La promessa di Salis: “Sarò sindaca fino al 2030”. E sui rifiuti: “Il problema è mio, non dei partiti”

Genova. “Certo che lo prometto, sarò sindaca di Genova fino al 2030”. Nell’intervista di fine anno a Genova24 arriva l’impegno a chiare lettere di Silvia Salis, da mesi invocata a livello nazionale come possibile sfidante di Giorgia Meloni alle elezioni politiche del 2027. Dunque, se manterrà la parola, avrà davanti quattro anni e mezzo di lavoro in cui sbrogliare i dossier che le ingombrano già la scrivania: la chiusura del ciclo dei rifiuti, la crisi di Amt, il Palasport, ma anche le infrastrutture di trasporto pubblico, dopo aver detto no allo Skymetro come promesso in campagna elettorale.
Siamo arrivati a fine 2025, anzitutto che bilancio fa di questi primi sette mesi da sindaca?
Siamo entrati in un anno in corso, essendoci state le elezioni a fine maggio. Un bilancio molto positivo, seppur con grandi questioni e grandi problemi. Alcuni che stanno andando in via di risoluzione, altri che rimangono aperti e pongono delle sfide importanti Però devo dire che, al di là dei primi mesi, quando si diventa sindaco per la prima volta, devi prendere le misure, però sento che stanno girando le cose, i problemi vengono risolti, si iniziano nuovi progetti. La squadra della giunta ha ingranato molto bene, per sono ottimista per il nuovo anno.
Il centrodestra la accusa di essere la “sindaca delle tasse”: l’addizionale Irpef, i 3 euro sugli imbarchi, le nuove tariffe Amt, l’aumento temporaneo dell’Imu. Era proprio tutto inevitabile?
Iniziamo dall’aumento dell’Irpef, abbiamo un documento in Comune in cui l’ex vicesindaco reggente chiede quell’aumento, chiede al ministero dell’Interno la possibilità di fare esattamente lo stesso aumento. Il centrodestra deve capire che, essendo entrati a Palazzo Tursi, noi ora abbiamo i documenti, per cui vengono smentiti anche molto facilmente. La tassa d’imbarco era un accordo preso nel 2022, addirittura col ministero dell’Interno che ha fatto notare che per tre anni non è stata applicata e quindi ci ha chiesto di ottemperare alle promesse fatte ormai tre anni fa dalla precedente amministrazione. Io cosa devo dire? Amt, poi, è all’attenzione della Procura della Repubblica, della Corte dei Conti, ha avuto le misure protettive che ha richiesto, ha fatto un piano di rientro importantissimo per un debito che supera abbondantemente i 150 milioni ed è ormai certificato perché è tutto depositato in tribunale. Parlare di aumento di tariffe di fronte a una situazione così disastrosa lo trovo incredibile. Per quanto riguarda l’Imu, è stata una misura transitoria che è rientrata con questo dicembre. La polemica di un centrodestra che ha lasciato una serie di situazioni completamente irrisolte oppure disastrose, come quella di Amt, la trovo assurda. Ma lasciamoli criticare, noi siamo qua a risolvere i problemi.
L’Agenzia regionale dei rifiuti ha pubblicato finalmente il bando per l’impianto di chiusura del ciclo, la notizia è che la capacità minima passa a 220mia tonnellate. Ce lo dica chiaramente: Amiu parteciperà con una proposta per Scarpino?
Su mio indirizzo Amiu ha chiesto a una società internazionale di commissionare uno studio. Questo studio, che non è mai stato fatto in questa città, vuole affrontare scientificamente, coi numeri, i temi che nessuno ha risolto. Ci sono stati dieci anni di centrodestra tra Regione e Comune e non è stato fatto niente per la chiusura del ciclo dei rifiuti. Mi fa molto sorridere la fretta che pensano che debba avere io in sei mesi a dare delle risposte. Io darò delle risposte perché non voglio lasciare i sindaci che verranno dopo di me nella situazione nella quale mi trovo io adesso. Gli scenari sono questi: se rimaniamo in questa condizione, cioè senza nessun tipo di impianti e con un piano industriale tutto da vedere; se decidiamo di fare un termovalorizzatore, dove e di che grandezza; se decidiamo di fare sia il termovalorizzatore che gli impianti intermedi, perché poi non serve solo il termovalorizzatore per chiudere il ciclo dei rifiuti ma è importante anche avere gli impianti intermedi; oppure solo facendo impianti intermedi. Una volta che avrò questo studio, prenderemo la decisione che è più sostenibile per la città, ma soprattutto prenderemo una decisione per risolvere il problema.
E se dallo studio emerge che il termovalorizzatore è la soluzione più vantaggiosa?
