Il dibattito sul piano di Trump è un’altra macabra presa in giro

Dicembre 12, 2025 - 09:30
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Il dibattito sul piano di Trump è un’altra macabra presa in giro

Tutto il dibattito sul cosiddetto piano di pace trumpiano e le «concessioni territoriali» richieste all’Ucraina somiglia molto a una grande presa in giro, che contribuisce al consueto rovesciamento della realtà e delle responsabilità, come se fossero gli ucraini a fare i difficili, a non voler cedere questo o quel misero pezzetto di terra in cambio della pace. Rovesciamento che è il cuore della narrazione putiniana, ripetuta ogni giorno in Italia da politici e giornalisti di cui dovremmo vergognarci, tutti quanti noialtri, non essendo evidentemente capaci di farlo loro (e pure quelli che li applaudono, che li invitano nei loro programmi e che continuano a trattarli come autorevoli pensatori). Tralascio il dettaglio che su quei pezzi di terra vivono migliaia di persone che da un giorno all’altro dovrebbero scegliere se lasciare le loro case e diventare profughi o acconciarsi a vivere sotto l’occupazione, con tutto quello che comporta, a cominciare dalle camere di tortura, perché non è nemmeno questo il punto decisivo. Il punto decisivo è che la richiesta russa, sposata dall’amministrazione Trump, è sempre quel famoso pezzo di Donbas che Vladimir Putin non è ancora riuscito a conquistare, e non dal 2022, ma dal 2014. E la ragione per cui non c’è riuscito è perché lì si trova la famosa cintura di fortificazioni che di fatto difende Kyjiv e l’intero paese. Dunque, per tradurre la discussione in termini più comprensibili, dovremmo dire che la proposta di pace russa è questa: noi smettiamo di assediarvi e tentare di entrare dentro casa vostra, a condizione che da domani voi lasciate la porta aperta, anzi la porta la dovete proprio togliere dai cardini, in cambio della nostra parola di gentiluomini che non ne approfitteremo in alcun modo. Se a questo aggiungiamo pure le richieste sul ridimensionamento dell’esercito e degli armamenti ucraini, il gioco dovrebbe essere piuttosto chiaro a chiunque non sia completamente scemo.

La verità è insomma, non sorprendentemente, l’esatto contrario di quello che ci raccontano ogni giorno giornali e talk show infestati da tanti solerti capitori-di-Putin (come li chiamano in Germania): è proprio perché vogliono la pace che gli ucraini non possono accettare simili condizioni, imposte dai russi con il chiarissimo intento di continuare la guerra (o riprenderla subito dopo una breve pausa, utile a riorganizzare le truppe in attesa che Kyjiv faccia la cortesia di rimuovere ogni ostacolo sulla loro strada). Questo è il magnifico piano di Trump, di cui l’Ucraina sta faticosamente tentando di cambiare i termini, con il decisivo sostegno dei leader europei della coalizione dei volenterosi. Mentre Meloni, nell’incontro dell’altro ieri a Palazzo Chigi, sembrava più impegnata a cercare di convincere Zelensky ad accettarlo più o meno così com’era. A conferma di quanto si diceva qui ieri, ma anche una settimana, un mese, un anno fa (e nel pezzo precedente di questa stessa newsletter).

Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.

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