Crisi da stress nel Regno Unito: salute mentale e precarietà

Giugno 7, 2025 - 17:30
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Crisi da stress nel Regno Unito: salute mentale e precarietà

Nel cuore di una delle nazioni più sviluppate al mondo, si sta facendo strada una crisi invisibile ma sempre più devastante: la crisi da stress nel Regno Unito. Secondo un nuovo studio pubblicato dalla Mental Health Foundation, milioni di persone si sentono ogni giorno sopraffatte, ansiose e psicologicamente instabili. Le cause? Precarietà abitativa, difficoltà economiche, servizi sociali inadeguati.

Questo articolo esplora in profondità le radici e le conseguenze di un fenomeno ormai sistemico, raccogliendo dati, testimonianze e proposte per affrontare l’emergenza. Perché dietro allo stress diffuso c’è molto più di una semplice questione personale: c’è una sfida sociale e politica che coinvolge l’intero Regno Unito.

Una crisi silenziosa che cresce: lo stress come emergenza nazionale

Negli ultimi anni, nel Regno Unito si è assistito a un aumento preoccupante dello stress cronico tra la popolazione, legato a difficoltà economiche, precarietà abitativa e condizioni sanitarie diseguali.

Una recente indagine della Mental Health Foundation, pubblicata nel 2025, ha rivelato che ben il 74% degli adulti britannici ha vissuto almeno una volta negli ultimi dodici mesi un senso opprimente di disagio, ansia o sopraffazione.

Questo dato allarmante sta portando molte organizzazioni a chiedere di riconoscere lo stress come emergenza di salute pubblica, in grado di compromettere la qualità della vita e il benessere mentale di milioni di cittadini.

L’indagine ha coinvolto migliaia di persone in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, rilevando un malessere diffuso, che va ben oltre i classici problemi legati al lavoro o alla famiglia. A essere sotto accusa sono, soprattutto, fattori strutturali come l’insicurezza abitativa, la mancanza di protezioni economiche, l’aumento del costo della vita e la scarsità di servizi di supporto accessibili.

Povertà, case insicure e salute mentale: un intreccio pericoloso

Secondo lo studio, più di un terzo degli intervistati ha dichiarato che i principali motivi di stress derivano da:

  • affitti troppo alti

  • timore di perdere la casa

  • mancanza di alloggi accessibili

  • instabilità del lavoro

  • difficoltà ad accedere alle cure mediche

Questi problemi si manifestano in modo acuto nei quartieri più svantaggiati delle città britanniche, come Londra, Birmingham o Manchester, dove le disuguaglianze sociali si riflettono su ogni aspetto della vita quotidiana.

Molti cittadini vivono in appartamenti sovraffollati, insalubri o temporanei, e la paura costante di dover lasciare la propria abitazione per un aumento dell’affitto o una decisione arbitraria del proprietario genera ansia e instabilità.

Organizzazioni benefiche come Shelter e Crisis sostengono da anni che la mancanza di un alloggio sicuro e dignitoso è uno dei maggiori fattori di stress psicologico in Gran Bretagna.

Lo stress abitativo non solo influisce sulla salute mentale, ma può avere effetti devastanti anche sul rendimento scolastico dei bambini, sull’occupazione degli adulti e sul benessere delle famiglie.

La Mental Health Foundation ha lanciato un appello al governo britannico affinché riconosca il legame diretto tra stress e contesto sociale, invitando a trattare l’emergenza come una priorità sanitaria nazionale.

Le fasce più colpite: giovani, disabili e minoranze

Tra i gruppi più colpiti da questa crisi da stress emergono chiaramente:

  • giovani adulti

  • famiglie monoparentali

  • persone con disabilità

  • minoranze etniche

Il 39% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha dichiarato di sentirsi costantemente sotto pressione per la propria situazione finanziaria. Un dato aggravato dall’aumento dei mutui e dal costo dei trasporti, del cibo e dell’energia.

I genitori single, in particolare le donne, segnalano una difficoltà crescente nel far fronte alle spese domestiche e nel conciliare lavoro e vita familiare.

Anche le persone con disabilità risultano fortemente penalizzate, sia per le barriere economiche sia per la mancanza di supporti adeguati nella gestione quotidiana.

Infine, la componente razziale e culturale gioca un ruolo determinante. Secondo il rapporto, individui appartenenti a comunità etniche minoritarie sono più esposti al rischio di esclusione sociale e a stress cronico, spesso a causa di discriminazioni o difficoltà linguistiche nell’accesso ai servizi pubblici.

