Sardegna, la Consulta annulla la decadenza della presidente Todde

Ottobre 16, 2025 - 01:30
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Sardegna, la Consulta annulla la decadenza della presidente Todde

La Corte costituzionale, con la sentenza 148 pubblicata oggi, 15 ottobre 2025, si è pronunciata sul ricorso per conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione Sardegna nei confronti dello Stato, avente a oggetto l’ordinanza-ingiunzione emessa il 20 dicembre 2024 dal Collegio regionale di garanzia elettorale istituito presso la Corte d’appello di Cagliari. La corte ha dichiarato che non spettava allo Stato e dunque al collegio affermare, nella motivazione dell’ordinanza impugnata, che “si impone la decadenza dalla carica del candidato eletto”, né di disporre “la trasmissione della presente ordinanza/ingiunzione al presidente del consiglio regionale per quanto di competenza in ordine all’adozione del provvedimento di decadenza di Todde Alessandra dalla carica di presidente della regione Sardegna”. I giudici della Consulta hanno anzitutto rilevato che i collegi regionali di garanzia elettorale, istituiti dalla legge numero 515 del 1993 per esercitare il controllo sulle spese della campagna elettorale dei candidati per le elezioni politiche dei due rami del Parlamento – controllo poi esteso dalla legge numero 43 del 1995 alla elezione dei Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario – sono organi dello Stato che operano in condizioni di indipendenza al fine di garantire la genuinità e l’autenticità del formarsi della volontà del corpo elettorale. Il sistema di controllo, affidato a tali organi, è operante anche nella Regione Sardegna per effetto di una scelta del legislatore regionale statutario il quale, con l’articolo 22 della legge numero 1 del 2013, ha stabilito di rinviare, per quanto riguarda la disciplina delle cause di ineleggibilità concernenti le cariche elettive regionali, alle leggi statali. Ciò premesso, la Corte ha osservato che le pur gravi fattispecie contestate alla presidente eletta, tra le quali la mancata nomina di un mandatario elettorale, non sono riconducibili a quelle che, in modo esplicito, la legge numero 515 del 1993 ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza.
Nell’imporre la decadenza al Consiglio regionale, sulla base dei fatti così accertati, il Collegio di garanzia elettorale ha, pertanto, esorbitato dai propri poteri e leso le prerogative della Regione. La Corte precisa però che la decisione nel merito spetta al giudice civile, competente per il giudizio di opposizione all’ordinanza-ingiunzione.

“Inammissibile conflitto attribuzione Regione”

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso per conflitto di attribuzione sollevato dalla Regione Sardegna nei confronti dello Stato, nel caso specifico nei confronti del Tribunale civile di Cagliari, avente a oggetto l’ordinanza-ingiunzione emessa il 20 dicembre 2024 dal Collegio regionale di garanzia elettorale istituito presso la Corte d’appello di Cagliari. La Corte sottolinea che la sentenza del Tribunale civile di Cagliari è stata pronunciata unicamente nei confronti delle due parti intervenute – Alessandra Todde, personalmente, in quanto destinataria delle sanzioni, e il collegio di garanzia, in quanto autorità che ha emesso l’atto – e non anche nei confronti della Regione Sardegna, rimasta estranea al giudizio. Le affermazioni del giudice nella sentenza, secondo le quali il Consiglio regionale non potrebbe sindacare l’accertamento sui fatti compiuto dall’organo di controllo, non sono pertanto vincolanti per la Regione, che non si è mai ancora formalmente pronunciata sulla vicenda: per la corte viene dunque a mancare il requisito dell’attualità della lesione lamentata, da qui l’inammissibilità del ricorso.

Todde: “Hanno provato ad affossarmi ora avanti a testa alta”

“Ho appreso da Bruxelles la notizia della sentenza della Corte Costituzionale mentre presiedevo il Forum delle regioni insulari europee. La Consulta ha riconosciuto che il Collegio di garanzia elettorale ha esorbitato dai propri poteri, pronunciandosi sulla mia decadenza in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità, e ha quindi menomato le attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione Sardegna. In parole semplici, la Corte ha affermato che non spettava né allo Stato, né al Collegio di garanzia dichiarare la mia decadenza né che vi erano i presupposti per poterla dichiarare”. Lo afferma la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde.
“In questi mesi – continua la presidente – mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno provato a mettere in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi, invece, abbiamo scelto un’altra strada: quella della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni, della serietà e del lavoro quotidiano. Abbiamo continuato a fare ogni giorno tutto ciò che è necessario per risollevare la Sardegna, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la convinzione che la verità avrebbe parlato da sé”.
“Oggi la Corte Costituzionale si è espressa. E noi continuiamo ad andare avanti, a lavorare a testa alta, con ancor più energia e determinazione con un solo obiettivo in mente: il bene della Sardegna”, conclude Todde.

Conte: “Che dicono garantisti a senso unico destra?”

“La Corte costituzionale si è appena pronunciata: Alessandra Todde non ha compiuto nessun atto a rischio di decadenza. La Corte costituzionale chiarisce che né il Collegio regionale di garanzia elettorale né il Tribunale civile di Cagliari avevano il potere di spingersi a fare questa valutazione. Ne eravamo certi, conoscendo le norme di legge e avendo letto le carte“. Lo scrive sui suoi social il leader del M5S Giuseppe Conte. “Cosa diranno adesso – aggiunge – i garantisti ‘a senso unico’ del centro-destra che scudano i loro ministri e sottosegretari e finanche i criminali libici per ogni possibile violazione del diritto interno e internazionale e poi invece tentano di ribaltare il voto espresso democraticamente dal popolo sardo, con cavilli giuridici e campagne denigratorie?”. “Alessandra – conclude – continua a lavorare così, con passione e determinazione, che le donne e gli uomini di Sardegna sanno distinguere!”.

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