Rubinacci chiude il 2025 a 8 mln, crescita double digit tra archivio e inediti esperimenti retail

Novembre 24, 2025 - 21:30
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Rubinacci chiude il 2025 a 8 mln, crescita double digit tra archivio e inediti esperimenti retail
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Rubinacci guarda al futuro senza dimenticare il proprio dna. La storica sartoria napoletana fondata nel 1932 da Gennaro Rubinacci, e portata alla notorietà internazionale da suo figlio Mariano, punta sempre più sulle intuizioni vincenti di Luca, CEO e direttore creativo dal 2002, nonché esponente della terza generazione di artigiani dell’eleganza. Rubinacci Srl ha chiuso il 2024 con un giro d’affari pari a 7,5 milioni di euro e un’ebitda al 18% con previsione di arrivare al 23% in due anni. L’esercizio 2025 si chiuderà a 8 milioni di euro (+14%); parallelamente il ramo inglese, trainato dalla boutique londinese in Mount Street inaugurata nel 2005, fatturerà 2 milioni. Oltre allo store di Mayfair, il brand è presente in Italia in via Chiaia a Napoli e in via Gesù, nel cuore del Quadrilatero milanese. Luca Rubinacci ha però apportato alcune innovative novità alla struttura retail, e non solo.

Sartoria Rubinacci a Casandrino

“Al civico 149 di via Chiaia abbiamo un’istallazione permanente su strada, ‘L’oro nelle mani’. Una boutique chiusa al pubblico dove il turista, i clienti e tutti i passanti possono guardare cosa accade all’interno di questo piccolo laboratorio nel cuore di Napoli. Gli artigiani lavorano a mano le creazioni Rubinacci bespoke, è possibile osservarli mentre si dedicano alla realizzazione dei pantaloni partendo dal taglio al cucino fino alle rifiniture dei dettagli, così come alla creazione di giacche e panciotti”, spiega il CEO a Pambianconews circondato dai maestri e dalle maestre intente ad applicare bottoni e rifinire asole. A pochi metri, l’imponente Palazzo Cellamare ospita l’atelier Rubinacci, un luogo che racconta la storia dell’azienda, dai completi ready to wear, alla maglieria fino agli accessori: foulard, sciarpe, cravatte, profumi, calzature e borse. “In fondo il cliente può farsi coccolare dal nostro bespoke, immerso in tessuti di ogni genere. I 300 metri quadrati ospitano tutto il nostro know how e, da quando un anno fa abbiamo dato vita a ‘L’oro nelle mani’, il flusso di clienti è più che raddoppiato”.

Laboratorio ‘L’oro nelle mani’ in via Chiaia

Oltre alle creazioni bespoke, fiore all’occhiello di Rubinacci per cui è necessaria una lavorazione di 50 ore, il brand propone anche completi made to measure realizzati in 20 ore e ready to wear, pronti in circa 12 ore. “A partire dalla collezione primavera/estate 2026 l’offerta includerà anche la nuova linea SW1 dedicata agli abiti da cerimonia ispirati alle strutture inglesi dei grandi sarti di Savile Row, il nome è ispirato proprio al suo codice postale. Gli indumenti risentiranno comunque dello spirito napoletano con le nostre spalle a camicia e le tasche a barchetta ma con una costruzione semi-intelata”, spiega Rubinacci che ha fatto scuola proprio a Londra nella nota sartoria Kilgour per un anno accanto Ritchie Campbell, ora direttore di Huntsman, e ha avuto come mentore Sergio Loro Piana da cui ha appreso la conoscenza dei tessuti e il savoir faire. Dopo aver visitato il laboratorio metropolitano e il flagship il CEO ci porta a circa dieci kilometri da Napoli, a Casandrino, dove sorge la nuova sede aziendale di 4mila metri quadrati.

Sarto nel laboratorio in via Chiaia

“È un edificio che abbiamo realizzato due anni fa in concomitanza con l’ottantesimo compleanno di mio padre, si tratta di un progetto alimentato con pannelli solari che raccoglie tutto il nostro mondo. La logistica e gli uffici convivono con la sartoria dove i sarti e le sarte possono usufruire dell’area mensa e delle docce. L’archivio al piano -1 raccoglie un vero e proprio tesoro di tessuti, arredi e ricordi provenienti dalle nostre boutique, è da qui che ricaviamo le stoffe per la nostra collezione Vintage Archive”, spiega Rubinacci circondato da centinaia di completi pronti per essere spediti in tutto il mondo, modelli storici indossati da Vittorio De Sica e giovani sarti intenti a cucire accanto a colleghi veterani. Rubinacci conta in totale circa 70 dipendenti con un cambio generazionale evidente. I completi bespoke hanno un entry price di 7.500 euro e possono superare i 30mila, mentre il ready to wear comprende giacche da 980 a 3mila euro, camicie da 400 e pantaloni che arrivano a 780 euro. Il prêt-à-porter casual-chic di Rubinacci vale il 50% del fatturato, il 10% del quale legato all’e-commerce diretto. Tra i principali partner spiccano MrPorter, Mytheresa, Beymen Group e Todd Snyder; tra i prodotti più venduti ci sono proprio i capi della collezione Vintage Archive, realizzati con tessuti che possono risalire anche agli anni Cinquanta. Il ready to wear è pensato per una clientela più giovane grazie all’introduzione di sahariane e overshirt, giacche destrutturate dallo stile quotidiano. All’anno vengono vendute circa 5mila paia di calzature prodotte in Toscana da maestri pantofolai specializzati.

Mariano e Luca Runinacci a Milano, Atelier Rubinacci a Palazzo Cellamare

Rubinacci resta saldamente un family affair, il CEO è infatti affiancato dalla sorella Chiara, suo braccio destro che vive a Londra e si occupa del business all’ombra del Tower Bridge, a cui si aggiungono le altre due sorelle Alessandra, responsabile dello store partenopeo, e Marcella, a capo dell’e-commerce. I profumi sono frutto della passione della madre dei fratelli Rubinacci. All’expertise nel menswear potrebbe affiancarsi anche l’ingresso nell’abbigliamento femminile? Il CEO appare possibilista e tiene a specificare che alla quantità predilige sempre la qualità: “Realizziamo 800 abiti bespoke all’anno con una richiesta di oltre 1.200 e un’attesa di 3-6 mesi circa per la consegna”, spiega Rubinacci che, prima di entrare nell’azienda di famiglia è stato velista per oltre dieci anni, “un’esperienza formativa che mi ha dato metodo e capacità di previsione”, conclude indossando il cappello da cui non si separa mai.

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Redazione Redazione Eventi e News