Il dottor Antonis Kousoulis, direttore della Mental Health Foundation, ha sottolineato come questa crisi richieda risposte sistemiche, e non solo interventi individuali o terapeutici. È necessaria, secondo lui, una revisione dell’intero approccio del Regno Unito alla salute pubblica e alla protezione sociale.

L’appello degli esperti: affrontare lo stress con politiche strutturali

Tra le principali proposte della Mental Health Foundation figurano:

  • Maggiori investimenti nei servizi pubblici di salute mentale

  • Abbassamento del costo dei visti e delle spese sanitarie per le famiglie a basso reddito

  • Un programma nazionale di case popolari sicure e stabili

  • Sgravi fiscali per famiglie vulnerabili e riforma del sistema degli affitti

La proposta più urgente è quella di introdurre una legge che riconosca ufficialmente lo stress come emergenza di sanità pubblica, così da mobilitare fondi e risorse in modo più coordinato.

Questa proposta ha ricevuto il sostegno anche di personalità politiche e accademiche, come il professor Sir Michael Marmot, esperto di disuguaglianze sanitarie, che ha ribadito l’importanza di un approccio intersettoriale.

Il rischio, secondo Marmot, è che si continui a considerare lo stress come un problema individuale, da affrontare con psicofarmaci o sedute terapeutiche, ignorando del tutto le sue cause sociali e strutturali.

Come ha affermato la CEO di Shelter, Polly Neate:

“Non possiamo curare la salute mentale delle persone se non diamo loro prima un tetto sicuro sopra la testa”.

I limiti delle politiche attuali

Il Department of Health and Social Care ha dichiarato che il governo è già al lavoro su interventi mirati, tra cui programmi scolastici per il benessere mentale e investimenti nella sanità pubblica.

Tuttavia, molti osservatori ritengono che queste misure siano insufficienti a contenere una crisi che si estende ormai a milioni di persone.

Secondo l’Institute for Fiscal Studies, il bilancio sanitario del 2025 prevede un aumento della spesa per la salute mentale del solo 3%, contro una domanda in crescita esponenziale.

Nel frattempo, i fondi per l’edilizia popolare e i sussidi per l’affitto sono diminuiti rispetto al 2010, aggravando la spirale di stress e insicurezza.

Il governo ha annunciato un nuovo piano per la costruzione di 70.000 nuove case a canone calmierato entro il 2028, ma molte associazioni denunciano che il progetto è ancora fermo alla fase di pianificazione.

L’importanza dell’accesso all’informazione

Molti ricercatori e attivisti sottolineano anche l’importanza di offrire strumenti di orientamento chiari a chi si trova in situazioni di disagio.

Una proposta concreta è la creazione di un portale online nazionale, aggiornato e multilingue, che riunisca informazioni su:

  • diritti degli inquilini

  • accesso ai servizi sociali

  • sportelli di ascolto per la salute mentale

  • bonus e agevolazioni fiscali

Questo strumento potrebbe ridurre l’incertezza, facilitare la ricerca di supporto e alleggerire il senso di isolamento vissuto da molte persone.

Alcuni enti locali, come il London Borough of Hackney, stanno già sperimentando reti di supporto territoriale, basate sulla collaborazione tra enti pubblici, parrocchie, volontari e psicologi.

Un approccio comunitario che, secondo gli esperti, potrebbe essere replicato su scala nazionale.

Una sfida per la società britannica

Il problema dello stress nel Regno Unito non è soltanto una questione sanitaria: è un tema che tocca l’economia, l’abitare, i diritti civili, l’inclusione sociale.

Se non affrontato con decisione, rischia di trasformarsi in una crisi sistemica, con conseguenze anche sulla produttività, sulla coesione sociale e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Un Paese in cui una larga parte della popolazione vive in uno stato di stress cronico non può sostenere una crescita sostenibile né uno sviluppo equo.

Per affrontare davvero il problema, serve una visione politica ambiziosa, capace di integrare il benessere mentale nella pianificazione urbana, nella gestione delle emergenze abitative, nella scuola e nel lavoro.

Il Regno Unito è davanti a un bivio. Continuare a ignorare i segnali, o scegliere finalmente di costruire una società più sicura, più stabile, e – soprattutto – più sana.


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