Roma, donna morta dopo liposuzione: oggi l’autopsia sul corpo di Ana Sergia Alcivar Chenche
In attesa dell’autopsia, prevista per oggi, proseguono a ritmo serrate le indagini per far luce sulla morte di Ana Sergia Alcivar Chenche, deceduta dopo la liposuzione in un ambulatorio abusivo a Roma.
L’esame autoptico verrà effettuato presso l’Istituto di medicina legale del Verano: la donna, 46 anni, cittadina ecuadoriana, è deceduta sabato scorso al pronto soccorso del Policlinico Umberto I della Capitale. La donna era arrivata in condizioni critiche a bordo di un’ambulanza privata, chiamata con ritardo dopo un intervento di liposuzione eseguito in un ambulatorio privo di autorizzazioni sanitarie nel quartiere Primavalle, in zona Torrevecchia.
Donna morta dopo liposuzione: 3 indagati
Per la morte della donna risultano indagati per omicidio colposo il chirurgo plastico Jose Lizarraga Picciotti, 65 anni, di origini peruviane, un anestesista di 67 anni e un’infermiera.
A disporre l’autopsia è stato il pubblico ministero Sergio Colaiocco, mentre le indagini sono affidate alla squadra mobile della questura di Roma e al distretto di polizia di Primavalle. Sotto sequestro l’intero studio medico, trasformato abusivamente in ambulatorio chirurgico.
Le indagini
Secondo quanto emerso, la donna avrebbe accusato un grave malore già diverse ore prima dell’arrivo dei soccorsi. Tuttavia, nessuno dei presenti avrebbe chiamato tempestivamente il 118. L’intervento del personale sanitario è avvenuto solo dopo che il titolare della struttura ha contattato una società privata di ambulanze. Nessun defibrillatore, nessuno strumento di primo intervento, nessuna cartella clinica: queste le gravi carenze riscontrate all’interno dello studio, che operava al di fuori di qualsiasi controllo sanitario. I cellulari dei tre indagati sono stati sequestrati per verificare contatti e comunicazioni intercorsi durante le ore cruciali in cui la paziente versava in condizioni disperate.
Le indagini si stanno concentrando anche sul ruolo del personale dell’ambulanza privata, con tanto di medico a bordo, chiamato da un cellulare diverse ore dopo, quando la donna era agonizzante. Al vaglio della Procura di Roma, infatti, c’è anche la scelta della destinazione ospedaliera, quella del Policlinico Umberto I, a diversi chilometri di distanza, preferito ad altri ospedali molto più vicini, con conseguente perdita di tempo prezioso.
Particolare attenzione da parte degli investigatori anche sull’assenza di una comunicazione preventiva all’ospedale da parte del mezzo di soccorso. Nessuna segnalazione era stata fatta circa l’arrivo imminente di una paziente in fin di vita. Secondo chi indaga anche questa negligenza potrebbe avere influito sul decesso.
Ascoltata l’amica della vittima
Ieri è stata ascoltata anche l’amica della vittima che l’aveva accompagnato nell’ambulatorio del dottor Lizarraga per sottoporsi all’operazione. Era stata proprio la donna a consigliarle la struttura. Jose Lizarraga Picciotti non è nuovo a guai giudiziari.
Il chirurgo era già stato condannato
Nel 2013 era stato condannato per lesioni personali in relazione alla sua attività medica, anche se l’accusa era stata prescritta nel 2015. In passato, era già stato sanzionato dai carabinieri del Nas per irregolarità amministrative legate alla gestione di strutture sanitarie non a norma. Intanto, la Procura di Roma sta valutando l’ipotesi di estendere le indagini ad altri reati, tra cui l’esercizio abusivo della professione medica e la responsabilità per l’organizzazione sanitaria dello studio. La posizione dei tre indagati potrebbe aggravarsi nelle prossime ore, con i risultati dell’autopsia e degli esami tossicologici.
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