Il mondo è in preda a un delirio febbrile, proprio come me

Questa newsletter esce oggi in forma ridotta, non per uno sciopero delle maestranze, ma per ragioni di salute, fisica e mentale, del titolare. Contagiato dall’ennesima influenza presa da mia figlia all’asilo nido – l’unico aspetto che tende a farmi rivalutare l’idea di vivere in un bosco – devo avere infatti cominciato a delirare durante la lettura dei giornali, confondendo la realtà con gli incubi più sfrenati.
Ricapitolando: l’improbabile immobiliarista incaricato da Donald Trump di risolvere tutte le guerre del mondo, dal Medio Oriente all’Ucraina, Steve Witkoff, si fa rifilare come una proposta di mediazione un testo che contiene semplicemente tutte le più estreme e provocatorie richieste russe.
In pratica, l’Ucraina dovrebbe cedere pure territori che Mosca non è riuscita a conquistare, e pure ridimensionare esercito e armamenti, in modo che i russi possano riprendere con comodo l’invasione quando ne abbiano voglia. Il testo è talmente ridicolo che un gruppo di parlamentari repubblicani ieri ha dichiarato davanti alle telecamere che il segretario di Stato, Marco Rubio, ha detto loro che non è affatto il piano americano, ma semplicemente la lista dei desideri russa (e su questo non ci piove).
Ma non si fa in tempo a domandarsi allora di cosa diavolo abbiano discusso tutti quanti in questi giorni, quale fosse la ragione dell’ultimatum di Trump a Zelensky, dell’accorato discorso di Zelensky al suo popolo, che lo stesso Rubio smentiva i parlamentari, confermando quindi l’assurdo piano russo.
Quanto al fatto che il piano sia stato letteralmente scritto in russo, prima di essere (mal) tradotto in inglese, diversi analisti lo hanno dimostrato, sottolineando la quantità di termini ed espressioni che nessun madrelingua inglese utilizzerebbe in quel modo. È forse l’aspetto più grottesco della vicenda, ma anche il più illuminante.
Partiamo dall’ovvio: i russi possiedono personale in grado di scrivere in un corretto inglese, e se anche non ce l’avessero non avrebbero che da chiedere a Jeffrey Sachs. È evidente che tutto questo delirio, se non è il frutto della mia mente febbricitante, è una trappola nemmeno troppo sofisticata in cui l’intera amministrazione Trump è caduta con tutte le scarpe. Dimostrando un livello di incompetenza, ignoranza e idiozia, per non parlare delle infiltrazioni esterne e delle divisioni interne, le cui conseguenze è difficile calcolare.
Questo è un estratto di “La Linea” la newsletter de Linkiesta curata da Francesco Cundari per orientarsi nel gran guazzabuglio della politica e della vita, tutte le mattine – dal lunedì al venerdì – alle sette. Più o meno. Qui per iscriversi.
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