Si vedrà dove farlo, di che misura e in che modo impatterà sulla Tari, perché non è assolutamente detto che il termovalorizzatore sia una scelta vantaggiosa per i costi. L’obiettivo è avere una Tari contenuta, avere un ciclo dei rifiuti che abbia una coerenza, ma soprattutto che tutto questo sia sostenibile e che funzioni. Il tema che deve stare più a cuore a un sindaco è l’indipendenza, perché, se ti affidi a impianti che sono fuori regione, non sei il cliente prevalente. E quindi, se ti trovi nelle famose tempeste perfette, la città in due giorni si riempie di rifiuti. Partendo dal nuovo Cda di Amiu, vogliamo avere un approccio tecnico e scientifico alla soluzione del problema.
Ma c’è nella città metropolitana di Genova, di cui lei è sindaca, un’area alternativa che non sia Scarpino?
(sospira)
Questo è da analizzare ancora, perché poi ovviamente serve l’appoggio del sindaco. Lo farò quando avrò i numeri alla mano perché così riusciremo a far capire la bontà e l’importanza delle decisioni che dobbiamo prendere.
Lei sa bene che è una parte consistente della sua coalizione – Avs, Movimento 5 Stelle, probabilmente anche un pezzo del Pd – è contrario al termovalorizzatore, anche fortemente. Sarà una partita politica impegnativa.
Ogni giorno è una partita politica all’interno di ogni maggioranza, come abbiamo visto al governo. Però, al di là di questo, io faccio la sindaca. La sindaca fa un lavoro pratico. I partiti hanno un elettorato, hanno una funzione ideologica, un orientamento ideologico. La sindaca deve risolvere i problemi perché, se si riempie la città dei rifiuti, il problema è mio e non è dei partiti. Quindi è importante che, quando avremo una soluzione, si capisca questa differenza. Ha citato dei i partiti che sono nella mia maggioranza, ma ricordo che in dieci anni di centrodestra non è stato fatto niente, perché non è che il termovalorizzatore sia un argomento attira-fan. Decenni di immobilismo hanno prodotto una situazione che ormai non è più gestibile, per cui una decisione va presa e la deve prendere chi tutti i giorni ha la responsabilità di amministrare una città. È questa la differenza tra un partito e un sindaco.
Tutti conosciamo i problemi di Amt e di recente il tribunale ha approvato il piano di risanamento. Ma le segnalazioni che ci arrivano dai cittadini dicono che la qualità del servizio è notevolmente peggiorata con corse saltate e bus strapieni ogni giorno. Perché si rimanda continuamente la riorganizzazione dell’orario, già proposta dai sindacati, basata sulla reale disponibilità di autisti e mezzi?
È la prima cosa da fare da gennaio. In questo momento bisognava proteggere l’azienda. Le misure protettive sono state accettate e questa era l’urgenza di questi mesi, sennò Amt era esposta seriamente al fallimento, e questo è un dato di fatto. Poi la destra può dire quello che vuole. Ripeto: ci sono gli atti in tribunale. Ora si inizierà, attraverso un piano di rientro, a gestire principalmente il servizio, che è la cosa alla quale teniamo di più.
Andiamo al Waterfront: Esselunga si è ritirata dal Palasport, altri marchi latitano. Si rischia una cattedrale nel deserto?
Quella è stata un’operazione che, come sapete bene, ho ereditato. E sinceramente non l’avrei fatta di sicuro in questo modo. Ora va gestita, a partire dal Palasport che è molto complesso.
Anche per l’arena sportiva…
Sì, io ci gareggiavo da bambina, quindi chiamo tutto Palasport. L’arena ha un numero di posti elevato, se si vuole gestire per lo sport di base, ma ridotto per un Palasport che ambirebbe a ospitare un certo tipo di eventi con costi di gestione quotidiani altissimi. Chiunque si intende un minimo di sport sa che le società sportive non sono in grado di gestire spese di questo tipo. Quindi stiamo cercando, attraverso l’organizzazione di eventi, di fare dei test, di parlare con Porto Antico per la gestione, di creare un’armonizzazione tra quello spazio e il padiglione Jean Nouvel. Facendo sistema dal punto di vista energetico ci sarà un abbattimento dei costi. Levare l’introito dell’arena commerciale dalla gestione totale del Palasport rende la parte sportiva di difficilissima gestione. Questo scorporo è difficile da comprendere, ce lo siamo trovati. La gestione globale dell’area commerciale e di quella sportiva deve essere pensata in modo armonico. Quello è un luogo che va sicuramente valorizzato e troveremo il modo di valorizzarlo, anche attirando grandi eventi, per quello che è possibile.
Visto che siamo già sul mare: il 2026 sarà l’anno del piano regolatore portuale, che non compete al Comune. Però immagino che dirà la sua…
Col presidente Paroli c’è un ottimo rapporto. Ogni volta che c’è stato bisogno di una collaborazione non me l’ha fatta mancare. È chiaro che il sindaco non è il sindaco del porto. Quando il sindaco ha provato a farlo, i risultati li abbiamo visti e non sono stati esaltanti. Quello che può volere un sindaco è che il porto, che è il polmone blu della città, che produce lavoro, che produce ricchezza e anche uno status per Genova, perché la posiziona a livello nazionale e internazionale, si armonizzi in entrata e in uscita con la città, in tutti i sensi. Il presidente avrà sempre da me tutto l’appoggio per fare progetti che siano funzionali per Genova. Delle prospettive ci sono, pensiamo a Ponte Parodi: ci sono delle opportunità che si stanno sbloccando e sono certa che lavoreremo in in modo buono. Faccio un esempio: Mondobimbo era nel disastro e pericoloso da più di dieci anni, io l’ho fatto presente e in pochi giorni è stata bonificata l’area. È un esempio di quanto velocemente si possa trattare sulle cose.
