L’Italia è il Paese membro dove si lavora meno: quasi 33 anni (contro gli oltre 37 dell’Ue)

Bruxelles – In Italia si lavora poco, meno che nel resto dell’Unione europea. L’età lavorativa è di ‘soli’ 32,8 anni, ed è la seconda più bassa dell’Ue, dopo quella bulgara (32,7 anni). Insomma, a giudicare dai dati forniti da Eurostat relativi al 2024, uomini e donne della Penisola appaiono quasi come ‘fannulloni’, specie se paragonati a sistemi di Paesi quali Svezia e Paesi Bassi, dove prima di potersi godere la pensione bisogna attendere 43 anni di lavoro o più (rispettivamente 43 e 43,8 anni).
Già, la pensione. Con dati così potrebbe venire quasi da sola la tentazione, per la politica nazionale, di innalzare ancora l’età pensionabile per avvicinarsi alle media europea, perché a dare un occhiata alle cifre dell’istituto di statistica europeo, in Italia si lavora quasi cinque anni in meno rispetto alla media (37,2 anni). Oltretutto è la stessa Commissione europea ad aver già suggerito di uscire più tardi dal mondo del lavoro anche per rispondere al problema dell’invecchiamento di popolazione.
In realtà una riforma delle pensioni generale e generalizzata è già entrata in vigore, poiché la durata dell’età lavorativa media è già aumentata. Nell’Ue, dal 2020 al 2024, si è passati da 35,6 anni a 37,2 anni, con aumenti continui e costanti ogni anno. Lo stesso vale anche per l’Italia, che resta certamente agli ultimi posti per ciclo di vita lavorativo, ma se nel 2024 questo durava 32,8 anni nel 2020 era ancora più breve (31,2). “Negli ultimi 10 anni – rileva ancora Eurostat – la durata media prevista della vita lavorativa nell’Ue è aumentata di 2,4 anni”. Insomma, il noto detto ‘vivere per lavorare’ è sempre più il nuovo motto dell’Unione europea.
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