Ecomafia, reati in crescita e profitti miliardari: il rapporto 2025 di Legambiente
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L’aggressione all’ambiente da parte della criminalità organizzata non accenna a rallentare: lo confermano i dati del nuovo rapporto Ecomafia 2025 curato anche quest’anno da Legambiente.
Il dossier fotografa un’Italia sempre più esposta agli interessi illeciti legati all’inquinamento, al saccheggio del territorio e alla corruzione nel settore ambientale. Le cifre parlano chiaro: nel 2024, per il secondo anno consecutivo, i crimini ambientali sono aumentati a ritmo sostenuto, con un +14,4% rispetto all’anno precedente.
Ecomafia: i dati del rapporto 2025 di Legambiente
I reati accertati superano quota 40.000 — esattamente 40.590 — con una media impressionante di oltre 110 infrazioni al giorno. Le denunce hanno coinvolto 37.186 persone, in crescita del 7,8%.
Un dato che racconta non solo della diffusione del fenomeno, ma anche di un sistema che continua ad arricchirsi alle spalle dell’ambiente e della legalità.
Corruzione e appalti, un binomio pericoloso
Tra i settori più colpiti, emerge quello degli appalti pubblici, dove la corruzione gioca un ruolo determinante. Dal monitoraggio effettuato da Legambiente tra maggio 2024 e aprile 2025, sono state rilevate 88 inchieste giudiziarie per irregolarità legate a lavori e servizi ambientali, come la raccolta dei rifiuti o la concessione di autorizzazioni per impianti industriali. Un incremento del 17,3% sul 2023. Gli indagati in queste indagini sono stati 862, quasi il doppio rispetto all’anno precedente.
Reati in crescita: animali, rifiuti e patrimonio culturale nel mirino
Il rapporto documenta anche l’espansione dei crimini contro gli animali e in campo agricolo: si va dalla caccia di frodo alla pesca illegale, dal commercio illecito di specie protette fino agli abusi negli allevamenti. Solo nel 2024 sono stati registrati 7.222 reati penali (+9,7%) e 13.996 violazioni amministrative (+13,9%).
In preoccupante aumento anche i reati contro il patrimonio storico e paesaggistico, che raggiungono i 2.956 casi (+23,4%). Si tratta di furti d’arte, scavi clandestini, falsificazioni e violazioni in aree tutelate, che rappresentano una vera e propria aggressione alla memoria culturale del Paese.
Cemento selvaggio e rifiuti: le principali filiere del crimine
Il settore dell’edilizia illegale resta il principale terreno d’azione delle ecomafie. Tra costruzioni abusive, escavazioni non autorizzate e irregolarità negli appalti pubblici, nel 2024 si sono contati 13.621 reati (+4,7%), pari a oltre un terzo del totale nazionale. Anche la gestione dei rifiuti continua a rappresentare un’enorme criticità: dopo il boom del 66,1% registrato nel 2023, nel 2024 si è registrata un’ulteriore impennata del 19,9%, con 11.166 crimini rilevati, tra discariche abusive e traffico illecito.
Il business dell’illegalità ambientale vale oltre 9 miliardi
Dietro a questi numeri si nasconde un’economia parallela estremamente redditizia. Secondo il rapporto, le attività criminali legate all’ambiente — dalla speculazione edilizia ai traffici di rifiuti, dal contrabbando agroalimentare allo sfruttamento di fauna protetta — hanno fruttato nel 2024 circa 9,3 miliardi di euro. Una cifra che porta il guadagno complessivo accumulato dal 1995 a oggi a oltre 269 miliardi di euro.
Le indagini e il contributo delle forze dell’ordine
Un ruolo decisivo nella ricostruzione di questo panorama criminale è quello delle forze di polizia e delle Capitanerie di porto, il cui lavoro ha permesso di tracciare con precisione l’evoluzione delle strategie delle ecomafie. Le inchieste giudiziarie, rese più incisive grazie alla riforma del 2015 che ha introdotto i delitti ambientali nel codice penale, hanno iniziato a erodere l’impunità di cui per anni hanno goduto politici corrotti, imprenditori spregiudicati e clan mafiosi.
Un ricordo che chiede giustizia
Il Rapporto Ecomafia 2025 è dedicato quest’anno alla memoria del capitano di fregata Natale De Grazia, scomparso nel 1995 in circostanze mai del tutto chiarite mentre indagava sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi nel Mediterraneo. A trent’anni dalla sua morte, resta forte la richiesta di verità e giustizia, in una vicenda che simboleggia quanto possa essere pericolosa — ma necessaria — la lotta per la legalità ambientale.
In un Paese in cui l’ambiente continua a essere saccheggiato per il profitto, il rapporto di Legambiente si conferma un’indagine essenziale per comprendere e contrastare un fenomeno criminale che, oltre a devastare ecosistemi, mina alla base il futuro stesso delle comunità.
Il comunicato stampa con i dati di Legambiente
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