Riforma dei tributi locali, l'ANCI chiede maggiore coerenza al Governo
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L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) ha espresso forti perplessità sullo schema di decreto legislativo relativo alla riforma dei tributi locali, attualmente all’esame del Parlamento.
Il documento, presentato nel corso di una recente riunione tecnica della Conferenza Unificata, analizza i contenuti del provvedimento attuativo dell’articolo 14 della legge delega fiscale (legge n. 111/2023), avanzando critiche e proposte per correggere l’impianto normativo in discussione.
Richiesta di un confronto più approfondito
Secondo ANCI, l’iter parlamentare non dovrebbe concludersi prima che sia stato completato un vero confronto tra istituzioni, auspicando che l’accordo in sede di Conferenza Unificata arrivi prima del via libera definitivo delle Camere. Finora, infatti, si è svolta una sola riunione tecnica, ritenuta insufficiente per affrontare le questioni di merito e proporre modifiche adeguate.
Autonomia fiscale: ancora troppo debole
Il cuore della critica riguarda il mancato rafforzamento dell’autonomia tributaria degli enti locali. Lo schema proposto, pur introducendo alcune modifiche alla normativa fiscale locale, non interviene sui nodi strutturali che da tempo limitano la capacità dei Comuni di finanziare le proprie funzioni in modo autonomo. In particolare, ANCI sottolinea come il testo non valorizzi la leva fiscale locale come previsto dai principi costituzionali.
Un punto centrale delle richieste è l’introduzione di una vera compartecipazione degli enti locali ai tributi statali, uno strumento previsto dall’articolo 119 della Costituzione ma mai pienamente attuato. Secondo ANCI, questa forma di entrata deve diventare un pilastro del finanziamento comunale, offrendo margini di manovra utili per fronteggiare vincoli di bilancio sempre più rigidi.
Le ipotesi di riferimento spaziano dall’IVA, all’IRES e all’IRAP, legate al tessuto economico locale e dunque coerenti con il ruolo dei Comuni nella promozione dello sviluppo territoriale.
Una leva fiscale da rendere effettivamente flessibile
Altro aspetto critico riguarda la scarsa possibilità per gli enti locali di modulare realmente le aliquote e le tariffe dei propri tributi. Negli ultimi anni, il blocco delle risorse trasferite dallo Stato ha costretto i Comuni ad aumentare la pressione fiscale locale per garantire i servizi essenziali. Tuttavia, questa autonomia apparente si è rivelata in molti casi una copertura per tagli lineari, che hanno ridotto le possibilità di azione delle amministrazioni.
ANCI propone, in quest’ottica, di collegare la flessibilità fiscale all’introduzione di nuove fonti di entrata, così da garantire una reale capacità di intervento, sia in aumento che in riduzione, in relazione alle esigenze delle singole realtà locali.
Strumenti di gestione e riscossione ancora insufficienti
L’associazione chiede anche un rafforzamento degli strumenti a disposizione dei Comuni per la gestione e il recupero delle entrate. Già in occasione di precedenti decreti attuativi della legge delega, ANCI aveva avanzato proposte in tal senso, auspicando che queste trovino finalmente spazio nel testo attuale.
Allarme sull’IRPEF regionale: “a rischio i servizi fondamentali”
Uno dei passaggi più controversi del decreto è l’introduzione di una nuova compartecipazione regionale all’IRPEF, destinata a sostituire trasferimenti statali attualmente indirizzati a servizi fondamentali gestiti dai Comuni, come scuola, welfare e trasporti locali. L’ANCI ha espresso una netta contrarietà a questa misura, giudicandola una forma di indebita sottrazione di risorse vitali per il funzionamento degli enti locali.
Secondo l’associazione, si tratta di un’ingerenza inammissibile nelle prerogative statali e di una violazione dell’assetto costituzionale dei finanziamenti agli enti territoriali, che stabilisce con chiarezza i canali di finanziamento: tributi propri, compartecipazioni e fondi perequativi. Ogni deviazione da questo modello, secondo ANCI, rischia di compromettere l’equilibrio del sistema e la possibilità per i Comuni di garantire servizi di qualità ai cittadini.
Serve una visione sistemica
In sintesi, si chiede che la riforma della fiscalità locale non si limiti a ritocchi marginali, ma si muova in una direzione coerente con i principi della legge delega e della Costituzione. Rafforzare l’autonomia finanziaria dei Comuni, garantire strumenti adeguati per la gestione delle entrate e preservare le risorse necessarie a svolgere le funzioni fondamentali sono le condizioni minime, secondo l’associazione, per dare un senso compiuto al federalismo fiscale.
Riforma dei tributi locali: il documento con le criticità evidenziate dall’ANCI
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