Come il Trebbiano di Soave dà il meglio di sé

La crisi climatica che incombe sulla produzione di vino porta a volte a fare delle scoperte interessanti, che potrebbero stravolgere anche la classifica dei vini. È il caso del Trebbiano di Soave. Ce lo spiegano le sorelle Tessari…
È ormai chiaro che l’arte di fare vino ha sempre più bisogno di intrecciarsi con le più moderne tecniche vinicole che riescono a rendere più resilienti terreni, vitigni e procedure.
Alcune di queste le stanno sperimentando tre sorelle, Alessandra, Meri e Valentina Tessari della cantina Suavia. Il nome ricorda subito che siamo nel territorio del Soave Classico Doc.
E la loro sfida è ancestrale: come ha ammesso Meri Tessari, che segue i mercati esteri: “abbiamo portato avanti la nostra missione con la stessa determinazione delle nostre nonne durante gli anni di guerra. È stata una scalata impegnativa, ma la nostra tenacia e il grande senso di responsabilità ci hanno sempre guidato“.
Ciò detto, le tre sorelle hanno scoperto che il Trebbiano di Soave è una varietà storica che si sta adattando molto bene al nuovo clima che incombe sulle vigne.
Loro ce lo spiegano così: “il Trebbiano di Soave – prende la parola Alessandra Tessari – possiede caratteristiche naturali che lo rendono particolarmente resiliente al cambiamento climatico. Una delle sue principali qualità risiede nel momento della maturazione e della vendemmia, che avvengono verso settembre la prima metà di settembre.
In questo periodo, caratterizzato da un clima più mite e da significativi sbalzi termici tra il giorno e la notte, la maturazione e la raccolta avvengono in condizioni ottimali. Questo equilibrio climatico riduce l’impatto dei colpi di calore sull’acidità e favorisce l’accumulo di sostanze aromatiche nell’acino“.
Invece, sul fronte acqua: com’è il rapporto di questo vino con la necessità di irrigazione?
Questa varietà si dimostra resistente alla siccità grazie alla struttura delle sue foglie, più contenute rispetto ad altre specie, che limitano la traspirazione e consentono una minore perdita d’acqua.
In sintesi, il Trebbiano di Soave è naturalmente predisposto ad affrontare le sfide climatiche mantenendo alta qualità e resistenza.
Riuscite a spiegare al lettore di GreenPlanner che misure avete adottato per affrontare le sfide del cambiamento climatico nel vostro lavoro quotidiano?
Abbiamo introdotto tre strategie principali:
- pergola veronese: utilizziamo questo metodo antico ma efficace per i nostri impianti, che garantisce una maggiore copertura naturale dei grappoli. Questo sistema crea un microclima protettivo che li ripara dalle scottature solari e dalle grandinate leggere. Inoltre, l’ampia superficie fogliare esposta permette di proteggere i grappoli da un’irradiazione troppo diretta, favorendo al contempo una fotosintesi efficiente. Questa ombreggiatura naturale contribuisce a preservare l’acidità e migliorare la qualità aromatica del vino
- inerbimento e manutenzione della flora autoctona: evitiamo l’uso di diserbanti e riduciamo al minimo gli sfalci, favorendo la crescita naturale dell’erba che, come un tappeto, trattiene l’umidità del suolo e limita l’evaporazione. Questo sistema risulta particolarmente vantaggioso in condizioni climatiche estreme, poiché l’inerbimento permette al terreno di conservare l’acqua più a lungo. Inoltre, gestiamo i terrazzamenti e le scarpate con attenzione, mantenendo la flora autoctona con apparati radicali sviluppati per prevenire fenomeni di erosione e frane durante eventi climatici intensi
- irrigazione di soccorso a goccia: questo tipo di irrigazione viene attivato solo in caso di reale rischio di stress idrico. L’utilizzo di impianti a goccia, alimentati da pozzi artesiani, permette un risparmio significativo di acqua grazie alla minore evaporazione e alla distribuzione mirata
Rispetto alla vostra esperienza, il cliente finale percepisce quanto sia impegnativo il lavoro nei vigneti, soprattutto in un contesto di cambiamento climatico?
Purtroppo, questa consapevolezza è ancora limitata. Spesso, la differenza di costo tra un prodotto biologico e uno non biologico, che si attesta intorno al 15%, non viene compresa nel suo reale valore.
Non si percepisce quanto impegno e rischio siano necessari per produrre vini più salubri e rispettosi dell’ambiente, mentre il mercato tende a prediligere il prezzo basso e l’offerta.
In generale, il lavoro in vigna viene spesso idealizzato, senza considerare la fatica e l’elasticità richieste per trovare soluzioni sostenibili alle sfide climatiche. Essere biologici comporta un impegno aggiuntivo, spesso poco apprezzato dal consumatore finale.
L'articolo Come il Trebbiano di Soave dà il meglio di sé è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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