Sfiducia a von der Leyen, le tentazioni (e le difficoltà) dell’ala progressista dell’Eurocamera

Bruxelles – Rinunciare allo sgambetto tanto atteso a Ursula von der Leyen, o ‘sporcarsi le mani’ appoggiando la mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione europea presentata dall’estrema destra. È questo il dilemma che attanaglia alcuni dei gruppi dell’ala progressista dell’Eurocamera a una settimana dal voto, previsto il 10 luglio. Se i socialdemocratici hanno escluso chiaramente ogni complicità con l’universo sovranista, non hanno ancora sciolto le riserve i gruppi dei Verdi e della Sinistra.
Formalmente, entrambe le formazioni decideranno come votare solo lunedì 7 luglio, quando gli eurodeputati si ritroveranno per la sessione plenaria all’emiciclo di Strasburgo. Verdi e Sinistra – che contano rispettivamente 53 e 46 membri all’Eurocamera -, seppur contigui a livello politico, si trovano in due situazioni diverse in rapporto alla maggioranza ‘Ursula’.
Il gruppo ecologista, parte integrante della coalizione europeista che ha sostenuto von der Leyen nel suo primo mandato, ha sgomitato per non rimanere esclusa dai giochi dopo le deludenti elezioni europee del 2024, e ha deciso di confermare il proprio supporto alla leader Ue nella speranza di ricevere in cambio qualche garanzia sull’agenda green della Commissione. La sinistra radicale si è invece opposta strenuamente alla rielezione di von der Leyen, denunciando a più riprese l’opacità del processo che ne l’ha confermata alla guida dell’esecutivo Ue. E gli ‘inciuci’ tra il Partito Popolare Europeo e i Conservatori e Riformisti, il partito sovranista allora guidato da Giorgia Meloni che a poco a poco si è conquistato un posto nelle stanze dei bottoni di Bruxelles.
A sorpresa, l’agguato a von der Leyen è arrivato proprio dalle file di Ecr, dal rumeno di Aur Georghe Piperea. E proprio mentre, anche tra i partiti progressisti, i malumori crescono a causa della strategia di riarmo europeo e dei sempre più frequenti passi indietro sul Green Deal. Le motivazioni messe nere su bianco nella mozione, sono il caso Pfizergate in cui è coinvolta von der Leyen in prima persona e le presunte ingerenze di Bruxelles nelle elezioni nazionali in Romania.
Di qui la contraddizione: la tentazione di detronizzare von der Leyen c’è, ma per farlo servirebbe fare fronte comune con i nemici di sempre. Fonti vicine al gruppo ecologista affermano che alla fine la compagine guidata da Terry Reintke e Bas Eickhout non sosterrà la mozione di sfiducia, “un attacco dell’estrema destra volto a creare caos“. Sulla stessa linea sembrerebbe The Left: secondo un portavoce, non si tratta di “un serio tentativo politico di rovesciare von der Leyen”, ma piuttosto di “un’operazione di comunicazione dell’estrema destra” per “ottenere visibilità”.
La posizione del gruppo guidato dalla francese Manon Aubry e dal tedesco Martin Schirdewan è tuttavia meno tranchante. Difficilmente i due copresidenti riusciranno a mantenere i propri eurodeputati uniti. Lo stesso Movimento 5 Stelle, che conta 8 eletti nel gruppo della sinistra radicale, pare orientarsi per confermare il ‘no’ a von der Leyen espresso un anno e mezzo fa. “Dopo un anno di disastri e riarmo, non vedo come possiamo cambiare orientamento”, spiegano dalla delegazione.
Qual è la tua reazione?






