Doppio passaporto: libertà ritrovata per i britannici

Giugno 9, 2025 - 00:30
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Doppio passaporto: libertà ritrovata per i britannici

La Brexit ha cambiato radicalmente il modo in cui i cittadini britannici si muovono in Europa.
Quello che un tempo era un diritto automatico — vivere, lavorare e viaggiare senza ostacoli nei Paesi dell’Unione Europea — oggi è diventato un privilegio riservato a chi possiede un passaporto UE.
Da qui, l’ondata di richieste per ottenere una doppia cittadinanza attraverso le proprie origini familiari.
Un percorso non sempre semplice, ma che in molti casi apre le porte a una nuova vita.
E per chi ha sangue italiano, le possibilità sono reali: l’Italia è infatti al quinto posto tra i Paesi europei più scelti dai britannici per il riconoscimento della cittadinanza.
Un dato che racconta molto non solo sul valore della cittadinanza, ma anche sull’attaccamento all’identità e alla cultura italiana.

Un’identità oltre i confini

Dopo la Brexit, il passaporto britannico ha perso molto del suo valore simbolico e pratico. Se prima garantiva libertà di movimento nei 27 Paesi dell’Unione Europea, oggi è diventato un documento limitante.

Chi vuole lavorare, vivere o semplicemente viaggiare in Europa, si scontra con visti, permessi e lungaggini burocratiche. Ed è proprio da qui che parte il fenomeno del secondo passaporto. Un numero crescente di cittadini britannici – soprattutto giovani – sta riscoprendo le proprie origini europee per ottenere la doppia cittadinanza.

Non si tratta solo di pragmatismo: è una vera e propria riconnessione identitaria con le radici familiari. Ed è un trend in cui l’Italia gioca un ruolo fondamentale, posizionandosi al quinto posto tra le cittadinanze europee più richieste dai britannici.

La corsa all’identità europea

A innescare questa corsa è stato, senza dubbio, il voto sulla Brexit del 2016. Il giorno dopo il referendum, molti giovani nati nel Regno Unito ma con radici europee si sono chiesti: “posso ottenere il passaporto del paese di mia madre o di mio nonno?”

Per molti, la risposta è stata sì. Secondo i dati dell’Office for National Statistics, più di 1,26 milioni di residenti in UK possiedono oggi una doppia cittadinanza. E la cifra è in continua crescita.

Il Global Citizenship Observatory ha stimato che 90.000 britannici hanno ottenuto un secondo passaporto europeo dopo la Brexit, senza contare i circa 500.000 che hanno fatto richiesta per il passaporto irlandese, il più facile da ottenere grazie alla comune storia e geografia Le richieste più numerose riguardano Irlanda, Francia, Germania, Polonia e, appunto, Italia.

Nel caso italiano, sono migliaia i britannici che stanno recuperando vecchi certificati di nascita, atti di matrimonio e documenti ecclesiastici per dimostrare la discendenza da un avo italiano. Secondo il diritto italiano, infatti, la cittadinanza si trasmette per discendenza (jus sanguinis) senza limiti generazionali, a condizione che non ci siano stati atti di rinuncia. Questo la rende una delle cittadinanze più accessibili in Europa, ma anche tra le più burocratiche da ottenere.

Un esempio emblematico è quello raccontato dall’Independent, in cui Paul Zaba ha potuto ottenere la cittadinanza polacca solo dopo che sua madre ha prodotto un certificato di battesimo risalente al 1927, conservato negli archivi parrocchiali in Polonia.

Un percorso simile è quello di molti italiani emigrati nel Regno Unito dopo la Seconda Guerra Mondiale. I loro figli o nipoti, oggi britannici a tutti gli effetti, si trovano nella posizione ideale per reclamare un diritto che è sempre stato loro, ma che ora assume tutto un altro significato.

Passaporto italiano: tra diritto e memoria

Chi decide di affrontare il percorso per ottenere la cittadinanza italiana spesso lo fa per motivi pratici. Con il passaporto italiano si possono vivere e lavorare in qualsiasi Paese dell’UE, senza bisogno di permessi, visti o dichiarazioni doganali.

Ma c’è anche molto altro. L’Italia rappresenta un’identità culturale forte, una radice emotiva che molti britannici di origine italiana stanno riscoprendo. Londra è una delle città con la più grande comunità italiana all’estero, e non è raro trovare famiglie che parlano ancora l’italiano a tavola la domenica. O che custodiscono con cura certificati scoloriti di antenati nati in Campania, Puglia, Sicilia o Veneto.

Il percorso di riconoscimento della cittadinanza italiana, tuttavia, non è breve.

Si parte dalla raccolta dei documenti: atti di nascita, matrimonio e morte del capostipite emigrato, più i certificati degli ascendenti diretti. Tutti devono essere legalizzati e tradotti in italiano, con apostille e a volte trascrizioni nei registri italiani. Una volta pronta, la documentazione va presentata al consolato italiano di riferimento (ad esempio il Consolato italiano a Londra), dove si attende anche fino a due anni per un appuntamento, a causa dell’elevato numero di richieste.

Ci sono anche percorsi alternativi, come quello offerto da comuni italiani che accettano la documentazione in loco – una strategia scelta da molti expat, ma che richiede un soggiorno prolungato in Italia. Il processo, seppur complesso, sta diventando una vera crociata identitaria per molti.

Molti candidati alla cittadinanza descrivono l’esperienza come un “viaggio nella storia familiare”, dove ogni documento trovato è un pezzo di puzzle che ricostruisce una memoria collettiva.

Non solo diritto: il valore culturale della doppia cittadinanza

Una delle curiosità più rilevanti emerse nel contesto post-Brexit riguarda la distinzione tra richiesta di cittadinanza per discendenza e naturalizzazione. Nel primo caso, come per gli italiani, non si tratta di una nuova cittadinanza: si tratta di riconoscere una cittadinanza già esistente. Questo porta spesso a una riflessione molto più ampia sul concetto di identità. Alcuni britannici si trovano a dire, per la prima volta, “mi sento europeo”, proprio nel momento in cui quella dimensione viene meno.

Tom Harrison, ad esempio, intervistato nell’articolo dell’Independent, ha scoperto di poter richiedere la cittadinanza irlandese grazie alla nonna paterna. Nonostante abbia vissuto in Irlanda del Nord solo per pochi anni da bambino, ha scelto di completare il percorso proprio per potersi sentire parte di un’Europa che sente più aperta, più progressista.

Ma questa doppia cittadinanza non è solo un simbolo politico. È anche una forma di resilienza culturale, un modo per riappropriarsi di un legame che la burocrazia non può cancellare. Chi ottiene il passaporto italiano racconta spesso di sentirsi più connesso alle proprie radici, di voler imparare la lingua, esplorare i luoghi d’origine della famiglia, ricostruire legami perduti.

Non è raro che, una volta ottenuta la cittadinanza, si scelga anche di trasferirsi in Italia o in un altro Paese UE, proprio per vivere quella identità europea che per molti è diventata un ideale irrinunciabile.

Anche i giovani britannici senza discendenza diretta cercano strade alternative, come i programmi di residenza per investimento, oppure lo studio universitario in Paesi come la Germania, la Spagna o l’Italia, che garantiscono un canale preferenziale per ottenere la cittadinanza dopo alcuni anni di residenza.


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