La Lega contro il velo islamico nelle scuole, per la Sardone “con questo caldo è come avere un sacco della spazzatura addosso”

“Parlo come Silvia Sardone: per me tutti i tipi di velo islamico sono simbolo di sottomissione, perché io non credo che una donna libera abbia la voglia, con la temperatura che abbiamo in questi giorni, di andare in giro con un sacco dell’immondizia addosso”. Parole forti, dette a titolo personale dall’eurodeputata e vicesegretaria della Lega, Silvia Sardone, che però catalizzano l’attenzione durante la presentazione alla Camera di una risoluzione che impegna il governo ad azioni contro “l’islamizzazione” delle scuole. La presentazione è avvenuta nella giornata di ieri, giovedì 3 luglio.
La Lega va dunque giù dura contro l’uso del velo islamico nelle scuole e Rossano Sasso, definisce il divieto del velo nelle scuole “una posizione di buon senso” perchè, spiega insieme a Sardone, “il velo è il simbolo della sottomissione della donna”. La risoluzione in sostanza chiede che per i progetti sull’Islam “venga acquisita preliminarmente l’autorizzazione delle famiglie”.
Secondo Sardone il divieto serve anche perchè alle bimbe il velo “viene evidentemente imposto”. Nella risoluzione contro l’islamizzazione, oggetto della conferenza stampa della Lega, si chiede al governo di “intraprendere azioni affinché iniziative proposte in tal senso dalle scuole non diventino occasione per propagandare ideologie in contrasto con il nostro ordinamento e per assicurare che tutte le attività proposte nelle scuole del Paese rispondano a criteri di oggettività e trasparenza”.
“Spesso quando si parla di velo islamico nelle scuole viene associata la parola libertà, viene detto – aggiunge Sardone – che è una scelta libera e consapevole. Allora io mi chiedo come possa essere una scelta libera e consapevole da parte di una bambina di 5 o 6 anni portare il velo?”. “Il velo islamico – rincara Sardone – non è un simbolo di libertà ma di sottomissione”.
Il rischio è quindi, per la Lega, che l’islamizzazione parta dalle scuole e poi arrivi all’intero Paese. Sull’esempio di quanto è successo in Francia, ricorda Sasso, o a Londra dove “in certi quartieri ci sono i tribunali della Sharia”.
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