Referendum, Calenda: “La verità è che del lavoro non fregava niente a nessuno”

Giugno 11, 2025 - 23:00
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Referendum, Calenda: “La verità è che del lavoro non fregava niente a nessuno”

I referendum si fanno sugli argomenti, non per rivendicare i voti di chi si è espresso. “Io lunedì sono andato alle urne, ma non è che per questo alle prossime politiche voterò Schlein. La verità è che del lavoro non fregava niente a nessuno”. Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, in un’intervista a “Il Messaggero”. “II referendum – ha aggiunto – si è fatto per contarsi, e per poter dire abbiamo 13 milioni di voti. Voti che in realtà non hanno, perché queste non erano elezioni. Pensavano di usare questa consultazione per fini politici, invece hanno preso una porta in faccia perché l’astensione si è saldata con i voti della destra”. Quindi il referendum è stato un errore: “Lo è stato. Innanzitutto – ha spiegato Calenda – perché da trent’anni non si raggiunge il quorum. E poi perché non si fa un referendum su una normativa complicatissima come quella sul lavoro. Questa era la campagna elettorale di Landini per la guida del centrosinistra, che per fortuna è fallita. Il mondo parla di intelligenza artificiale, di digitale, di come aumentare i salari, non di come tornare indietro su norme come il Jobs act che da quando sono state varate hanno portato un milione e mezzo di occupati in più”.

Alla domanda se Maurizio Landini dovrebbe lasciare la guida della Cgil, il leader di Azione ha risposto: “Secondo me Landini si dovrebbe dimettere per come ha gestito la vicenda Fiat, fregandosene ampiamente, e per il fatto che invece di fare sindacato fa politica. Strilla sui salari bassi e poi firma contratti a 4 euro e mezzo all’ora. Questo è un grosso problema per il Paese perché avremmo grande bisogno di discutere di lavoro, tema su cui il governo non fa abbastanza. Ma con serietà, non con i proclami”. In merito al quesito referendario sulla cittadinanza “c’è un grande tema di sicurezza che rimane centrale. E anche che esiste molta confusione tra i cittadini, dal momento che non si chiedeva di dare la cittadinanza a immigrati irregolari ma a chi ha un lavoro, una residenza stabile, paga le tasse. Il tema sicurezza è fondamentale, specie nelle piccole città. Andrebbe risolto con un maggior presidio delle forze dell’ordine in quei quartieri dove il disagio giovanile si trasforma in coltellate, con un lavoro sul tempo pieno a scuola. Le persone sono spaventate, la politica capace di mettere in campo provvedimenti è del tutto assente”, ha sottolineato. Sullo Ius scholae, “ho detto che appena arriverà in Aula lo voterò. E invito la sinistra a fare lo stesso, se davvero vuole cambiare le cose e non limitarsi agli appelli”, ha precisato Calenda. Il flop del quesito rischia di allontanare la soluzione, come sostiene il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte: “Lui parla col senno di poi. Perché quando quel referendum è stato indetto, abbiamo avvertito che in caso di fallimento la destra avrebbe cavalcato il flop per dire che i cittadini si sono già espressi. L’istituto referendario va riformato: se non si aumentano le firme necessarie, avremo cinque referendum all’anno. E sarà un disastro: già gli italiani non vanno a votare, così li allontaniamo ancora di più”, ha concluso.

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