Confindustria Lombardia: “No alla centralizzazione dei fondi di coesione”
Bruxelles – “Non siamo d’accordo con la centralizzazione dei fondi di coesione“. La proposta di bilancio pluriennale della Commissione europea così com’è non piace al presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Pasini, che chiede un ripensamento dell’impianto del prossimo MFF 2028-2034 sulla scia di quanto avvenuto per il Green Deal, l’agenda di sostenibilità su, rispetto alla precedente legislatura, sono stati apportati correttivi. Perché, spiega nell’intervista concessa a Eunews, la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, sta sbagliando oggi sulla coesione come ha già sbagliato nel corso del suo primo mandato in materia di politica industriale.
Eunews: Presidente, ieri (19 novembre) la Commissione ha presentato il pacchetto omnibus sulla digitalizzazione. Come lo valutate? Va nella direzione giusta?
Giuseppe Pasini: “La grande sfida è quella dell’intelligenza artificiale e della digitalizzazione. Qui l’Europa è in forte ritardo rispetto a Stati Uniti e Cina, e il rischio è che nei prossimi anni noi possiamo diventare succubi delle piattaforme digitali USA. Dobbiamo quindi chiedere all’UE di creare le condizioni per un salto in avanti, sennò saremo schiacciati. In Lombardia abbiamo già dimostrato che i fondi possono essere usati per meccanismi virtuosi di accompagnamento della transizione digitale delle nostre imprese, e i bandi regionali sono stati un successo, in termini di partecipazione e di crescita delle imprese”.
E: Quindi siete soddisfatti?
G.P: “Quello che ci preoccupa è l’approccio troppo centralizzato e centralizzante della Commissione europea sulle politiche di coesione. Non siamo allineati su questo. E’ fondamentale che sulla coesione le Regioni abbiano la possibilità di deliberare, che possano avere la propria autonomia”.
E: Cosa vi preoccupa, nello specifico?
G.P: “Si va verso una burocratizzazione, che è il contrario della semplificazione”.
E: Avete avuto modo di sollevare la questione con il vicepresidente esecutivo Fitto?
G.P: “A Fitto abbiamo comunicato esattamente la nostra posizione”.
E: E al governo italiano?
G.P: “Sì. Ci auguriamo che sulla coesione le cose possano cambiare”.
E: Sul Green Deal? Giusto tornare indietro? O modificare gli obiettivi per le imprese è un problema di certezze?
G.P: “Non mi sembra corretto dire che si sta tornando indietro. La Commissione europea non sta tornando indietro sugli obiettivi di sostenibilità, li sta rivedendo nei tempi, questo sì. Ma gli obiettivi non sono cambiati, attenzione. E rivedere le tempistiche è la richiesta delle imprese, quella di poter arrivare in maniera competitiva agli obiettivi stabiliti. Guardate che il 99 per cento delle imprese si è dichiarata non d’accordo non sugli obiettivi, e sono poche le imprese che oggi dicono di voler cambiare gli obiettivi”.
E: Ecco, c’è chi nel mondo dell’industria contesta alla Commissione di aver preso decisioni sul Green Deal senza ascoltare le imprese. Condivide?
G.P: “D’accordissimo. Le politiche industriali non le deve dettare la Commissione europea. Quando sull’auto la prima Commissione von der Leyen ha deciso di puntare solo sull’elettrico senza considerare la neutralità e le tecnologie di neutralità ha fatto una scelta di politica industriale, obbligando a fare delle scelte. Lo ha fatto con grande appoggio dei tedeschi, arrivando a fare un harakiri clamoroso”.
E: Dunque meglio la seconda Commissione von der Leyen rispetto alla prima?
G.P: “Certamente”.
E: Siete favorevoli all’euro digitale per i pagamenti tutti europei nel mercato unico?
G.P: “Assolutamente sì”.
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