Lo storico ‘Garment District’ di New York rischia l’ennesima spallata

Lug 22, 2025 - 14:30
 0
Lo storico ‘Garment District’ di New York rischia l’ennesima spallata
https://www.pambianconews.com/wp-content/uploads/2025/07/Ph.-pixabay.com_.jpg

La produzione manifatturiera nella Grande Mela perde – letteralmente – terreno. Lo storico Garment District, a pochi passi dall’Empire State Building nel Midtown di Manhattan, ha visto arretrare la proprio importanza a partire dagli anni ’70 quando la capacità produttiva della città si è ridotta di oltre il 90%, secondo quanto riportato dal New York Economic Development Council. Oggi le ex fabbriche di abbigliamento, i laboratori e i negozi sono spesso abbandonati. Nonostante ciò, ricorda Business of Fashion, resta il centro storico e operativo della moda newyorkese, dove artigiani di terza generazione e alcuni dei più grandi nomi del settore realizzano le proprie collezioni per le sfilate e i red carpet.

Una nuova misura urbanistica approvata a giugno dal Department of City Planning, se ratificata dal consiglio comunale e dal sindaco Eric Adams, come previsto per la fine dell’estate, potrebbe compromettere ulteriormente il futuro del quartiere. Il piano Midtown South Mixed-Use prevede l’eliminazione delle protezioni di quartiere industriale, permettendo la conversione degli edifici in alloggi residenziali.

Le regole sullo sviluppo industriale erano già state allentate nel 2004 e nel 2018. Considerato il drastico calo dell’industria nella zona, molti ritengono la mossa necessaria da tempo. Il Department of City Planning ha dichiarato che il settore moda non verrebbe escluso. Tuttavia, la sua analisi d’impatto ambientale ha rilevato che 114 imprese legate alla moda, su quasi 500 ancora attive nell’area, potrebbero essere costrette a chiudere o trasferirsi, principalmente a causa dell’aumento degli affitti derivante dalla riqualificazione. Gli oppositori temono che il piano, nella sua forma attuale, possa danneggiare ulteriormente un ecosistema già fragile e ancora colpito dagli effetti post-Covid.

Il Garment District è una risorsa soprattutto per i marchi emergenti che collaborano con le maestranze specializzate nell’area. L’impatto non sarebbe immediato, ma potrebbe costringere alcuni artigiani a chiudere o trasferirsi.

“Questa continua erosione del Garment District è uno smantellamento attivo della nostra infrastruttura creativa,” ha affermato Tessa Maffucci, vice direttrice del dipartimento di moda del Pratt Institute e responsabile della Fashion Workforce Development Coalition. “Ciò che ha reso New York una capitale globale è questo modello innovativo, giocoso, che rompe le regole, reso possibile dalla diversità e dalla concentrazione geografica degli artigiani. Se perdiamo tutto questo, non avremo più il prossimo Ralph Lauren”, riporta Business of Fashion. Oggi la zona è specializzata in ricerca e sviluppo, dando vita soprattutto a produzioni su piccola scala.

Il Comune offre poco sostegno al comparto, inoltre manca la stabilità fornita dai colossi del lusso che producono prevalentemente all’estero, in primis in Europa per le prime linee. “La moda è un motore economico importante. La città lo sa ma a volte siamo svantaggiati perché non riceviamo il supporto governativo che hanno le altre città”, ha dichiarato Steven Kolb, CEO del Council of Fashion Designers of America (Cfda).

Nel 2018, proprio il Cfda aveva appoggiato la precedente riforma urbanistica con la promessa di 20 milioni di dollari per l’acquisto di un edificio dedicato alla moda e agevolazioni fiscali per i proprietari che affittano ai produttori. Ma nulla si è concretizzato, ha detto Kolb. Ora nel 2025, i gruppi chiedono che quelle promesse vengano mantenute, oltre a espandere i programmi di formazione e creare un fondo di compensazione per gli artigiani colpiti. Il Cfda ha rilanciato anche una proposta chiamata ‘The Local Production Fund’, che darebbe crediti alle fabbriche per ridurre i costi di produzione in loco.

Maison importanti quali Calvin Klein, Thom Browne e Carolina Herrera hanno uffici, atelier e showroom nella zona e spesso collaborano con artigiani locali per campioni e pezzi speciali. Giovani designer come Kallmeyer, Top, Meruert Tolegen e Grace Ling beneficiano in modo particolare di questa rete, per la rapidità e l’accesso alle competenze. Crescendo però produrre nel Garment District diventa più difficile. Dietro il problema immobiliare c’è una crisi di manodopera qualificata, e la tecnologia è obsoleta. Il marchio Tanner Fletcher, per esempio, ha iniziato lì nel 2020, ma nel 2024 ha trasferito metà della produzione in Cina.
“Riusciamo a produrre di più e con ottima qualità, anche con i dazi è comunque più conveniente,” ha detto il designer Tanner Richie. Le collezioni da sera e da sposa restano a New York per l’urgenza di adattamenti rapidi. Anche se oggi non serve più essere fisicamente nel distretto, qualcosa si perde, ha detto a Business of Fashion Gary Wassner, fondatore della società di finanziamento Hilldun Corp, “Perdi la sensazione di un settore che lavora insieme, l’energia, la creatività, l’appartenenza a un ecosistema”.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News