Archeologia: Prove concrete delle tecniche costruttive romane

Dicembre 12, 2025 - 14:58
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Archeologia: Prove concrete delle tecniche costruttive romane

I materiali da costruzione trovati in stanze parzialmente costruite a Pompei offrono indizi su come gli antichi Romani producevano il cemento, secondo una ricerca pubblicata su Nature Communications. Queste intuizioni migliorano la nostra comprensione delle tecnologie romane antiche che hanno mantenuto in piedi le strutture per secoli.

 

 

 

I materiali da costruzione trovati in stanze parzialmente costruite a Pompei offrono indizi su come gli antichi Romani producevano il cemento, secondo una ricerca pubblicata su Nature Communications.

Queste intuizioni migliorano la nostra comprensione delle tecnologie romane antiche che hanno mantenuto in piedi le strutture per secoli.

Gran parte della nostra conoscenza delle tecniche costruttive romane si basa su resoconti scritti, poiché la scoperta di strumenti e materie prime nei siti archeologici è stata relativamente limitata e frammentaria.

In precedenza si pensava che si basassero molto sull’uso di calce stinta (calcare riscaldato mescolato con acqua).

Tuttavia, ricerche recenti hanno indicato un processo noto come ‘miscelazione a caldo’, in cui la calce vivace (calcare secco e riscaldato) viene miscelata direttamente con acqua, rocce vulcaniche e cenere.

Questo produce una reazione chimica che riscalda la miscela. Non sono ancora state trovate prove archeologiche a sostegno diretto dell’uso di questo metodo.

Admir Masic e colleghi del Massachusetts Institute of Technology hanno esaminato stanze recentemente scavate nella città romana di Pompei per chiarire questo processo.

Le stanze erano in costruzione attiva quando furono abbandonate a causa dell’attività vulcanica nel 79 d.C., conservando contenitori di materiali da costruzione in cemento e attrezzi dove li operai li lasciavano.

Gli autori hanno identificato calce vive, cenere vulcanica e aggregati — tutti materiali che supportano l’uso della tecnica del ‘hot mixing’.

Hanno anche trovato pesi e strumenti di misura, che suggeriscono avrebbero potuto essere usati per garantire rapporti coerenti per il gettamento del calcestruzzo e garantire pareti dritte e livellate.

Gli autori hanno inoltre analizzato la composizione chimica e la microstruttura di questi materiali da costruzione.

Hanno trovato una firma molecolare distintiva e un pattern di crepa e porosità che potrebbero essere direttamente collegati all’applicazione di tecniche di miscelazione a caldo e calce viva sul sito.

Gli autori deducono dai dati che i lavoratori di Pompei utilizzavano tecniche di ‘miscelazione a caldo’ nell’edilizia al tempo dell’attività vulcanica.

Questo lavoro sfrutta una combinazione unica di letteratura antica, archeologia e scienza dei materiali per informare la nostra comprensione delle tecniche costruttive romane.

Gli autori suggeriscono che le intuizioni qui acquisite potrebbero essere applicate ai processi costruttivi moderni con l’obiettivo di generare un calcestruzzo più duraturo e sostenibile.

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Redazione Redazione Eventi e News