Il semplice gesto che può ridare velocità al tuo telefono Android

Chi non abbia cambiato smartphone in occasione delle feste, magari si è soffermato comunque a pensare se il suo attuale modello sia ancora in grado di soddisfarlo. Un telefono appesantito da mesi e mesi di utilizzo tende infatti a mostrare (micro) rallentamenti e la memoria interna pian piano si riduce.

In molte situazioni, liberare la cache di applicazioni e browser rappresenta un modo rapido per recuperare reattività senza ricorrere a misure drastiche.

La cache esiste per velocizzare l'apertura delle app e ridurre i tempi di caricamento dei contenuti. Con il passare del tempo però cresce e può contenere dati obsoleti o peggio ancora danneggiati.

Quando questa memoria temporanea si espande oltre il necessario, il sistema inizia a mostrare micro ritardi e aperture meno fluide.

Inoltre, in alcune app in particolare (per esempio quelle di streaming o messaggistica, come Spotify e Telegram), l'ammontare di spazio occupato dalla cache può diventare ingente, anche nell'ordine dei gigabyte, quindi eliminandola recuperereno anche spazio di archiviazione prezioso.

La cancellazione della cache non modifica i dati personali e non richiede procedure complesse. Si tratta di un intervento rapido che spesso restituisce una fluidità percepibile già dopo pochi minuti.

Il ripristino dei file temporanei avviene automaticamente durante l'uso, quindi il sistema non rimane privo delle risorse necessarie. L'operazione diventa utile soprattutto quando le ottimizzazioni introdotte da Android 16 non riescono a compensare mesi di accumulo.

Basta andare nella pagina di informazioni di un'app (per scegliere quale bisogna aprire le impostazioni Android e andare nella voce App), premere su "Spazio di archiviazione e cache" (i nomi potrebbero lievemente differire a seconda del produttore) e quindi su "Svuota cache".

Provate con le app che usate maggiormente e da più tempo, e vedrete che la loro cache sarà bella "cicciotta". E se questo intervento non bastasse, c'è anche da considerare la cache del browser (Chrome, Edge, Firefox, ecc.), o addirittura quella del sistema operativo stesso. Ma qui ci stiamo addentrando in un campo più complesso, per il quale abbiamo già realizzato una guida apposita.

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