Attesa per l’elezione del nuovo presidente della Banca africana di sviluppo, in lizza cinque candidati
Sarà scelto domani, giovedì 29 maggio, il nuovo presidente della Banca africana di sviluppo (Afdb), l’istituzione finanziaria fondata nel 1964 con lo scopo di aiutare lo sviluppo economico e il processo sociale dei Paesi africani. Sono cinque i candidati in lizza per succedere al nigeriano Akinwumi Adesina, che si dimetterà a settembre dopo aver completato due mandati di cinque anni: il senegalese Amadou Hott, che ha ricoperto la carica di ministro dell’Economia, della Pianificazione e della Cooperazione del Senegal dal 2019 al 2022; lo zambiano Samuel Munzele Maimbo attualmente vicepresidente della Banca mondiale per il bilancio, la revisione delle performance e la pianificazione strategica; il mauritano Sidi Ould Tah, ex presidente della Banca araba per lo sviluppo economico (Idb) in Africa; il ciadiano Abbas Mahamat Tolli, ex governatore della Banca degli Stati dell’Africa Centrale (Beac); la sudafricana Bajabulile Swazi Tshabalala, ex vicepresidente senior dell’Afdb, che è anche l’unica candidata donna. Per risultare vincitore uno dei cinque candidati dovrà ottenere almeno il 50 per cento più uno dei voti dai delegati dei 54 Paesi membri della Banca e, in una seconda votazione, da tutti gli 81 membri, compresi quelli non africani.
L’elezione del nuovo presidente dell’istituto avverrà nell’ambito della riunione del Consiglio dei governatori del Fondo africano di sviluppo (Adf), che si è aperto lunedì ad Abidjan, in Costa d’Avorio, e si concluderà venerdì prossimo, 30 maggio. I cinque candidati hanno utilizzato vari impegni pubblici per evidenziare le aree prioritarie su cui si concentreranno, qualora fossero eletti alla carica di vertice. Il candidato senegalese Amadou Hott si è posto l’obiettivo di investire di più nell’istruzione per sviluppare il capitale umano del continente. “Dobbiamo investire di più nell’istruzione, dobbiamo investire di più nello sviluppo delle competenze. Non si tratta solo di avere istruzione e competenze, ma anche di avere opportunità di lavoro”, ha dichiarato durante una recente riunione tenutasi per i cinque candidati presso l’Istituto di Brooklyn per la ricerca sociale, a New York. “La nostra sfida più grande è che abbiamo decine di milioni di giovani, uomini e donne, che sono sul mercato del lavoro e non trovano opportunità. Quindi, qualunque cosa facciamo, dobbiamo assicurarci che le nostre economie generino più posti di lavoro e attività, in modo che le persone possano avere un reddito”, ha sottolineato l’ex ministro senegalese nel sostenere la sua candidatura.
Il candidato zambiano, Samuel Munzele Maimbo, ha dichiarato da parte sua che il suo obiettivo sarà quello di garantire che la maggior parte dei governi del continente riceva il sostegno finanziario necessario per far crescere le rispettive economie. “Voglio assicurarmi che stiamo supportando al meglio le esigenze dei governi affinché possano orientarsi in un contesto molto complesso e polarizzato”, ha affermato Maimbo, aggiungendo che la Banca dispone di una notevole quantità di finanziamenti agevolati per supportare i governi, ma che in definitiva il loro obiettivo principale è “garantire una rapida crescita delle economie”. Il candidato ciadiano Abbas Mahamat Tolli punta invece sulla spinta delle economie africane a diversificare e consolidare la propria base di reddito, un obiettivo che può essere raggiunto investendo nelle energie rinnovabili. “Dobbiamo concentrarci sulle energie rinnovabili per avere un’energia affidabile e sostenibile. Dobbiamo anche investire nei settori delle infrastrutture e dell’agricoltura”, ha affermato Tolli, sottolineando che queste saranno per lui le priorità.
Per il mauritano Sidi Ould Tah, invece, l’obiettivo principale è quello di massimizzare il potenziale della popolazione giovane del continente e investire nell’agricoltura. “Dobbiamo lavorare sulla demografia e trasformarla in potere. Dobbiamo utilizzare le nostre risorse naturali e trasformare la nostra ricchezza in prosperità”, ha affermato, sottolineando la volontà di incoraggiare i Paesi africani ad aumentare il valore delle proprie risorse naturali e a trasformare questi prodotti in una fonte vitale di reddito per la crescita. La sudafricana Bajabulile Swazi, unica candidata donna in lizza, punta invece ad una maggiore produttività e al miglioramento delle infrastrutture del continente. “La produttività dell’Africa è inferiore a quella di molte altre regioni del resto del mondo e questo divario di produttività è dovuto al divario infrastrutturale”, ha sottolineato. “A mio avviso, non è possibile creare posti di lavoro, industrializzare e realizzare progetti ambiziosi senza infrastrutture di base. Tra queste, strade ed elettricità”, ha aggiunto.
Nel corso di una conferenza stampa tenuta in occasione dell’apertura del meeting di Abidjan, il presidente uscente dell’istituto Adesina ha dichiarato, da parte sua, che il compito principale della Banca durante il mandato del suo successore sarà di concentrarsi sul potenziamento delle connessioni elettriche, l’aumento della produzione alimentare, la promozione delle industrie, l’integrazione delle economie del continente e il miglioramento degli standard di vita delle persone nel prossimo decennio. Adesina ha quindi sottolineato che in futuro la Banca dovrà affrontare anche l’impatto del cambiamento climatico sui Paesi africani, le cui economie sono sottoposte a tali effetti, pur non contribuendovi in modo significativo. “La questione è garantire che aiutiamo i Paesi africani che non sono stati la causa del cambiamento climatico a essere in grado di adattarsi al cambiamento climatico, ed è ciò che stiamo facendo presso la Banca africana di sviluppo”, ha affermato.
L’elezione del successore di Adesina avverrà in un contesto segnato dalle gravi difficoltà economiche e finanziarie in cui versa il continente, i cui governi – fortemente indebitati – sono alla ricerca di nuove fonti di finanziamento per finanziare i loro progetti di sviluppo, soprattutto a fronte delle sfide senza precedenti dovute ai tagli ai finanziamenti da parte dell’amministrazione Usa. Washington ha già annunciato, infatti, tagli per 555 milioni di dollari di finanziamenti alla Banca e al suo Fondo africano di sviluppo, che offre finanziamenti a basso costo alle nazioni povere del continente. Il nuovo presidente dell’Afdb, in tal senso, sarà chiamato a convincere gli Stati Uniti a ripristinare i finanziamenti, oltre a cercare fondi aggiuntivi da membri non regionali della Banca come la Cina o le monarchie del Golfo come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, in cambio di maggiore voce in capitolo nelle decisioni. Con un portafoglio di 318 miliardi di dollari, l’Afdb è la più grande istituzione finanziaria per lo sviluppo in Africa, il cui principale azionista è la Nigeria. Il prossimo round di rifinanziamento dell’Adf, che si tiene ogni tre anni, è previsto per il prossimo novembre e l’obiettivo è di raccogliere 25 miliardi di dollari, in aumento rispetto agli 8,9 miliardi di dollari del round precedente.
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