In questo Blocco Paradiso non c’è più spazio per la bellezza

Dicembre 13, 2025 - 14:00
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In questo Blocco Paradiso non c’è più spazio per la bellezza

C’è un’arte che vive fuori dai circuiti istituzionali. Un’arte che dialoga e trae linfa dagli spazi abitati dagli ultimi. E che parla la lingua degli uomini. È esempio di questo tipo di arte il progetto Blocco Paradiso, un’installazione temporanea, esposta oggi dalle 12 alle 18 nel cortile delle case popolari di via Porpora 43/47, a Milano. Per abitanti del quartiere e passanti sarà impossibile ignorarla: si tratta di una struttura in legno a forma di parallelepipedo, del tutto simile un’impalcatura. All’interno è allestito un salotto confortevole, mentre sui lati sono appese delle tele raffiguranti diversi soggetti, tutte rivolte verso l’esterno. 

Secondo le intenzioni dei curatori – i giovani artisti Kamil Sanders, Alessandra Martina, Iacopo Pesenti e Claudia Spoto – l’opera rispecchia figurativamente l’intento del progetto: l’arte – precaria come il contesto da cui scaturisce – che volge le spalle al paradiso, sia esso un condominio di lusso o un museo esclusivo, e si inoltra nel mondo, alla ricerca di forme di vita. In questo senso, la scelta del blocco 43/47 non è irrilevante: l’opera vuole anche accendere una luce sui frutti marci della gentrificazione a Milano, fenomeno di cui il complesso di via Porpora è epitome. Questi condomini, caso eccezionale di stabili Aler in centro, versano da tempo in pessime condizioni igienico-sanitarie e a breve andranno incontro a una ristrutturazione.

Le operazioni, però, non saranno indolori. «I lavori comporteranno il trasferimento di centinaia di residenti in altre strutture popolari della città: per i più anziani il trasloco sarà una condanna alla solitudine, dal momento che perderanno riferimenti e affetti che hanno avuto in questi anni» , commenta Gianfranco Candida di Mutuo Soccorso Milano, l’associazione che – assieme al Teatro delle Moire – ha promosso l’iniziativa artistica di oggi. E aggiunge: «Molto probabilmente l’obiettivo di Aler è sostituire i canoni popolari con canoni sociali, che sono quattro o cinque volte più alti: la soluzione è decisamente appetibile per un’azienda con seri problemi di bilancio».

Courtesy of the artist

A livello artistico questa “emorragia” dei cittadini dal centro della città è espressa dalla disposizione degli oggetti nello spazio. «Abbiamo deciso di esporre le opere rivolte verso l’esterno della struttura, proprio per sancire la fuga della bellezza di questo straordinario serbatoio umano dalle case in cui hanno abitato», spiega Kamil Sanders. Perché di bellezza si tratta, come sottolinea Riccardo Ricca, tra gli artisti presenti nella mostra temporanea, insieme a Jaco Caputo, Adi Haxhiaj, Eleonora Molignani, Iacopo Pesenti (anche curatore) e Arianna Varo.

Courtesy of the artist

Nella sua opera pittorica, intitolata Radici, Ricca riprende radici e bulbi di fiori presenti nel Deserto di Atacama, in Cile, uno dei luoghi più aridi sulla faccia della Terra, su cui piove una volta ogni cinque o sette anni. «Quel luogo, apparentemente arido e privo di vita, ha nel sottosuolo dei bulbi che vivono nell’oscurità e che aspettano la pioggia per poi fiorire, riempiendo il deserto di luce e colori. Qualcosa di simile l’ho visto in queste popolari: anche in queste zone di oscurità, c’è una vita che pullula e che aspetta solo il momento giusto per poi esplodere nella luce» , dice. «Nei luoghi più bui e nascosti della città c’è un’umanità varia, invidiabile e solo da scoprire».

E il Cile è alla base anche del processo creativo dell’installazione. «La struttura si ispira agli allestimenti della Biennale di Venezia del ‘74, quella dedicata al Cile, dove si è deciso di uscire fuori dagli spazi canonici dell’evento e di utilizzare semplici strutture a sostegno delle opere manifesto dell’edizione», spiegano Alessandra Martina e Claudia Spoto, co-curatrice di Blocco Paradiso. «Il display è lo stesso: una struttura effimera che dura giusto il tempo dell’evento, posta al di fuori degli spazi espositivi e all’interno di una piazza di fronte alle case popolari». E aggiungono: «L’idea è quella di fuoriuscire dai confini istituzionali per andare incontro a un pubblico di solito escluso dall’élite artistica». 

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Redazione Redazione Eventi e News