Orbán e Vučić vogliono portare il greggio russo in Serbia attraverso l’Ungheria

Lug 21, 2025 - 20:00
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Orbán e Vučić vogliono portare il greggio russo in Serbia attraverso l’Ungheria

Bruxelles – Nuova sfida di Viktor Orbán all’Unione europea. Nonostante la chiare indicazioni di Bruxelles, che solo un mese fa ha messo sul tavolo un calendario serrato per raggiungere l’indipendenza da gas e petrolio russi entro il 2027, l’Ungheria è pronta a finanziare la costruzione di un nuovo oleodotto che possa rifornire la Serbia del greggio di Mosca. “Stiamo procedendo con i partner serbi e russi”, ha annunciato oggi (21 luglio) il ministro degli Esteri di Budapest, Péter Szijjártó. All’altra estremità dell’oleodotto, Belgrado comprometterebbe ancor di più un processo di adesione all’Ue già decisamente in salita

Sarà lungo più di 100 chilometri e collegherà il Druzhba, il cosiddetto ‘oleodotto dell’amicizia’, alla città serba di Novi Sad. Avrà una capacità prevista di 4-5 milioni di tonnellate all’anno e dovrebbe entrare in funzione entro il 2027. Proprio quando gli altri Paesi europei – fatta eccezione per la Slovacchia, a fianco dell’Ungheria nella battaglia per mantenere le forniture russe – dovrebbero chiudere definitivamente i rubinetti provenienti dal Cremlino. Mosca fornisce a Budapest l’80 per cento delle importazioni nazionali di petrolio, mentre Bratislava dipende fortemente dal gas russo, circa 3,5 miliardi di metri cubi all’anno.

[in rosso il progetto di oleodotto che collega Ungheria e Servia. Foto: Wikimedia Commons]
Il progetto serbo-ungherese era già stato annunciato in primavera e a giugno il vice premier russo Alexander Novak aveva confermato la disponibilità della Federazione a fornire petrolio ad un progetto che “contribuirà a diversificare le rotte di approvvigionamento petrolifero della Serbia”. Oggi, Szijjarto ha attaccato apertamente l’Ue, che con la sua strategia energetica, questa la critica, “costringerà le famiglie ungheresi a pagare da due a quattro volte di più”. L’Ungheria “non cadrà vittima di queste decisioni disastrose”, ha promesso il fedele ministro di Orbán.
Vladimir Putin Aleksandar Vučić
Il presidente russo Vladimir Putin (sinistra) e il suo omologo serbo Aleksandar Vučić (foto: Alexander Zemlianichenko/Afp)

Dal punto di vista di Budapest, oltre a proteggere le famiglie dagli aumenti dei prezzi dell’energia causati dalle politiche dell’Ue, il progetto infrastrutturale è fondamentale per la sicurezza energetica nazionale e la cooperazione regionale con la Serbia. Belgrado, a sua volta, continua a camminare su una pericolosa linea, con un piede verso Bruxelles e uno ancorato a profondi legami storici, culturali, economici e energetici con Mosca. La principale compagnia petrolifera del Paese, la Nis, è controllata dalla russa Gazprom ed è già bersaglio di sanzioni – finora sempre rinviate – da parte degli Stati Uniti. L’autoritario e contestatissimo presidente, Aleksandar Vučić, si è recato a Mosca per celebrare l’80esimo anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista lo scorso 9 maggio.

La commissaria Ue per l’Allargamento, Marta Kos, ha ribadito ancora oggi, ospite di un’emittente televisiva slovena, che l’adesione di Belgrado ai 27 si fa “complicata”. La priorità della Commissione europea è che la Serbia “rimanga sul percorso europeo”, ma che spetta anche a Vučić e al governo guidato da Đuro Macut di “dimostrare, attraverso le riforme, di meritare l’adesione all’Ue”.

Non esattamente il messaggio lanciato da un’iniziativa che non parla solo di sicurezza energetica, ma che ha una forte connotazione geopolitica, e rinsalda quell’asse filorusso in Europa che fa capo a Orbán, vero cavallo di Troia di Putin all’interno dell’Ue.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia