Persone con disabilità, la sfida dell’ordinarietà



È irta di ostacoli l’estate dei passeggeri delle linee metropolitane milanesi: sono 187 gli interventi di manutenzione straordinaria in corso, tra impianti nuovi da installare, nelle linee più vecchie, la M1 e la M2, e altri da sostituire, soprattutto nella M3, che ormai ha più di 30 anni. A questi interventi vanno sommati quelli di manutenzione ordinaria, per ripristinare impianti momentaneamente fuori uso. I disagi riguardano per lo più scale mobili e ascensori. A pagare più di tutti sono le persone con disabilità motoria, la cui quotidianità è messa seriamente alla prova anche da un semplice ascensore non funzionante.
«Per una persona con disabilità – spiega don Mauro Santoro, presidente della Consulta diocesana “Comunità cristiana e disabilità – O tutti o nessuno” – viaggiare sui mezzi pubblici è spesso un disagio, figuriamoci con 187 “cantieri” aperti».
«Da una parte è un bene, perché alla fine dei lavori il servizio sarà migliore – prosegue il sacerdote -, ma d’altra parte mi chiedo come sia possibile arrivare ad avere così tanti interventi “improrogabili”, come li ha definiti l’assessora alla mobilità Censi, tutti insieme. Mi sembra di cogliere il vizio tutto italiano del tirare in lungo fin quando non è proprio più possibile rimandare. Da non addetto ai lavori, mi dico: non è possibile fare una programmazione degli interventi, ordinari e straordinari, che sia più continua?»
Questi disagi ci dicono di una città poco attenta alle persone con disabilità? «Non direi che Milano è poco attenta – risponde don Santoro -, anzi in più occasioni ho constatato che c’è una sensibilità della città in questo senso. Piuttosto, mi sembra superficiale, poco concreta nel realizzare gli obiettivi. Per esempio, in questo caso delle manutenzioni Atm: se ora si fanno, vuol dire che si potevano fare, ma forse ci è voluto l’impulso di Cortina 2026 per accelerare». Il problema, secondo don Santoro è che, alla fine, «che sia un discorso di poco sensibilità o di poca concretezza, per le persone interessate non cambia molto: il risultato è lo stesso un vissuto di disagio nella quotidianità».
Sarà proprio la quotidianità il tema forte del Giubileo diocesano delle persone con disabilità, in programma nel Duomo di Milano il 27 settembre: «In quest’anno giubilare in diocesi vengono celebrate via via diverse “categorie”. Per quanto riguarda le persone con disabilità c’è il rischio che un evento esplicitamente dedicato risulti in qualche modo “segregante”. Cosa da evitare assolutamente per persone che vivono tutti i giorni una sorta di segregazione. Il Giubileo che vogliamo fare, invece, è un momento aperto a tutti. Per questo, oltre alle persone con disabilità, alle loro famiglie e agli operatori stiamo allargando l’invito a tuttala comunità cristiana. Il 27 settembre è proprio la data della festa degli oratori. Ci piacerebbe che le parrocchie mettessero nel proprio programma della giornata la possibilità di partecipare a questo evento. Sarebbe bello che un bambino disabile fosse accompagnato al Giubileo in Duomo, oltre che dai genitori anche dalla sua catechista o da qualche suo compagno di oratorio estivo».
Solo in questo modo, conclude don Santoro, «il Giubileo sarà non un momento straordinario, ma un gesto ordinario. Proprio come dovrebbe essere, per tutti, salire su una metropolitana. Capire come permettere a queste persone una vita normale è quello che dovrebbe fare una città, una Chiesa, una società tutta».
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