotta al 5% del suo areale storico

In otto Paesi del sud-est asiatico e in Cina (Cambogia, Cina, Laos, Indonesia, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam) sopravvivono oggi appena 8.000-11.000 elefanti asiatici in natura. La loro presenza si limita al 5% dell’areale storico. Questi “ingegneri dell’ecosistema e giardinieri della foresta” disperdono semi e nutrienti, creano sentieri nelle foreste e persino piccole pozze nelle loro impronte, habitat preziosi per altri organismi.

Le principali minacce restano la perdita e la frammentazione degli habitat, i conflitti con l’uomo e il bracconaggio, che in alcuni Paesi hanno ridotto la popolazione a poche centinaia di individui. Studi recenti in Asia indicano che la coesistenza è un fattore chiave per la loro sopravvivenza.

In India, dove vive la più grande popolazione di elefanti asiatici (25.000-30.000 individui, quasi due terzi del totale mondiale), la gestione si basa su un solido quadro istituzionale, politico e giuridico, rafforzato da una forte volontà politica e da una profonda affinità culturale con gli elefanti, che favorisce tolleranza e sostegno agli sforzi di conservazione. Tra il 2009 e il 2020 lo Stato ha speso in media 4,79 milioni di dollari l’anno per indennizzare i danni provocati dai pachidermi.

In Thailandia, dove gli elefanti si spingono spesso fuori dalle aree protette, le soluzioni individuate includono la creazione di aree di conservazione, sistemi di compensazione, gruppi di monitoraggio locali e maggiore potere alle autorità territoriali.

In Malesia, un test condotto al Centro nazionale per la conservazione degli elefanti di Kuala Gandah ha sperimentato l’uso di suoni minacciosi per scoraggiare i pachidermi dall’avvicinarsi ai campi: il ruggito di tigre ha provocato la reazione più forte (33%), seguito dal ronzio delle api (23%).

Elefanti africani: un crollo del 90% in un secolo

Nel continente africano, gli elefanti sono passati dai circa 12 milioni di un secolo fa ai 415.000 attuali. L’elefante di savana (Loxodonta africana) è classificato “in pericolo”, quello di foresta (Loxodonta cyclotis) “in pericolo critico”. Il bracconaggio per l’avorio è ancora la principale minaccia: si stima vengano uccisi 20.000 esemplari l’anno. A questo si aggiungono i conflitti con le comunità locali, in crescita a causa della deforestazione, della scarsità di cibo e acqua.

Il Wwf è attivo da oltre 30 anni in Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo e Gabon, con azioni di mitigazione dei conflitti uomo-elefante, programmi di antibracconaggio, sostegno alle comunità locali e educazione ambientale.

Nel territorio del Tridom (Gabon, Camerun, Repubblica del Congo), il progetto “Una foresta per gli elefanti” combina fototrappole, analisi genetiche, tagging, pattugliamenti e formazione delle guardie con interventi per favorire la convivenza. Il nuovo approccio Safe punta a cinque obiettivi misurabili: sicurezza per le persone e per la fauna, protezione delle proprietà e dell’habitat, monitoraggio efficace.

Uno studio tra Kenya e Tanzania ha mostrato che il valore culturale attribuito agli elefanti aumenta la propensione a proteggerli, mentre i danni subiti alimentano opinioni negative. Ecco dunque perché, secondo il Wwf, migliorare la convivenza richiede di rafforzare i legami culturali, investire nel benessere delle comunità e adottare strategie inclusive per la fauna selvatica.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia