Brics: i ministri delle Finanze chiedono riforme radicali nell’Fmi

I ministri delle Finanze dei Paesi membri del gruppo Brics hanno chiesto di effettuare riforme radicali alla struttura del Fondo monetario internazionale (Fmi), inclusa una ristrutturazione delle quote e dei diritti di voto per riflettere le realtà economiche globali, e di mettere fine al monopolio dei Paesi europei sulla presidenza dell’istituzione internazionale.
Nel comunicato congiunto diffuso al termine della riunione ministeriale tenuta il 5 luglio a Rio de Janeiro, alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di governo aperto oggi, i ministri delle Finanze del blocco hanno per la prima volta adottato una posizione unitaria sulla necessità di riformare gli organismi finanziari internazionali, in vista della riunione dell’Fmi per la revisione delle quote prevista per il prossimo dicembre, durante la quale si discuterà anche dei contributi e dei diritti di voto dei Paesi in base al loro peso economico. Nella dichiarazione, i Paesi del blocco Brics sostengono che la ristrutturazione delle quote dovrebbe riflettere le posizioni relative dei Paesi membri nell’economia globale, preservando al contempo le quote dei Paesi a basso reddito. Viene quindi sottolineata la necessità di aumentare le quote dei Paesi in via di sviluppo nell’ambito della nuova formula.
A questo proposito, un funzionario brasiliano che ha seguito i negoziati ha affermato che i ministri delle Finanze hanno proposto una formula rivista che tiene conto del prodotto interno lordo e del potere d’acquisto, insieme al valore relativo delle valute, per garantire una rappresentanza più equa delle economie in via di sviluppo. La loro dichiarazione ha anche confermato le discussioni in corso per istituire un nuovo meccanismo di garanzia sostenuto dalla Nuova Banca di sviluppo (Ndb), la banca dei Brics, che mira a ridurre i costi di finanziamento e a stimolare gli investimenti nelle economie in via di sviluppo.
Originariamente formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – Paesi le cui iniziali formano l’acronimo del gruppo – i Brics si sono allargati di recente ad altri cinque Stati membri: da gennaio 2024 ne fanno parte anche Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Etiopia ed Egitto, mentre dopo l’elezione a presidente di Javier Milei l’Argentina ha ritirato la sua proposta di adesione. In totale, 34 Paesi hanno presentato una manifestazione di interesse per unirsi al blocco delle principali economie emergenti. Sono inclusi, con lo status di Paesi associati, anche Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakshtan, Malesia, Nigeria, Thailandia, Uganda e Uzbekistan. La proposta di creare una moneta comune alternativa al dollaro è stata lanciata nel 2023 dal presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva. L’Azerbaigian è candidato all’adesione al gruppo dall’agosto 2024, mentre l’Arabia Saudita, invitata a unirsi ai Brics nell’agosto 2023, non ha ancora aderito formalmente. L’Argentina, da parte sua, ha preferito un riavvicinamento con gli Stati Uniti dopo la vittoria di Javier Milei nel 2023, e alla fine ha ritirato la sua candidatura.
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