Videogiochi e intelligenza artificiale, il futuro è già qui

Il mondo dei videogiochi, e non solo, sta ormai cambiando: l’intelligenza artificiale viene implementata in diversi settori lavorativi e questo sta modificando sia le dinamiche del lavoro sia quelle sociali che ne derivano. È ormai noto come molte aziende la stiano adottando a discapito dei posti di lavoro.
L’uso dell’intelligenza artificiale rappresenta sì un aiuto nel realizzare calcoli complessi, scrivere codice o snellire vari aspetti della nostra vita quotidiana, da un assistente virtuale che svolge compiti di “segreteria” fino a correttori di bozze capaci di individuare errori grammaticali, ma tutto ciò comporta anche una serie di rischi.
Questi rischi riguardano diversi livelli della nostra vita: dalla perdita di posti di lavoro all’invasione della privacy, che viene costantemente messa a rischio da aziende che raccolgono dati personali per poi venderli a terze o quarte parti, spesso per indagini di mercato o operazioni di profilazione.
Un ulteriore rischio legato all’uso dell’intelligenza artificiale è l’emulazione delle arti. Sono ormai note le funzionalità di alcune IA capaci di trasformare foto e video nello stile dello Studio Ghibli o di altre produzioni animate, senza contare video in stile anime o vignette generate interamente dall’IA. Tutto ciò rischia di far perdere il significato profondo dell’arte, riducendola a un semplice prompt scritto nella maniera più chiara possibile per ottenere ciò che si desidera.
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Una delle possibilità di come potrebbe evolvere in futuro l'intelligenza artificiale[/caption]
I rischi dell'intelligenza artificiale sui posti di lavoro.
L’implementazione dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi comporta una serie di benefici economici per le aziende, spesso però a discapito dei lavoratori. L’IA, infatti, è in grado di sostituire in breve tempo migliaia di posti di lavoro, incidendo significativamente sui livelli occupazionali e sui tassi di disoccupazione del paese in cui opera l’azienda. Uno dei casi più recenti e lampanti è quello di Square Enix, che all’inizio di questo mese ha annunciato un progetto di integrazione dell’IA nei suoi studi a partire dal 2027, affermando inoltre di voler ridurre le proprie divisioni da undici a quattro. Questo comporterebbe una serie di licenziamenti su larga scala e l’utilizzo dell’IA come sostituto diretto dei dipendenti che perderebbero il loro posto di lavoro. Per lavoratori altamente specializzati e con anni di esperienza nel settore potrebbe non rappresentare un problema immediato, ma la scelta dell’azienda è comunque indicativa del cambiamento in atto e dei nuovi rischi che ne derivano. Sul lungo periodo, infatti, tutto ciò potrebbe portare a una riduzione ancora maggiore dei posti di lavoro, con conseguente aumento della disoccupazione e un possibile abbassamento dei salari dovuto alla diminuzione delle mansioni richieste. Inoltre, l’aumento della disoccupazione genererebbe una profonda crisi sociale: i cittadini avrebbero crescenti difficoltà nel sostenere le spese essenziali, destabilizzando lo Stato sul piano interno e politico. A cascata, molte altre attività economiche subirebbero un drastico calo degli introiti. Basti pensare a un piccolo bar situato vicino a un ufficio con un centinaio di dipendenti: se questi lavoratori venissero licenziati in massa e sostituiti dall’IA, il bar perderebbe gran parte della sua clientela, con conseguenze potenzialmente devastanti per la sua sopravvivenza. [caption id="attachment_1112850" align="alignnone" width="1200"]
OpenIA una delle prime aziende ad aver reso disponibile un'intelligenza artificiale per uso civile[/caption]
Arte e intelligenza artificiale, come svuotare un medium.
Un altro utilizzo, questa volta più improprio, riguarda l’impiego dell’IA per la creazione di contenuti artistici, sia nel mondo dei videogiochi sia al di fuori di esso. Viene infatti criticato l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per generare disegni e animazioni semplicemente attraverso la scrittura di prompt. Questo tipo di utilizzo rischia di svuotare di significato sia i contenuti artistici sia la figura stessa dell’artista. Da un lato, si potrebbe assistere a una crescente uniformità delle opere prodotte, con stili sempre più simili tra loro; dall’altro, anche l’artista verrebbe limitato nel proprio ruolo creativo. Si rischia infatti di perdere quell’innovazione e quella sperimentazione che hanno sempre caratterizzato il mondo dell’arte, sostituendole con la ricerca del prompt più preciso possibile per ottenere ciò che si desidera. Oltre alla già citata diminuzione dei posti di lavoro, questo comporterebbe anche un abbassamento della qualità dei prodotti artistici e una forte limitazione della creatività umana. L’artista potrebbe non sentirsi più libero — o nemmeno più motivato — a innovare e sperimentare, con il rischio di ritrovarci davanti a opere prive di anima, senza quel tocco umano che trasmette emozioni e vissuto. In altre parole, ci troveremmo di fronte a una serie di “messaggi” privi di vero significato [caption id="attachment_1112851" align="alignnone" width="1200"]
Un'immagine del film Opphenheimer resa in stile Studio Ghibli dall'intelligenza artificiale[/caption]
Ma alla fine, né varrebbe veramente la pena affidarci all'intelligenza artificiale?
Senza adeguate politiche di regolamentazione sull’uso dell’intelligenza artificiale e sulla sua implementazione in ambito lavorativo, l’IA potrebbe avere effetti devastanti, generando disoccupazione e accentuando ulteriori disuguaglianze sociali e tecnologiche. Tutto ciò rischierebbe di sfociare, sul lungo periodo, in una serie di crisi economiche e sociali difficili da gestire. D’altro canto, l’IA e il suo sviluppo non possono essere trascurati. Un utilizzo efficace e responsabile di questa tecnologia potrebbe infatti favorire un enorme progresso, aprendo la strada a una nuova era per l’umanità grazie alle sue capacità di calcolo e alla possibilità di svolgere operazioni estremamente complesse. L’intelligenza artificiale deve però essere vista come uno strumento al servizio dei lavoratori, e non come una loro sostituta. Per questo motivo è fondamentale adottare politiche sociali che garantiscano un adeguato sostegno economico a tutti coloro che perderanno il proprio impiego a causa dell’automazione. Una delle possibili soluzioni potrebbe essere l’introduzione di un reddito di base universale, che permetta a ciascun individuo di vivere in condizioni dignitose, evitando situazioni di povertà assoluta o relativa.L'articolo Videogiochi e intelligenza artificiale, il futuro è già qui proviene da GameSource.
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