16 organizzazioni denunciano impatto deregolamentazione Ogm

Lug 10, 2025 - 09:30
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16 organizzazioni denunciano impatto deregolamentazione Ogm

Roma, 9 lug. (askanews) – Con un position paper uscito oggi, 16 organizzazioni agricole, della società civile, di difesa dei consumatori e dell’ambiente (tra cui Federbio, Wwf, Slow Food Italia, Altragricoltura) denunciano i rischi economici, per l’agricoltura e le piccole aziende sementiere, che si concretizzerebbero con l’abolizione della tracciabilità dei nuovi Ogm/Tea. E chiedono al governo e ai parlamentari europei di rigettare il nuovo regolamento e applicare tutte le disposizioni attualmente in vigore per gli organismi geneticamente modificati anche ai nuovi Ogm/Tea.

La proposta Regolamento UE sulle nuove tecniche genomiche, sottolineano, “intende cancellare gli obblighi di tracciabilità e pubblicazione dei metodi di identificazione e rilevamento contenuti nella direttiva 2001/18 sugli OGM”.

L’effetto sarebbe disastroso, spiegano le associazioni. Finora i prodotti delle invenzioni biotecnologiche, ovvero gli organismi geneticamente modificati, sono stati regolati in modo da poter essere rilevabili e identificabili in modo indipendente, così da consentire misure di attribuzione corretta delle responsabilità in caso di contaminazione dei campi e delle filiere OGM-free. “L’impatto di una deregulation, come quella che si sta discutendo nel Trilogo fra Commissione UE, Europarlamento e Ministri dell’Agricoltura, sarebbe irreversibile e potenzialmente rovinoso per il settore agricolo italiano, biologico in primis, e per quello della selezione e costituzione varietale (breeding)”, sottolineano le associazioni.

“La libera circolazione di OGM non tracciati, produrrebbe la sicura contaminazione dei campi biologici e coltivati senza organismi modificati – aggiungono – Per gli agricoltori che praticano la selezione delle sementi in azienda sarebbe la fine. E in Italia non sono pochi, considerando che ad oggi l’impiego di seme non certificato per specie come il frumento duro è vicino al 50%. Il costo di una semente modificata è di circa 4-5 volte superiore a quello di una semente convenzionale, cifra che dà la misura di quanto costerebbe agli agricoltori rifornirsi di queste varietà per evitare denunce”.

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