Dammene mille, poi cento, poi ancora mille. Il bacio è un gesto che ci rende vivi


Oggi domenica 6 luglio si celebra la Giornata internazionale del bacio. Quale occasione migliore di questa per interrogarsi sul suo significato, e sul perché un gesto così semplice e rapido può dare senso a una giornata vuota. Treccani per descrivere il termine bacio recita “atto compiuto applicando le labbra e premendole su persona o cosa, in segno di amore, venerazione e sim.” Tutti sappiamo cos’è un bacio però è interessante aggiungere a ciò e a questa definizione anche l’etimologia del termine. Bacio deriva dall’evoluzione del latino Basium. Tuttavia nell’antichità latina questa non era l’unica parola perché ne esistevano ben tre per definirlo anche se con differenti sfumature di significato: osculum, suavium e basium. L’osculum era il bacio più affettuoso e casto tra famigliari, e amici, un bacio di rispetto, che potrebbe equivalere ai nostri due o tre baci sulla guancia per salutare un conoscente, un amico, o un familiare. Il termine suavium invece indicava il bacio erotico tra due amanti, talvolta anche con connotazione volgare e caratterizzato da una grande carica passionale, ovvero quello che oggi chiamiamo bacio “alla francese”. (nella foto “Il bacio” di Robert Doisneau, una delle fotografie più iconiche del XX secolo, scattata nel 1950 a Parigi)
E da ultima la parola che ci suona più familiare basium. Quest’ultimo indica un tipo di bacio intermedio, e che quindi comprende le peculiarità dei due precedenti. Due persone che si amano con passione, intimità ma anche e soprattutto rispetto e affetto si scambiamo un basium. Quest’ultimo tipo di bacio, quello più completo che contiene allo stesso tempo passione e stima, è proprio quello che il poeta Catullo desiderava ricevere dalla sua amante Lesbia che tuttavia sembrava riservargli solo baci e rapporti prettamente fisici, e quindi solamente “suavia”. Nel famosissimo Carme V Catullo la invita a vivere un amore sia passionale che tenero:
«Vivamus, mea Lesbia, atque amemus …
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum;
dein, cum milia multa fecerīmus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.»«Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci,
…
Dammi mille baci, poi cento,
poi ancora mille, poi di nuovo cento,
poi senza smettere altri mille, poi cento;
poi, quando ce ne saremo dati molte migliaia,
li mescoleremo, per non sapere (il loro numero)
e perché nessun malvagio ci possa guardare male,
sapendo che qui ci sono tanti baci.»
Nonostante il desiderio di Catullo non venga realizzato, il solo fatto di desiderare un bacio, amare, scrivere di amore dà alla sua vita un significato, un’emozione, una sensazione vera. Prova dolore perchè non è amato come vorrebbe però questo dolore lo rende vivo, come anche la speranza di un bacio migliore e l’impegno nel vivere un bacio completo. Per il poeta latino questo era il bacio, e forse anche per noi oggi, sarebbe bello che baciare significasse vita, sentirsi ed essere vivi.
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