La voce di chi non sa ci regala solo ovvietà

Giugno 17, 2025 - 00:00
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La voce di chi non sa ci regala solo ovvietà

di Cesare Scotoni

Ci tocca leggere in prima pagina del Giornale un Sallusti che, confessando la sua poca conoscenza, offre con disinvoltura la sua lettura degli avvenimenti di questi giorni in Medio Oriente. Lettura che ovviamente si basa sul vanto del non sapere e del non voler sapere. Scontato che la Federazione Russa, la cui dottrina geopolitica prevede che ove si parli russo “ci sia la Russia” e che la comunità locale vada tutelata, vi sia l’obbligo di tutelare una popolazione di Israele la cui maggioranza assoluta parla russo. Come che la condanna per un’iniziativa militare maturata dopo la “sorpresa” turca in Siria che ha cambiato gli equilibri regionali e ridicolizzato oltre 13 anni di attività bellica israeliana e della NATO in quell’area non possa che portare ad un’offerta di mediazione che può non solo evitare un coinvolgimento più diretto nel percorso degli Accordi di Abramo, ma garantire un ruolo alla Federazione Russa negli equilibri che seguiranno la prevedibile archiviazione della (non) soluzione di “due popoli e due stati”. Una Francia sempre meno “influente” continua a dar colpi al cerchio ed alla botte in una Unione Europea ridotta a mera formalità e Netanyahu sulla stampa europea è un “criminale” a Gaza ed un difensore della Pace e della stabilità se invece bombarda Tehran. Se l’idea di colpire per primi comunque quando si può o quando si deve accompagna da sempre le scelte di TelAviv con l’esplicito beneplacito del suo più importante fornitore di armamenti, le guerre regionali sono un elemento centrale per diverse economie europee, che tradizionalmente le vedono come un’occasione di business sia prima che durante e dopo il conflitto e lo stesso vale per Federazione Russa ed ora anche Cina. Che intendono ora posizionarsi per la ricostruzione delle Infrastrutture civili e militari. Tradizionalmente le finanze vaticane non hanno disprezzato i fondi specializzati in quel segmento. Già con Bush sull’Iraq la politica USA aveva scelto di non avere un unico riferimento logistico sull’area medio orientale dando ad Israele più di una sensata ragione per difendere la sua capacità di deterrenza nucleare, in grado di interdire il “mercato oil” a mezzo mondo per un lungo periodo. Mentre un eventuale arsenale nucleare in Paesi che ne potessero liberamente disporne nell’area lascerebbe quell’arma spuntata e l’unica alternativa per la sicurezza di Israele resterebbe l’ingresso nella NATO che in quel caso perderebbe certamente qualche membro di sicuro peso. Modificando nuovamente lo scenario globale. Il tentativo del luglio di 10 anni fa con cui la NATO tentò di rovesciare Erdoganva visto esattamente in quella prospettiva e sempre la Turchia, con gli accordi sulla Libia e con la recentissima svolta nella vicenda siriana, ha dimostrato l’inefficacia della NATO in quel quadrante.
Se poi le scelte della politica italiana dovessero basarsi su editorialisti come Mieli o Sallusti, diamo per certo che il destino del nostro Paese nel quadrante geografico in cui la natura e la storia ci hanno voluto centrali, sarebbe di continuare a brancolare nel buio
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Redazione Redazione Eventi e News