«Irrispettoso e disonesto usare la chiesa per messaggi politici proibiti dalla legge»



«Siamo stati vittime della disonestà di chi ha voluto trasformare una funzione religiosa in un atto politico. Il funerale è un gesto di pietà, è irrispettoso e disonesto usare la chiesa in questo modo per far passare messaggi politici per di più proibiti dalla legge». Questa la reazione di monsignor Marino Mosconi, Arciprete di Monza, alle polemiche seguite al funerale, celebrato sabato 12 luglio nel Duomo brianzolo, di Davide Cattaneo, 68 anni, fondatore di Avanguardia Nazionale, organizzazione neofascista disciolta nel 1976. Durante la funzione sono state esposte in chiesa e sul sagrato bandiere a due aste (simili alla svastica), con la runa di Odal, simbolo di Avanguardia Nazionale: una è stata posta sul tavolo dove poggiava l’urna con le ceneri dello scomparso, che all’uscita sul sagrato è stata accolta dai presenti con il saluto romano.
Dure le reazioni del mondo politico, a partire dal sindaco del capoluogo brianzolo Paolo Pilotto («non va bene che la pietà per i morti, la sacralità di un rito funebre, si trasformino in occasione per violare leggi dello Stato»), e dell’Anpi Monza («un atto ulteriormente deprecabile perché accaduto nel giorno dell’anniversario dell’eccidio dei 67 martiri di Fossoli avvenuto per mano nazifascista»).
Da quanto risulta, in Duomo non erano a conoscenza del profilo dello scomparso (morto in Scozia dopo essersi trasferito dall’Italia) e non immaginavano la presenza di simboli neofascisti. Monsignor Mosconi ha riferito di essere stato interpellato dalla sorella di Cattaneo, con la richiesta di celebrare il funerale in Duomo, perché Monza sarebbe stata punto di ritrovo per i famigliari, gran parte dei quali non vive in Italia, e perché la tomba di famiglia si trova al Cimitero centrale. «Ma non è stato fatto cenno al trascorso politico del defunto, né alle sue idee di estrema destra», precisa.
Il celebrante, il vicario parrocchiale don Eugenio Dalla Libera, non si è accorto delle bandiere, notate invece dal sacrestano, che ha avvertito telefonicamente l’Arciprete, quel giorno assente. «Ho chiesto di far rimuovere le bandiere dalla chiesa e dal sagrato. Quella che copriva il tavolino con l’urna è rimasta perché non si poteva interrompere la liturgia», ha spiegato Mosconi, aggiungendo: «Purtroppo don Eugenio non si è accorto della gravità di quello che è accaduto. Se dopo cinquant’anni chi ha conosciuto Cattaneo lo saluta ancora con il braccio teso – gesto oltretutto proibito dalla legge e che potrebbe essere riconosciuto come reato – significa che non è stato capito nulla della storia passata».
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