Ue, via libera al pacchetto Omnibus: meno burocrazia Esg, più spazio alla competitività?
L’approvazione del pacchetto Omnibus I inaugura una fase di ricalibratura della regolazione europea sulla sostenibilità: meno oneri amministrativi per le imprese, ma anche un dibattito aperto sul rischio di indebolire alcuni presìdi del Green Deal
La definizione del pacchetto Omnibus I da parte delle istituzioni europee rappresenta un passaggio decisivo nella strategia di Bruxelles per coniugare competitività industriale e transizione sostenibile.
Attraverso un insieme coordinato di modifiche legislative, la Commissione mira a ridurre sensibilmente il peso amministrativo derivante dalle norme Esg, senza disattendere – almeno nelle intenzioni – gli obiettivi ambientali fissati dal Green Deal.
Il provvedimento si inserisce nel quadro della Bussola della Competitività, che prevede una riduzione degli oneri regolatori del 25% per le imprese europee, con punte del 35% per le Pmi.
Il via libera politico è arrivato il 9 dicembre 2025, con l’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio, seguito alla prima approvazione parziale del 14 aprile. Ora si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Ue, prevista entro la fine dell’anno.
Csrd, Csddd, Tassonomia: le principali modifiche
Le misure centrali del pacchetto Omnibus riguardano tre pilastri della normativa europea in materia di sostenibilità aziendale.
Semplificazioni alla Csrd
La Corporate Sustainability Reporting Directive subisce un intervento di carattere sostanziale. La soglia di applicazione passa da 500 a 1.000 dipendenti, una modifica che riduce di circa l’80% il numero delle imprese obbligate alla rendicontazione.
Contestualmente, viene formalizzato un rinvio di due anni delle fasi successive di attuazione: molte aziende di seconda e terza ondata inizieranno a rendicontare nel 2028 o 2029, anziché nel 2026 o 2027. Per gli operatori già coinvolti (wave one) è introdotta un’esenzione temporanea per il 2025-2026.
Adeguamenti alla Csddd
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive viene riformulata introducendo obblighi più proporzionati, soprattutto per le Pmi.
Gli aggiustamenti riguardano la valutazione dei rischi nelle catene di fornitura, calibrata in funzione delle dimensioni aziendali e dei settori produttivi coinvolti.
Tassonomia e Cbam
Il pacchetto interviene anche sulla Tassonomia europea delle attività sostenibili, rendendo più flessibili alcuni criteri e attenuando il principio Do No Significant Harm (Dnsh, giudicato troppo oneroso in termini di reporting.
Per il Cbam, il meccanismo che applica un costo del carbonio ai beni importati, vengono introdotte semplificazioni per ridurre gli adempimenti amministrativi e favorire la compliance delle imprese.
Oltre a questi tre assi principali, l’Omnibus rivede obblighi di monitoraggio e rendicontazione legati a emissioni industriali, gestione dei rifiuti e acque reflue, e introduce un embrionale Clean Industrial Deal per sostenere la decarbonizzazione dei comparti hard-to-abate.
Impatti attesi e posizioni divergenti
Il pacchetto è concepito per sostenere la competitività europea in un contesto internazionale caratterizzato da crescente pressione regolatoria, transizione industriale e concorrenza geopolitica sulle tecnologie pulite.
Le semplificazioni previste stimano risparmi per oltre 5,7 miliardi di euro in adempimenti burocratici, con un beneficio particolarmente tangibile per le Pmi che potranno affrontare la transizione sostenibile con un orizzonte temporale più dilatato.
Tuttavia, la riforma non è priva di criticità. Organizzazioni ambientaliste e osservatori indipendenti sottolineano come l’alleggerimento dei requisiti possa indebolire l’efficacia della regolazione climatica e generare un arretramento negli standard di trasparenza aziendale.
Un altro elemento sensibile riguarda l’incertezza per le imprese già impegnate in processi avanzati di adeguamento, che potrebbero trovarsi a ridefinire programmi, investimenti e sistemi di reporting.
La chiusura del negoziato su Omnibus I conferma la volontà delle istituzioni europee di rendere la transizione verde più accessibile e competitiva, pur in un equilibrio complesso tra snellezza procedurale e integrità degli obiettivi climatici.
Le prossime tappe, in particolare il recepimento nazionale e gli atti delegati di accompagnamento, saranno decisive per comprendere se questa stagione di semplificazione riuscirà a mantenere l’ambizione della decarbonizzazione europea senza cedere troppo alle pressioni economiche di breve periodo.
Crediti immagine: Depositphotos
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