Svelato il mistero sui Moai dell’Isola di Pasqua: i giganti di pietra che “camminavano”

Ottobre 15, 2025 - 01:30
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Svelato il mistero sui Moai dell’Isola di Pasqua: i giganti di pietra che “camminavano”

Dopo 800 anni di misteri, finalmente si è vicini a risolvere definitivamente il quesito più grande riguardo ai celebri Moai, le imponenti statue di pietra dell’Isola di Pasqua: come sono riuscite le antiche popolazioni polinesiane, isolate e prive di ruote, di gru o di grandi animali, a spostare monumenti alti fino a dieci metri e pesanti oltre 80 tonnellate?

Farlo su terreni accidentati era, per di più, un’impresa che sembrava impossibile per l’epoca. A risolvere l’arcano è stato uno studio rivoluzionario basato su fisica, modelli 3D ed esperimenti sul campo, pubblicato su Journal of Archaeological Science dalla Binghamton University e dall’Università dell’Arizona. La soluzione? I Moai non venivano trascinati, ma “camminavano“.

La scoperta che risolve il mistero sui Moai

Gigantesche statue enigmatiche con volti imponenti, tratti austeri e teste enormi, popolano l’Isola di Pasqua in Cile, chiamata anche Rapa Nui, nel cuore dell’oceano Pacifico. I Moai (quasi mille) non erano semplici “teste” scolpite, bensì interi corpi in gran parte sepolti sottoterra. Ogni statua rappresentava gli antenati venerati e simboleggiava il potere del clan che l’aveva realizzata.

Ma come venivano spostate? Tante sono le ipotesi formulate nel corso dei decenni: civiltà perdute, poteri soprannaturali, slitte, tronchi rotolanti o binari di legno, ma non si trovarono mai le prove. Almeno fino a oggi: la combinazione tra fisica, modellazione 3D e archeologia sperimentale ha scoperto la verità.

Moai, i giganti di tufo vulcanico dell'Isola di Pasqua
iStock
Moai, i giganti di tufo vulcanico di Rapa Nui

Come “camminavano” i Moai

Un team di ricerca, guidato dall’archeologo Carl Lipo della Binghamton University e da Terry Hunt dell’Università dell’Arizona, ha analizzato le scansioni 3D ad alta risoluzione delle statue, rivelando due caratteristiche chiave: una base a forma di D e una leggera inclinazione in avanti.

Non potevano essere elementi casuali, così hanno approfondito con una prova pratica. Hanno realizzato una replica a grandezza naturale dal peso di 4,35 tonnellate e posizionato il baricentro in modo tale che la statua potesse oscillare delicatamente in avanti quando tirata dai lati attraverso corde legate attorno alla testa o alle spalle della statua.

Avevano ragione: con soli 18 volontari e tre corde, sono riusciti a spostarla di 100 metri in soli 40 minuti. “Nel momento in cui inizia a muoversi, prende quasi vita“, ha dichiarato Lipo. “Le persone tirano da entrambi i lati e la statua avanza da sola. Più è grande, più diventa stabile. La fisica fa il resto”, ha aggiunto.

È così che i Moai riuscivano a “camminare”: due gruppi di persone si posizionavano ai lati, tirando alternativamente per creare un movimento ritmico. Ogni oscillazione faceva inclinare leggermente in avanti la statua in modo tale da evitare di cadere all’indietro.

Gli scavi archeologici, inoltre, hanno rivelato che le antiche strade di Rapa Nui, larghe circa 4,5 metri e caratterizzate da una leggera curvatura concava, erano progettate appositamente per stabilizzare le statue Moai durante il loro spostamento, evitando che si ribaltassero. Secondo l’archeologo Carl Lipo, ogni volta che i costruttori muovevano una statua, realizzavano contemporaneamente anche il tratto di strada sottostante, fondendo trasporto e costruzione in un unico rituale.

Questa scoperta ridefinisce la rete viaria dell’isola come un sistema dinamico, parte integrante dei processi cerimoniali e del culto, più che semplici percorsi tra insediamenti.

Perché è una scoperta importante

Le antiche leggende dell’Isola di Pasqua sulle statue “che camminavano” verso la costa sotto la guida degli spiriti ancestrali trovano oggi conferma nella scienza e nell’archeologia: il metodo di trasporto dei Moai, basato su equilibrio e oscillazioni controllate, spiega quei racconti e valorizza l’ingegnosità degli abitanti dell’isola.

Lo studio, inoltre, ribalta i vecchi miti di schiavitù e distruzione ambientale (secondo cui le statue venivano trascinate da tanti schiavi), rivelando invece una società organizzata, sostenibile e dotata di notevole conoscenza tecnica. Oggi il mistero dei Moai che “camminano” non appartiene più al mito, ma alla meraviglia della scienza.

La loro storia riscrive il concetto stesso di innovazione antica: il popolo di Rapa Nui seppe muovere giganti fatti di tufo vulcanico con corde di fibra e intuizioni degne della fisica moderna. Nessuna magia, solo genio umano nato dall’osservazione, dall’esperimento e dalla memoria collettiva.

Come ricorda l’archeologo Carl Lipo, “le società antiche non erano primitive: erano scienziati del loro mondo, ingegneri del loro ambiente e narratori della loro storia”. E così, sulle strade concave di Rapa Nui, i Moai sembrano avanzare ancora. Non per miracolo, ma per ingegno: passo dopo passo, continuano a camminare idealmente sul ponte che unisce leggenda e conoscenza.

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Redazione Redazione Eventi e News