Un 15enne in coma, l’ultima vittima dei libici in mare

Basterebbe il ragazzo di quindici anni che da ieri è intubato e in coma nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Catania per farla finita con il memorandum Italia Libia. O i suoi compagni di viaggio, ragazzini pure loro, uno con il volto distrutto dal colpo in faccia, l’altro con buco di proiettile di Kalashnikov che gli ha trapassato una gamba. I miliziani libici al vecchio peschereccio carico di migranti in fuga hanno sparato da distanza ravvicinata a meno di cento miglia da Malta, molto fuori dalla cosiddetta “zona Sar libica” che nemmeno potrebbe esistere perché la Libia non è un porto sicuro e la sua guardia costiera non è una guardia costiera.
I miliziani che il memorandum finanzia non sono in mare per salvare. Sono lì per cercare prede umane da catturare, o da ammazzare prima che possano giungere sulle coste italiane, greche o maltesi. E’ accaduto l’altro ieri, ma questo è solo l’ultimo di una lunga serie di crimini che il memorandum, in questi otto anni, ha ispirato e coperto. La Corte Penale Internazionale, un giorno, chiamerà alla sbarra quei ministri, quei governi, che hanno consentito tutto questo, ma intanto basterebbe la vita di quel ragazzo che se ne sta andando per cancellare quel Memorandum.
La motovedetta dalla quale è partito il fuoco ad altezza d’uom è una di quelle “donate” dall’Italia al governo fantoccio di Tripoli, proprio in virtù del memorandum concepito da Minniti e Gentiloni nel 2017. Saranno convinti di aver fatto “un buon lavoro” quando hanno trasformato il vecchio accordo di gentlemen agreement tra Berlusconi e Gheddafi sui migranti – “tu li tieni da te, ma mi raccomando non fargli del male”- in qualcosa di solido, di serio, concreto e organizzato come un patto tra Stati, verbalizzato, messo a sistema. Si deve a loro l’aver congegnato un piano per poter aggirare le “obsolete regole del diritto umanitario” come le ha definite all’Onu la premier attuale. Il padrone del lager di Mitiga, Almasri, grazie al memorandum e alla strategia italiana è potuto diventare “capo della polizia giudiziaria”.
Il memorandum copre un flusso di milioni di euro che giungono in pagamento per il “buon lavoro” ai criminali attraverso il governo di Tripoli e sono presi da due canali principali dalle casse italiane: il Fondo per la Cooperazione con l’Africa, e il parternariato con il Ministero degli Interni nell’ambito degli accordi di sicurezza europei. In più ci sono quelli in nero che arrivano con il famoso Falcon dei servizi. Ma anche altre regalie vengono fatte sempre per assicurarsi i servigi come quello fatto a quel ragazzino di quindici anni che sta morendo a Catania. Scambi di informazioni, ma soprattutto protezione. Dietro alla fuga organizzata per il latitante Almasri, c’è la logica del memorandum.
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