Carta del Docente va estesa anche agli insegnanti precari: lo dice la Corte Costituzionale

Lug 25, 2025 - 02:30
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Carta del Docente va estesa anche agli insegnanti precari: lo dice la Corte Costituzionale

lentepubblica.it

La Corte Costituzionale ha confermato la piena legittimità dell’estensione della Carta del docente anche agli insegnanti precari, respingendo le questioni sollevate dal Tribunale del lavoro di Torino in merito alla mancanza di copertura finanziaria per questa misura.


Con la sentenza n. 121 del 2025, la Corte ha sancito che il principio dell’equilibrio di bilancio, sancito dall’articolo 81 della Costituzione, vincola il legislatore, non la magistratura.

La questione: il beneficio esteso ai precari senza nuove risorse?

Tutto parte da un ricorso presentato da alcuni docenti con incarichi annuali tra il 2017 e il 2023, esclusi dalla Carta docente, un bonus fino a 500 euro all’anno destinato alla formazione degli insegnanti. Inizialmente riservato solo al personale a tempo indeterminato, il bonus è stato poi riconosciuto anche ai supplenti a seguito di due importanti pronunce: una della Corte di giustizia dell’Unione europea (maggio 2022) e l’altra della Corte di cassazione (ottobre 2023). Entrambe hanno affermato che escludere i docenti precari dal beneficio costituiva una violazione del diritto europeo.

Tuttavia, il Tribunale di Torino ha sollevato il dubbio di costituzionalità, sostenendo che l’estensione del bonus senza un corrispondente aumento delle risorse violasse l’art. 81 della Costituzione, che richiede la copertura finanziaria per ogni nuova spesa pubblica. La spesa, secondo i giudici torinesi, sarebbe aumentata del 32,57%, senza che il legislatore fosse intervenuto adeguatamente.

La risposta della Consulta: equilibrio di bilancio e diritto europeo possono convivere

La Consulta ha respinto il rilievo, ricordando che l’obbligo di garantire coperture economiche non può bloccare l’efficacia di decisioni giurisprudenziali, soprattutto quando si tratta di assicurare il rispetto di diritti riconosciuti dal diritto dell’Unione. La Corte ha chiarito che la responsabilità di garantire la compatibilità finanziaria delle misure spetta al Parlamento e non al giudice chiamato a riconoscere un diritto.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’ordinamento italiano già prevede procedure specifiche per affrontare le conseguenze economiche di sentenze che generano nuove spese: dal ricorso a fondi dedicati, alla possibilità per il Ministero dell’Economia di proporre interventi normativi d’urgenza. Quindi, anche in assenza di un immediato rifinanziamento della Carta docente, non si configura una violazione costituzionale.

I precedenti europei e il ruolo della Cassazione

Alla base della decisione della Corte vi è il riconoscimento del diritto dei precari a non essere discriminati rispetto ai colleghi di ruolo. La Corte di giustizia UE aveva stabilito che la normativa italiana violava l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato allegato alla direttiva 1999/70/CE, proprio perché escludeva i supplenti dal bonus. La Cassazione, recependo quel principio, aveva successivamente affermato che la Carta docente spetta anche agli insegnanti con incarichi fino al 30 giugno o al 31 agosto.

Le modifiche legislative sopravvenute: nessuna incidenza sui giudizi pendenti

Nel frattempo, il Parlamento è intervenuto con la legge di bilancio per il 2024, estendendo ufficialmente la Carta anche ai docenti a tempo determinato e introducendo un tetto massimo (“fino a 500 euro”, invece che un importo fisso). Inoltre, si incrementava il fondo dedicato con ulteriori 60 milioni di euro annui a partire dal 2025. Tuttavia, la Corte ha chiarito che queste modifiche non incidono sui procedimenti giudiziari in corso, relativi ad anni scolastici precedenti e regolati da norme ormai superate.

Le obiezioni del Governo e il ruolo della Corte

Durante il giudizio, la Presidenza del Consiglio aveva sostenuto che la questione sollevata fosse irrilevante, in quanto la copertura economica sarebbe problema del legislatore e non dei giudici. Aveva inoltre osservato che una pronuncia di illegittimità costituzionale avrebbe lasciato un vuoto normativo difficilmente colmabile. Anche queste eccezioni sono state respinte.

La Corte ha infatti ribadito che il suo compito è valutare la legittimità delle norme censurate e che il giudice può sollevare la questione anche quando l’accoglimento della stessa influenzi l’iter argomentativo, e non solo l’esito del processo. Inoltre, ha confermato che non è tenuta a seguire pedissequamente le richieste del giudice rimettente: può anche indicare soluzioni diverse o rinviare la responsabilità al Parlamento.

La decisione finale

Riassumendo, i giudici costituzionali hanno respinto tutte le obiezioni sollevate dal Tribunale torinese, affermando che la concessione della Carta docente anche ai precari è pienamente legittima, e che le preoccupazioni relative alla copertura finanziaria rientrano nella responsabilità del legislatore, non dei magistrati. La Consulta ha così confermato quanto già stabilito dalla Cassazione, garantendo uniformità interpretativa e coerenza con il diritto europeo.

Con questa sentenza, si consolida il principio che ai fini dell’accesso a benefici economici legati alla professione, come la Carta docente, i docenti precari devono essere trattati alla pari dei colleghi di ruolo, soprattutto quando svolgono le stesse mansioni per periodi prolungati.

Una decisione che rafforza la tutela dei lavoratori della scuola e rilancia, ancora una volta, il ruolo del diritto europeo nel correggere le disuguaglianze all’interno degli ordinamenti nazionali.

Carta del Docente va estesa anche agli insegnanti precari: la sentenza della Corte Costituzionale

Qui il documento completo.

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