Le elezioni europee del 2029 possono aprire la stagione costituente che l’Ue rinvia da anni

Dicembre 6, 2025 - 20:30
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Le elezioni europee del 2029 possono aprire la stagione costituente che l’Ue rinvia da anni

Le undicesime elezioni europee avranno luogo probabilmente dal 7 al 10 giugno 2029 e potrebbero coinvolgere ventinove Stati membri se si avverassero le previsioni che circolano nei palazzi delle istituzioni europee e in quelli di Tirana e di Podgorica secondo cui l’Albania e il Montenegro (che ha adottato l’euro già nel 2002 con un’autonoma decisione al di fuori e contro i trattati come ha fatto anche il Kosovo) potrebbero diventare per merito membri dell’Unione europea prima di quelle elezioni, con un’accelerazione azzardata in una procedura che esige tutte le ratifiche nazionali per via parlamentare o per via referendaria nell’Unione e nei paesi candidati. Ancora una volta le elezioni europee non avverranno lo stesso giorno nel rispetto delle tradizioni nazionali di paesi dove si vota il giovedì, il sabato e la domenica.

Sarebbe invece opportuno che il Consiglio dell’Unione dia finalmente seguito alle richieste formulate dal Parlamento europeo nelle relazioni Sandro Gozi e Domènec Ruiz Devesa di introdurre liste transnazionali a cui associare candidature all’elezione del Presidente o della Presidente della Commissione europea (Spitzenkandidat) ed estendere il diritto di voto in tutta l’Unione europea a chi avrà compiuto sedici anni il 31 maggio 2029, come avviene già in sei Stati europei.

Si potrebbe, con l’occasione, dare seguito all’idea – consentita dal Trattato di Lisbona – di un’unione personale fra le presidenze europee della Commissione e del Consiglio europeo per facilitare la visibilità e la coesione dell’Unione europea nel mondo e rafforzare la natura comunitaria del Presidente del Consiglio europeo, sottoponendolo allo scrutinio e al controllo del Parlamento europeo e applicando a questa presidenza unita il metodo adottato dal 2009 per l’Alto rappresentante della politica estera e della sicurezza, che presiede le riunioni dei ministri degli Esteri e della Difesa ed è vicepresidente della Commissione europea.

In questa logica, e secondo un’interpretazione innovativa ma corretta del Protocollo n. 4 sull’Eurogruppo, che riunisce solo gli Stati che hanno adottato la moneta unica, i ministri delle Finanze potrebbero decidere di nominare un loro presidente a tempo pieno alla scadenza dell’attuale mandato, che potrebbe così divenire il ministro del Tesoro dell’Unione europea e rappresentarla a pieno titolo nelle organizzazioni internazionali.

Le prospettive delle nuove adesioni, su cui si è concentrato il rapporto annuale della Commissione europea, hanno riaperto – pur nel silenzio assordante dell’esecutivo europeo che ha rinviato sine die il tema delle riforme interne – la tripla questione dell’approfondimento della revisione della governance europea, dell’allargamento ai paesi candidati e dell’accelerazione del processo di integrazione europea.

Nonostante gli accorati, inutili e sempre più flebili appelli di chi si illude ancora oggi che si possa formare nel Consiglio europeo una maggioranza assoluta di capi di Stato e di governo disponibile ad avviare la procedura di modifica dei trattati prevista dall’art. 48 TUE, convocando una terza convenzione a cui affidare il mandato di adottare per consenso delle raccomandazioni da sottoporre a una conferenza intergovernativa che decida all’unanimità, in attesa dell’unanimità delle ratifiche nazionali, è evidente che non si aprirà questa procedura prima della fine di questa decima legislatura.

Ci si dovrà invece battere, dentro e fuori dal Parlamento europeo, mobilitando le reti della società civile e i portatori di interessi europei per proteggere e garantire lo stato di diritto, che è una competenza esclusiva dell’Unione europea, per difendere le politiche necessarie al fine di garantire una convergenza ecologica giusta e sostenibile, per realizzare una transizione digitale fondata su regole democratiche e sugli investimenti necessari per assicurare la nostra autonomia strategica, per gettare le basi di una difesa dell’Europa come parte di una politica estera al servizio della pace, per attuare la coesione economica, sociale e territoriale, che comprende un’agricoltura al servizio della natura e lo sviluppo delle aree interne come condizione della competitività, per cambiare rotta verso una politica di inclusione dei migranti e dei richiedenti asilo, per concordare e dare seguito a partenariati strategici con il Mediterraneo e con l’Africa, per negoziare ed esigere un quadro finanziario quinquennale fondato su adeguate risorse proprie come strumento per garantire beni pubblici europei.

Noi proponiamo oggi che l’approfondimento della revisione della governance europea, l’allargamento ai paesi candidati e l’accelerazione dell’integrazione europea siano fondati su un obiettivo che chiameremo 40-Costituzione europea, perché quaranta sono i mesi che ci separano dall’avvio delle procedure di presentazione delle liste e dei programmi di chi deciderà di partecipare alle undicesime elezioni europee, e la costituzione europea deve essere lo scopo di questa campagna.

Quelle elezioni dovranno aprire formalmente un processo costituente, al cui centro dovrà essere collocato il nuovo Parlamento europeo eletto dalle cittadine e dai cittadini degli Stati membri, con l’obiettivo di discutere, in un dialogo permanente con i parlamenti nazionali e le organizzazioni rappresentative della società civile, elaborare e adottare una costituzione europea da sottoporre a un referendum di approvazione paneuropeo, con un metodo di entrata in vigore che superi il vincolo dell’unanimità.

Poiché il processo costituente deve essere adeguatamente preparato, noi proponiamo di utilizzare giorno dopo giorno questi quaranta mesi per un grande dibattito sul futuro dell’Europa in un nuovo ordine internazionale, coinvolgendo i poteri locali e regionali, le fondazioni dei partiti politici europei, il mondo del lavoro e della produzione, il mondo della cultura e dello sport, il mondo della comunicazione e dei media, le organizzazioni religiose e umaniste, i centri di ricerca e le università, i movimenti dei giovani, sapendo che dieci milioni saranno i nuovi elettori nel 2029, offrendo loro una piattaforma europea digitale aperta anche ai paesi candidati all’adesione, chiamandola #obiettivo 40-Costituzione europea.

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