Iraq. Droni, petrolio e il fragile compromesso tra Baghdad ed Erbil

Lug 21, 2025 - 14:00
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Iraq. Droni, petrolio e il fragile compromesso tra Baghdad ed Erbil

di Giuseppe Gagliano

Dopo due anni di stallo, il governo federale iracheno e l’amministrazione autonoma del Kurdistan hanno raggiunto un’intesa per riprendere le esportazioni di petrolio verso la Turchia. La riapertura dell’oleodotto verso Ceyhan rappresenta un passo cruciale per due economie in difficoltà, ma arriva in un momento in cui la regione è travolta da un’escalation di attacchi con droni che minaccia di vanificare ogni progresso.
Baghdad ha annunciato che il governo regionale del Kurdistan (KRG) consegnerà immediatamente 230.000 barili al giorno alla compagnia statale SOMO. Gli Stati Uniti, preoccupati per la stabilità del Nord Iraq e per il ruolo crescente delle milizie filo-iraniane, hanno esercitato forti pressioni affinché le due parti trovassero un compromesso.
Ma l’accordo resta fragile. Le compagnie energetiche internazionali operanti in Kurdistan – tra cui DNO, Genel Energy e Gulf Keystone – chiedono la conferma dei loro contratti e il pagamento di circa un miliardo di dollari di debiti. La precedente chiusura dell’oleodotto nel marzo 2023 aveva fatto crollare la produzione da 435.000 a 150.000 barili al giorno, con effetti devastanti sulle finanze curde.
La ripresa delle esportazioni avviene sullo sfondo di una campagna di attacchi con droni che ha colpito per quattro giorni consecutivi i giacimenti petroliferi curdi. Le autorità irachene attribuiscono gli attacchi a milizie sciite filo-iraniane, parte di un mosaico di circa 50.000 combattenti che Teheran utilizza come leva strategica nella regione.
Gli analisti militari descrivono un’evoluzione preoccupante: droni civili modificati e modelli “suicidi” vaganti, simili agli Shahed iraniani, sono stati impiegati per colpire infrastrutture critiche. La precisione e la frequenza degli attacchi suggeriscono una strategia mirata a:

– Erodere la capacità economica del KRG riducendo le entrate da idrocarburi.

– Mettere sotto pressione le aziende occidentali, come la norvegese DNO e la statunitense Hunt Oil, per spingerle a ridurre o cessare le operazioni.

– Inviate un messaggio a Washington e Ankara, evidenziando la capacità dell’Iran di destabilizzare l’Iraq settentrionale senza un confronto diretto.

L’uso dei droni da parte delle milizie segna una nuova fase della guerra asimmetrica in Iraq. Con una sezione radar ridotta e un costo irrisorio, questi velivoli rendono difficile la difesa delle infrastrutture strategiche. Secondo l’analista Alaa al-Nashou’, “l’Iraq sta entrando in un’era di conflitti con droni che trasformerà il campo di battaglia urbano-rurale in un laboratorio per le guerre del futuro”.
La presenza di modelli come lo Shahed-129 e l’Ababil-3 indica una sofisticazione crescente delle capacità delle milizie irachene. Questa tecnologia viene utilizzata non solo per attacchi diretti, ma anche per intimidire e condizionare le decisioni politiche di Baghdad ed Erbil.
Il Kurdistan iracheno, già alle prese con tensioni politiche interne, dipende in modo critico dalle esportazioni di petrolio. Ogni interruzione mina la capacità del governo regionale di pagare stipendi e fornire servizi. Allo stesso tempo, l’Iraq federale vede nell’accordo con Erbil un’opportunità per consolidare il controllo sulle risorse e limitare l’autonomia curda.
L’Iran, intanto, gioca su più tavoli. Sostiene le milizie per contenere l’influenza americana, tiene Ankara sotto pressione sulla questione curda e rafforza la sua capacità di ricatto strategico attraverso lo spettro della destabilizzazione regionale.
Il compromesso tra Baghdad ed Erbil è un passo necessario ma insufficiente. Senza una strategia comune per la sicurezza energetica e il contenimento delle milizie filo-iraniane, l’Iraq resterà vulnerabile. Gli attacchi con droni sono un segnale: la guerra tradizionale lascia il posto a un conflitto ibrido in cui la tecnologia a basso costo può colpire al cuore le infrastrutture critiche.
La domanda ora è se Baghdad ed Erbil riusciranno a trasformare l’accordo petrolifero in un punto di partenza per una stabilità più ampia o se diventerà solo un’altra tregua precaria destinata a essere infranta dal prossimo drone suicida.

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Redazione Redazione Eventi e News