La Commissione europea fissa il percorso (vago) verso una legge sul lavoro di qualità
Bruxelles – Lavoro di qualità, ammodernamento e salari equi. La vicepresidente esecutiva della Commissione europea Roxana Minzatu presenta la tabella di marcia per il futuro dell’occupazione nell’Unione. “Nell’ultimo anno, ovunque abbia viaggiato, lavoratori, datori di lavoro e autorità nazionali mi hanno detto la stessa cosa: l’Europa ha bisogno di un programma forte per posti di lavoro di qualità”. La richiesta, arrivata dalla forza lavoro europea, ha l’ambizione di tradursi nel progetto di Minzatu che, però, per quanto annunciato oggi, 4 dicembre, resta poco definito. Ad influenzare però ci sono anche i limiti legislativi che l’UE deve rispettare nei confronti dei suoi stati membri quando si parla di lavoro.
La certezza per ora è che la Commissione UE ha avviato la prima fase di consultazioni con i sindacati europei, con il fine di partorire il Quality Jobs Act. La legge avrebbe l’intenzione di migliorare salari e qualità del lavoro, la prima fase di consultazioni si concluderà il 29 gennaio.
Today, we launch the Quality Jobs Roadmap and begin the process towards the Quality Jobs Act.
The Quality Jobs Roadmap focuses on 3 key pillars:
Creating quality jobs
Modernisation
Stronger safety netsRead more about it here ⬇️https://t.co/kcCfLtZqEF (2/2) pic.twitter.com/17lV8IoZTx
— Roxana Mînzatu (@RoxanaMinzatu) December 4, 2025
Perché i lavoratori possano ambire a posti di lavoro di qualità, secondo Minzatu è necessario “puntare sulle competenze”. Avere lavoratori più “competenti” porta inevitabilmente con sé la sfida di una giusta retribuzione, per non farli fuggire all’estero. Per questo per la commissaria è necessario garantire “incentivi giusti alle aziende che investono nelle persone e creano posti di lavoro di qualità”.
Ammodernare il tessuto produttivo europeo è l’altra principale insidia. Da una parte è un processo necessario dall’altra potrebbe ridurre il numero della forza lavoro occupata. “Abbracciare l’innovazione non significa abbandonare le garanzie dei lavoratori”, ricorda Minzatu, che annuncia una collaborazione sul tema con la vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, Henna Virkkunen. Centrali sono anche il tema della sicurezza sul lavoro e un utilizzo più efficiente utilizzo dei finanziamenti pubblici. “I futuri Piani di partenariato nazionali e regionali destineranno almeno il 14 per cento dei fondi destinati alla spesa sociale, cioè alle persone”, annuncia la commissaria.
Le promesse altisonanti mancano però di concretezza. L’unica informazione pratica arriva sul tema del salario minimo. La commissaria ricorda come “una retribuzione equa protegge il potere d’acquisto, riduce le disuguaglianze e rende il lavoro realmente attraente. Sono lieto che la Corte di giustizia europea abbia confermato la validità della Direttiva sul salario minimo”. La speranza di Minzatu è quella di “garantire che venga recepita in tutti gli Stati membri”. Affermazione che di certo non piace a Roma sempre contraria a questa iniziativa. Per Minzatu però un’iniziativa di questo genere sarebbe necessaria perché “la copertura della contrattazione collettiva è diminuita in due terzi degli Stati membri. Vogliamo invertire questa tendenza”.
La commissaria, sollecitata da una giornalista dell’ANSA, si è poi soffermata sulla situazione italiana. Nonostante i salari in Italia crescano la metà della media europea, Minzatu non sembra preoccupata: “Nel 2024, in Italia si osserva finalmente una ripresa dei salari reali dopo anni di stagnazione. Inoltre, i salari nominali sono previsti in crescita di circa il 2,7 per cento nel 2024. Questi dati sono molto incoraggianti”.
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