Francia, ok alla legge “anti-Shein”: nel 2030 sanzioni di 10 € a capo
Un anno dopo l’approvazione dell’Assemblée nationale, il Senato francese ha dato l’ok ieri al disegno di legge per frenare l’ascesa dell’industria del fast fashion. Una legislazione che vede proprio nel mirino il gigante dell’e-commerce cinese Shein.
Come riporta la stampa d’oltralpe, il testo della deputata di Horizons (partito politico francese di centro-destra, ndr) Anne-Cécile Violland, sostenuto dal governo, è stato approvato all’unanimità e prevede il sanzionamento alle aziende che operano nel settore, vietando al contempo la pubblicità. Per essere attuato deve ora essere approvato dai deputati e dai senatori in una riunione della commissione mista (Cmp) prevista per il prossimo autunno. Prima dell’adozione finale dovrà essere notificata anche la Commissione Europea, per garantire che la legge sia conforme al diritto dell’Unione.
Sanzioni per le aziende inquinanti, divieti di pubblicità, obblighi per le piattaforme, influencer penalizzati: la proposta di legge mette in campo tutta una panoplia di strumenti per limitare il fenomeno in forte crescita della moda cosiddetta “ultra effimera”. “Questo testo ha due ambizioni: proteggere il nostro ambiente e proteggere il nostro commercio”, riporta Le Figaro il commento di Véronique Louwagie, ministra per il Commercio. Nei giorni scorsi anche Agnès Pannier-Runacher, ministra francese per la Transizione ecologica, ha difeso la riforma, dicendosi soddisfatta di una legge “ambiziosa come non si poteva sperare” per far fronte a una “invasione” di abbigliamento a basso prezzo, costantemente criticato per il suo impatto ambientale e sociale.
E nell’occhio del ciclone c’è proprio Shein. L’azienda con sede a Singapore si distingue dagli operatori tradizionali dell’industria tessile per il numero ingente di prodotti offerti. Secondo un’analisi condotta dall’agenzia stampa francese Afp, tra il 22 maggio e il 5 giugno Shein ha aggiunto in media 7.220 nuovi articoli al giorno. Questo dato si scontra con circa 290 nuovi articoli al giorno nella categoria womenswear e 50 nella categoria menswear sul sito di un player tradizionale come per esempio H&M. A tal riguardo, è da specificare, infatti, come gli emendamenti del Senato prevedano di escludere i marchi francesi ed europei che potrebbero essere interessati dalla legge, come Zara, H&M stesso e Kiabi. “Abbiamo tracciato una linea netta tra chi vogliamo regolamentare, l’ultra-fashion express (…) e chi vogliamo preservare: la moda accessibile ma radicata, che impiega in Francia, che struttura le nostre regioni, che crea legami e sostiene un tessuto economico locale”, ha insistito martedì la senatrice di Les Républicains Sylvie Valente Le Hir, relatrice della legge.
La risposta del colosso cinese non ha tardato ad arrivare, avendo già denunciato nei giorni scorsi una legge “anti-Shein”: “Questo progetto di legge rischia di far ricadere la responsabilità della sostenibilità sui consumatori, già sottoposti a pressioni economiche, riducendo ulteriormente il loro potere d’acquisto”. L’azienda sta difendendo apertamente il suo modello, affiggendo manifesti con la scritta “La moda è un diritto, non un privilegio” e organizzando manifestazioni di consumatori come quelle di domenica a Saint-Denis e Béziers. I principali attori dell’industria della moda francese di tutta risposta hanno accolto con favore “un testo ambizioso”, esortando i senatori a “non cedere all’infernale lobbismo” di Shein che cerca di sabotare il testo – secondo una lettera inviata all’Afp martedì, firmata anche dal deputato europeo Raphaël Glucksmann, dal senatore Yannick Jadot e dal segretario nazionale di Les Écologistes Marine Tondelier.
Se la legge entrerà in vigore dovrà comunque rispettare obblighi significativi, come la sensibilizzazione dei consumatori sull’impatto ambientale dei loro capi d’abbigliamento. Non c’è dubbio allo stesso tempo che Shein dovrà pagare gli “eco-contributi” rafforzati dalla legge, basati su un principio di bonus-penalità legato ai criteri di sostenibilità delle aziende, con una sanzione che raggiungerà almeno i 10 euro a capo nel 2030, ma la tassa non potrà superare il 50% del prezzo al dettaglio dell’articolo. Inoltre, il divieto assoluto di pubblicizzare la moda ultra-veloce è stato ripristinato dopo essere stato rimosso in commissione, con una sezione sulle sanzioni dedicata agli influencer che intendono promuoverla, anche se la costituzionalità di queste misure è tuttavia discutibile. Infine, il Senato ha anche approvato un provvedimento inaspettato: l’introduzione di una tassa sui piccoli pacchi consegnati da aziende con sede al di fuori dell’Unione Europea, che va dai 2 ai 4 euro. Si tratta di un modo per ampliare il campo di applicazione prendendo di mira un altro colosso asiatico dell’e-commerce, Temu.
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