Il 2026 sarà anche l’anno delle scadenze legate al Pnrr, dopodiché questa amministrazione potrà far partire i propri progetti: ne avete già pronti? Quali sono le priorità?
Sicuramente i trasporti, ne ho parlato già con l’assessore Ferrante. Noi vogliamo lasciare questa amministrazione con una metro più grande, più potente, più forte, perché la metro è il sistema di trasporto che distingue le città grandi, le città moderne. E noi non possiamo accettare che dal 2012 non si apra una fermata in questa città. È una cosa incredibile. Anche lì, la giunta del fare doveva lasciarci tutto che andava a 200 all’ora. I cantieri della metro erano bloccati completamente. Abbiamo dovuto cambiare Manelli con altre ditte del consorzio Conpat e non si è bloccato niente. Abbiamo trovato un accordo, a gennaio parte la prima tratta Brin-Canepari, Brignole-Martinez parte a marzo. La volontà ovviamente è allungare la metro.
Fino a dove?
Nella mia idea sicuramente San Martino e sicuramente Sampierdarena. Questa è la prima idea per le due tratte. Sono andata recentemente a Bruxelles e ho chiesto che possibilità ci saranno nei prossimi anni per queste grandi opere. La metropolitana sicuramente rientra nei progetti che una città può presentare al proprio governo, ma ottenendo anche fondi europei.
Sampierdarena, San Martino, e poi c’è la Valbisagno. Avete chiuso ufficialmente la partita Skymetro. E adesso?
Avrò un incontro a breve con il professor Coppola del Politecnico di Milano, hanno fatto i primi studi che abbiamo richiesto sulla mobilità in Valbisagno, presto mi darà il risultato e procederemo per capire in modo pratico come calarli sul territorio.
Era stato detto che sarebbero stati coinvolti i cittadini, anche in fase di affidamento. Ma come avverrà concretamente?
Appena avremo i primi studi inizieremo. Ho già parlato con l’assessore Robotti, inizieremo poi a coinvolgere i cittadini.
Prima di prendere una decisione finale?
Sì, sì.
Non è un mistero che si continui a parlare di lei come futura leader del centrosinistra o candidata premier. Lei può promettere ai genovesi che terminerà il suo mandato da sindaca?
Ma certo, io ho sempre detto che sono la sindaca di Genova e voglio fare la sindaca di Genova. Poi è normale che ci siano speculazioni, che non voglio neanche chiamare speculazioni: di fronte alla voglia di trovare un’unione nel campo progressista si cercano di identificare dei soggetti che possano farlo. Lo dico da persona che rappresenta il centrosinistra: è chiaro anche che la partita del 2027 è molto importante, perché altri cinque anni di governo di destra, per una serie di tematiche che al campo progressista stanno molto a cuore, sarebbero molto pesanti. È normale che ci sia questo senso di fermento. E non è una novità che vengano identificati i sindaci, per senso di praticità e vicinanza ai problemi. Gira il nome di Manfredi, gora il nome di Gualtieri…
Il suo, però, gira un po’ più degli altri…
Il mio gira un po’ più degli altri perché la vittoria di Genova è stata emblematica: dopo tanti anni di centrodestra, in Regione e in una città che storicamente è sempre stata molto di sinistra, è tornata la sinistra con una sindaca giovane, che ha fatto l’atleta… una serie di cose che mediaticamente hanno portato su questa gara più attenzione rispetto ad altre elezioni.
Quindi Silvia Salis sindaca di Genova fino al 2030?
Sì, fino al 2030
Qual è invece il suo auspicio per il 2026?
Risolvere i grandi grandi temi che abbiamo sul tavolo. Io non posso pensare che il prossimo sindaco si trovi dei dossier scottanti come quelli che ho trovato io, a pochi giorni dal mio insediamento in Comune. Voglio che chiunque sia – magari sarò di nuovo io, magari sarà qualcun altro – possa dire che in questa amministrazione sono stati risolti alcuni dei problemi più importanti che Genova si portava dietro da anni. Questo credo sia l’auspicio che si deve ogni sindaco, lasciare l’impronta su qualcosa di determinante per la città. Non deve essere qualcosa che abbia un ritorno personale per la propria immagine. E un esempio su tutti è quello dei rifiuti, o anche quello dei trasporti. Mi diceva prima delle tariffe Amt: so benissimo che non hanno prodotto uno spirito positivo, ma io penso che la città invece percepisca chi usa il proprio consenso per fare cose che servono a tutti, non per fare bella figura. Ecco, bisogna fare adesso le cose che servono e le faremo.
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