Italiani: vita più lunga ma al lavoro troppo poco

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La CNA ha analizzato il legame tra crisi demografica e sistema pensionistico insostenibile in Italia: lavoriamo 8 ore in meno dei tedeschi.
“L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno comune alla grande maggioranza delle economie occidentali” è questo l’incipit del rapporto presentato da CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) – Area Studi e ricerche dal titolo “Approfondimento_Demografia_Previdenza_Lavoro” L’aspettativa di vita dei nati nel nostro Paese negli ultimi quarant’anni è aumentata di +7,9 anni, più in ogni altro dei grandi Paesi europei se paragonato con il +7,6 anni della Spagna, il +7,3 anni dei Francesi e il +6 anni della Germania. Nel 2024 il dato si attesta a 83,5 anni, un valore inferiore solo a quello della Spagna.
In Italia, però, la congiuntura di alta longevità e bassa natalità, che pone il tasso di fertilità a 1,2 figli per ciascuna donna, si concretizza in un’età media della popolazione elevata sia in termini assoluti che in rapporto a quella degli altri Paesi europei. Nel 2024 l’età media dei cittadini italiani è pari a 48,7 anni, circa tre anni in più rispetto all’età media che si riscontra in Germania e Spagna e addirittura 6,2 anni in più rispetto a quella della Francia.
Crisi demografica e sistema pensionistico in Italia: si lavora meno di 33 anni
Il connubio tra l’aumento della speranza di vita e la bassa natalità hanno reso necessario mettere in relazione la crisi demografica e sistema pensionistico e modificare le regole di accesso e di calcolo delle pensioni, per garantire la tenuta del sistema previdenziale. Secondo la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa, allo stato attuale «L’attenzione è stata posta soprattutto all’innalzamento dell’età minima necessaria per accedere alla pensione che, tuttavia, non sembra poter risolvere da solo il problema della sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale».
La CNA continua l’analisi evidenziando come nel nostro Paese la durata media della vita lavorativa sia sensibilmente più corta rispetto al resto dei Paesi europei, anche a causa delle rigidità in ingresso sul mercato del lavoro, che lasciano indietro i più giovani, oppure li relegano a lavori fuori dagli standard contrattuali e contributivi, limitando così il totale a fine vita lavorativa. Per fare un parallelo che possa semplificare questa evidenza, basti pensare come gli italiani lavorino – con contratto regolare – ben 8 anni in meno di un collega tedesco.
Tra il 2006 e il 2022 ridotto il numero di pensioni erogate
Tra il 2006 e il 2022 l’Italia è corsa ai ripari riducendo il numero di pensioni erogate, quale unica grande economia europea, nonostante l’aumento della popolazione over 64. Continua a rimanere a rischio, comunque, la sostenibilità del sistema pensionistico, proprio a causa di questa estrema brevità della durata media della vita lavorativa in Italia, pari a 32,8 anni nel 2024. Rispetto a questo dato, il nostro Paese si colloca in penultima posizione in Europa. Molto distante il resto d’Europa, con 36,5 anni di Spagna, 37,2 anni della Francia e i ben 40 anni della Germania. Dati alla mano, gli italiani lavorano 8 anni in meno dei tedeschi e tre anni in meno dei francesi.
In Italia Croil tasso di occupazione tra i 15 e i 24anni
Seguendo la relazione allegata dalla Cna al rapporto, il ritardo appare particolarmente accentuato nella fascia di età 15-24 anni: «In Italia l’incidenza degli occupati sulla popolazione attiva è sempre più bassa che negli altri Paesi» è proprio in questa fascia di età, che rappresenta di fatto l’età di ingresso nel mondo lavorativo che si divarica il divario tra le principali realtà europee, con un dato che vede il tasso di occupazione italiano pari appena al 19% della popolazione attiva, contro il 51,2% della Germania e il 34,9% dato medio Europa.
La difficoltà dei più giovani a inserirsi sul mercato del lavoro si legge sempre nel rapporto, a latere delle analisi dei dati, effettuate da CNA, può essere definito ‘inaccettabile’ per un Paese importante e conosciuto in tutto il mondo per la qualità e la tradizione di molte sue produzioni.
Un circolo vizioso lega declino demografico e crisi del sistema previdenziale
L’analisi prosegue connettendo questa evidenza con l’origine di un clima di forte incertezza ben sintetizzato dal basso tasso di natalità. In un vero e proprio ‘circolo vizioso’, il declino demografico identificato quale risultato di una mancanza di fiducia nel sistema Paese diviene, a sua volta, il principale fattore di criticità socio-economico dell’Italia. L’analisi della CNA fa notare come la vera criticità sia di fatto originata proprio da questa mancanza di fiducia e dal conseguente azzeramento delle nascite che minano la sostenibilità finanziaria previdenziale, ma ancora di più, rischiano di disgregare il sistema produttivo sempre più in difficoltà. Tra le principali criticità connesse con il fenomeno dello sbarramento per i più giovani all’ingresso nel mondo del lavoro la CNA collega fenomeni quali il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro e ancora di più la difficoltà di trasmettere competenze e saperi da una generazione all’altra.
L’analisi può funzionare da punto di ripartenza
L’auspicio derivante dall’analisi dei dati, si conclude con la presa di coscienza e consapevolezza della situazione fin qui delineata. C’è la volontà che queste analisi siano il punto di ripartenza per il nostro Paese, affinché agisca con politiche mirate, che siano finalmente in grado di invertire il trend e favorire realmente l’occupazione dei più giovani. Una delle strade proposte da CNA è quella di puntare su percorsi formativi che accelerino l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
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