Ucciso a coltellate in prigione Ian Watkins, ex frontman dei Lostprophets. Era stato condannato per pedofilia

Ian Watkins, ex frontman e fondatore della band rock gallese Lostprophets, è stato ucciso nel carcere di Wakefield, in Inghilterra. Il musicista, 47 anni, stava scontando una pena di 29 anni per gravissimi reati sessuali ai danni di minori, tra cui il tentato stupro della figlia neonata di una fan. Secondo quanto riferito dalla BBC, Watkins sarebbe stato aggredito e accoltellato mortalmente da due detenuti, Rashid Gedel, 25 anni, e Samuel Dodsworth, 43 anni, già comparsi davanti alla Corte dei Magistrati di Leeds.
L’ex cantante era stato già vittima di un’aggressione nel 2023, nella stessa prigione soprannominata “Monster Mansion”, ma in quell’occasione era riuscito a sopravvivere. L’ex fidanzata di Watkins, Joanne Mjadzelics, ha dichiarato al Daily Mail di non essere sorpresa per quanto accaduto, affermando che “fin dal primo giorno in cui è entrato in prigione camminava con un bersaglio sulla schiena”. La donna, che aveva contribuito a far emergere i crimini del cantante, ha aggiunto di sentirsi sollevata e ha rivolto un pensiero alle famiglie delle vittime: “Per loro, come per me, oggi è un giorno di sollievo”.
Dalla condanna allo sdegno pubblico
Nel 2013, Ian Watkins era stato condannato a 14 e 15 anni di reclusione consecutivi, per un totale di 29 anni, a seguito di un processo che aveva sconvolto il Regno Unito. Le accuse comprendevano rapporti sessuali con una minorenne, tentato stupro di un neonato e diffusione di materiale pedopornografico. Nello stesso anno, i Lostprophets avevano annunciato lo scioglimento del gruppo, prendendo pubblicamente le distanze dal loro ex leader.
Anche due delle madri coinvolte nei crimini, furono condannate rispettivamente a 14 e 17 anni di carcere. Durante la sentenza, il giudice Royce aveva espresso parole durissime: “Questo caso apre nuove strade di orrore. Qualsiasi persona perbene proverà solo shock, repulsione e incredulità”. Watkins, descritto come totalmente privo di rimorso e “pericoloso per la società”, era considerato uno dei detenuti più sorvegliati del Regno Unito.
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