Luca Sofri a Materia: “Il giornalismo è come un DJ: seleziona, aggrega, crea fiducia”

Luca Sofri, direttore e fondatore de Il Post, è stato ospite lunedì sera (24 novembre) a Materia Spazio Libero, intervistato dal giornalista Marco Tresca di VareseNews e introdotto dal direttore Marco Giovannelli. Una serata speciale, in cui si è parlato di giornalismo, musica e dei quindici anni de Il Post, quotidiano online nato nel 2010 e divenuto negli anni un punto di riferimento per l’informazione “spiegata bene”.
L’informazione fuori dalla bagarre
«Ci sono questioni complesse su cui si può discutere nel merito, senza schieramenti predefiniti», ha detto Sofri parlando dell’attualità, citando il recente caso della famiglia che viveva nei boschi, diventato in poche ore terreno di polemica nazionale: «Quel caso – ha spiegato – è un esempio raro e prezioso che ci ricorda come esistano temi su cui si può ragionare senza buttarla subito “in vacca” e dividersi in tifoserie. È buffo che Salvini si sia messo a difendere dei fricchettoni nel bosco, mentre opinionisti di sinistra come Serra o De Gregorio ne hanno criticato la scelta».
Un esempio che riassume bene il metodo del Post: affrontare i fatti nel loro merito, lasciando che siano le persone a farsi un’opinione. «Il nostro lavoro è quello di cercare di capire le cose e raccontarle nel modo più chiaro possibile. Poi ciascuno ci costruisce sopra le proprie idee. Ma partiamo dai fatti».
L’evoluzione del Post e il valore delle persone
Rispondendo a una domanda sull’evoluzione della testata, Sofri ha raccontato: «Non direi di essere orgoglioso, ma molto contento sì. La cosa migliore che è successa è che si sono unite al progetto persone straordinarie. Senza di loro, il Post non sarebbe mai diventato quello che è. Non è bastata l’idea iniziale: è stato decisivo il gruppo».
Ha scherzato sull’“eccesso di coerenza” interna del team, definendola quasi “nordcoreana”, ma ha sottolineato che questa sintonia è stata la forza che ha permesso di innovare e crescere. E ha ribadito: «Le idee contano, ma la qualità delle persone fa la differenza».

Playlist, musica e selezione: il lavoro del DJ
Nella seconda parte della serata, il dialogo si è spostato sul libro Playlist, uscito per Iperborea, aggiornamento di un volume pubblicato per la prima volta nel 2006. Una raccolta di 3.485 canzoni, scelte da Sofri, divise per artista e accompagnate da brevi testi personali, storici o critici. Un’opera imponente, costruita negli anni, che racconta anche il cambiamento del nostro modo di ascoltare la musica.
«Oggi le playlist sono il modo principale in cui ascoltiamo musica – ha spiegato – e chi le crea diventa fondamentale. Non è solo una questione tecnica: è una questione di fiducia. È il motivo per cui torniamo a sentire un DJ, a leggere un giornalista, a consultare una newsletter. Scegliamo le persone, non solo i contenuti».
E proprio il lavoro del DJ è per Sofri la metafora perfetta del giornalismo: «Il DJ seleziona, aggrega, costruisce fiducia. Il giornalista fa la stessa cosa con la realtà».
La musica come dipendenza felice
Luca Sofri ha anche raccontato il suo rapporto profondo e personale con la musica, che definisce una sorta di “dipendenza emotiva”. Ha parlato del piacere di collezionare 45 giri, della difficoltà di scegliere la canzone “più bella di sempre” – anche se “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli è tra le sue preferite assolute – e di come i generi musicali, oggi, siano categorie sempre più sfumate e meno rigide: «I generi servono per mettere ordine, ma sono sempre una forzatura. È così anche nella musica, come in tanti altri ambiti».

Una serata da “gemma”, tra parole e note
La serata si è chiusa con un momento giocoso, una sorta di playlist condivisa con il pubblico e con la redazione di VareseNews: da Un giorno migliore dei Lunapop a Born to Run di Bruce Springsteen, passando per Elio e le Storie Tese e i National, Sofri ha commentato brani e gusti con ironia e affetto.
Infine, per chi ha acquistato il libro, ha regalato un 45 giri dalla sua collezione personale, «per dare più senso alla cerimonia della firma», ha detto sorridendo.
L'articolo Da Prato a Pordenone vinse la rabbia del fare. Identità e futuro dei distretti industriali italiani sembra essere il primo su VareseNews.
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