Nella legge di bilancio l’Italia studia la stretta ai pacchi low cost con una tassa da 2 euro

Dicembre 12, 2025 - 00:43
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Nella legge di bilancio l’Italia studia la stretta ai pacchi low cost con una tassa da 2 euro
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L’Italia sarebbe pronta a mettere in atto la stretta ai pacchi low cost e, conseguentemente, anche al fast fashion. A proporlo è un nuovo emendamento presentato per la prossima legge di bilancio 2026, proposto da Fratelli d’Italia a prima firma del senatore Matteo Gelmetti, accolto nel testo base della finanziaria e dunque ancora in fase di approvazione.

Nel testo depositato, il contributo è definito come “quota destinata alla copertura delle spese amministrative legate agli adempimenti doganali” e si applicherebbe ai pacchi provenienti da Paesi extra-Ue non superiori alla soglia dei 150 euro, incidendo sui volumi generati da piattaforme come Temu o Shein. Tuttavia, sia le valutazioni politiche sia le osservazioni tecniche stanno spingendo verso un possibile ampliamento del perimetro: il Governo sta infatti considerando la possibilità di estendere la misura a tutte le spedizioni sotto soglia, indipendentemente dalla provenienza perché si scontra con un limite strutturale: le politiche doganali sono di competenza esclusiva dell’Ue e l’Italia non può introdurre in autonomia dazi su categorie specifiche di merce.

Per questo lo schema in valutazione potrebbe prevedere l’applicazione della tassa a tutti i pacchi, compresi quelli che partono e arrivano in Italia, così da qualificare la misura come contributo amministrativo e non come dazio. Parallelamente circola anche l’ipotesi di introdurre un sovrapprezzo dedicato alle spedizioni effettuate tramite piattaforme di e-commerce, misura che coinvolgerebbe anche marketplace come Amazon ed Ebay, ampliando così l’impatto del provvedimento sull’intero settore della vendita online.

L’obiettivo dichiarato di questo emendamento è quello di limitare la pressione concorrenziale dei grandi e-commerce di moda e abbigliamento, in particolare cinesi, che operano con prezzi fortemente competitivi. Come ricordato nei giorni scorsi dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, “servono misure immediate”, e “i dazi anche sui prodotti sotto i 150 euro devono partire ora, non nel 2028”. Resta il fatto che l’emendamento è ancora in attesa di approvazione e, per ora, il testo parla esplicitamente di pacchi provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione. La maggioranza dovrà dunque valutare la forma definitiva della misura, consapevole che un’estensione generalizzata aumenterebbe il gettito ma potrebbe essere meno apprezzata dagli elettori.

Questo dibattito politico e normativo arriva dopo le pressioni crescenti del sistema moda italiano. Negli ultimi mesi Cnmi e Confindustria Moda hanno segnalato con forza l’impatto delle micro-spedizioni low cost sulle imprese del Made in Italy, sottolineando come il vantaggio competitivo dei player internazionali dell’ultra fast fashion sia favorito proprio dai regimi di esenzione applicati alle spedizioni di modico valore. Su questa scia, si sta infatti già muovendo l’Europa, che ha proposto l’anticipazione al 2026 dell’abolizione del “de minimis”, una mossa accolta favorevolmente dalle associazioni, che vedono in questo passaggio un tassello fondamentale per ristabilire condizioni di concorrenza più equilibrate.

Sul palco del 30° Pambianco-PwC Fashion Summit, dove Carlo Capasa ha denunciato la perdita di competitività delle filiere italiane sotto la pressione di prodotti importati a prezzi estremamente bassi, mentre Luca Sburlati ha richiamato la necessità di strumenti immediati per sostenere modelli produttivi basati su qualità, sostenibilità e tracciabilità, oggi messi alla prova dalla velocità e dall’aggressività commerciale dei giganti del fast fashion globale che penetrano indisturbati nel mercato italiano.

In questo scenario, il contributo sui pacchi sotto i 150 euro non è solo una misura fiscale ma rappresenta un tassello della strategia con cui il Governo intende rispondere alle dinamiche competitive internazionali, alle spinte europee e alle pressioni di un comparto industriale strategico come quello della moda, alla ricerca di strumenti concreti per difendere il valore e la competitività del made in Italy.

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Redazione Redazione Eventi e News