Made in Italy contro l’ultra-fast fashion
Made in Italy contro l’ultra-fast fashion
Nuove strategie del tavolo della moda per tutelare qualità e consumatori
Il tavolo della moda riunisce istituzioni e rappresentanti del settore
Al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il senatore Adolfo Urso ha guidato un incontro cruciale con i rappresentanti delle associazioni di categoria, delle organizzazioni sindacali e dei principali enti pubblici e finanziari. All’incontro hanno partecipato anche la Conferenza delle Regioni, l’Anci, Invitalia, Ice, Abi, Sace, Simest e Cdp. Tutti i presenti hanno condiviso un obiettivo chiaro: contrastare l’ultra-fast fashion, fenomeno che mette a rischio la reputazione del Made in Italy, compromette i diritti dei consumatori e minaccia la sicurezza, la salute e la fiducia del pubblico. Il senatore Urso ha definito questa sfida una vera e propria invasione, accentuata dalle dinamiche del commercio globale e dalle tensioni tariffarie internazionali, *richiedendo risposte immediate, concrete e coordinate tra tutti gli attori coinvolti*.
Azioni economiche e regolamentazioni per tutelare i consumatori
Durante il tavolo, i partecipanti hanno elaborato strategie concrete per proteggere i diritti dei consumatori e rafforzare la qualità italiana. Tra le principali proposte figurano: l’introduzione di dazi sui pacchi di basso valore provenienti da Paesi extra-UE, emendamenti alla legge di bilancio per aumentare la tassazione temporanea, e l’adozione di regolamenti che obbligano i produttori a rispettare standard ambientali anche nel commercio elettronico internazionale. Queste iniziative intendono sostenere il mercato interno italiano e prevenire pratiche commerciali che potrebbero danneggiare profondamente il tessuto produttivo nazionale.
Legalità e tutela dei lavoratori come pilastri fondamentali
Il senatore Urso ha sottolineato l’importanza di una stretta collaborazione tra istituzioni e imprese per combattere il caporalato e il lavoro nero, fenomeni che mettono in pericolo i lavoratori e rischiano di compromettere la reputazione globale delle aziende italiane. Gli interventi previsti puntano a promuovere comportamenti etici e trasparenti lungo l’intera filiera produttiva, garantendo una crescita sostenibile, responsabile e duratura per l’intero settore moda italiano.
Incentivi per innovazione, sostenibilità e digitalizzazione delle filiere
Il tavolo ha confermato il rafforzamento di tutti gli strumenti a supporto delle filiere italiane. Il pacchetto include il Piano Transizione 5.0, i contratti e mini-contratti di sviluppo, il Fondo di Garanzia per le PMI e il credito d’imposta destinato a design e campionari, con risorse complessive che raggiungono 100 milioni di euro. Queste misure sostengono innovazione, digitalizzazione ed ecologia, consolidano le filiere nazionali e incentivano i processi di aggregazione aziendale, aumentando in modo significativo la competitività delle piccole e medie imprese italiane sui mercati internazionali.
Valorizzare il patrimonio culturale e creativo italiano
La sfida del Made in Italy non riguarda solo l’aspetto economico. Il settore moda, quindi, punta a riaffermare la centralità di qualità, sostenibilità e creatività, valori fondamentali che rappresentano un delicato equilibrio tra etica e stile. Difendere l’eccellenza italiana significa resistere alle mode fugaci, preservando un patrimonio unico fatto di storia, artigianato e prestigio, elementi che continuano a distinguere l’Italia nel mondo e a rafforzare il ruolo del Made in Italy a livello globale.
Una strategia lungimirante per il futuro della moda italiana
La sfida contro l’ultra-fast fashion richiede norme efficaci, incentivi mirati e una crescente consapevolezza dei consumatori. La capacità del Made in Italy di reinventarsi e puntare sui valori autentici determinerà il successo del settore. Solo mantenendo un forte impegno verso innovazione, sostenibilità e qualità, le aziende italiane riusciranno a proteggere il loro ruolo globale, contrastare la produzione veloce di massa e rafforzare contemporaneamente il prestigio internazionale delle imprese italiane.
A cura di Gabriele Marchioro
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